GAZZETTA
AN&O 11.
N. 8. 19 Febbrajo -1815.
DOMENICA
Si pubblica ogni domenica. — Nel corso dell’anno si
danno ai signori /Associati dodici pezzi di scelta musica
classica antica c moderna, destinati a comporre un volume
in i.° di centocinquanta pagine circa, il quale in
apposito elegante frontespizio figurato si intitolerà AnDI
MILANO
• La musique, par des inflexions vives, accentuées. cl,
• pour ainsi dire, parlantes, exprime toutes les pas»
sions, peint tous les tableaux, rend tous les objets,» soumet la nature entière à ses savantes imitations,» et porte ainsi jusqu’au coeur de l’Iiomme des sen»
timents propres à l’émouvoir. J.
J. Roussejv.
II prezzo dell’associazione alla Gazzetta calf^/nfologia
classica musicale è (liciteti. Ausi.!.. 12 per semestre,
ed eflctt. Aust. L.14 affrancala di porto lino ai confini della
Monarchia Austriaca; il doppio per l’associazione annuale.
— La spedizione dei pezzi di musica viene fatta
mensilmente c franca di porto ai diversi corrispondenti
dello Studio Ricordi, nel modo indicato nel Manifesto.
— Le associazioni si ricevono in Milano presso l’Ufficio
della Gazzella in casa Ricordi. coni nula degli Omenoni
N.° 1720; all’estero presso i principali negoziami
di musica c presso gli Uffici postali. — l,c lettere, i gruppi,
cc. vorranno essere mandali franchi di porlo.
SOMMA lilO.
I. Schizzi Biografici. Vincenzo Bellini e le sue Opere.
- II. Critica Melodrammatica. I Lombardi alla prima
Crociata. - III. Notizie Musicali Italiane. Milano,
Napoli, ecc. - IV. Notizie Musicali Straniere. Parigi.
SCHIZZI BIOGRAFICI
VINCENZO BELLINI
it I I SEE OPERE
il N. 4 e 6 di questa Gazzetta.
ebbene il fortunato riuscimento,del Pirata potesse animare Belconfidare
nelle proprie
forze per ridiscendere sunito..dopo nell’arringo teatrale, nulladimeno,
nutrendo dell’arte quel nobile
concetto che ogni anima dilicata deve portare,
lasciò che la sua mente si riposasse
per qualche tempo, onde potesse nuovamente
cimentarsi forte di tutta la suagagliardìa.
Dal carnevale del -1827, non si
riprodusse quindi che verso la metà di
febbraio del 1829.
Alcuni tra gli oppositori, i quali non Lisciavano
intentala veruna occasione per
giungere, potendo, ad impiccolirne il merito,
non tardarono a dedurre da ciò una
specie di prova per asserire e predicare
in mille luoghi la sterilità e tardità del
suo ingegno. Mentre più d‘ uno dei maestri
d’allora, non dissimili da alcuni altri
degiorni nostri, stimavano il concepimento
di uno spartito un lavoro di si lieve momento
da potersi immaginare e compire in
due o tre settimane, non dimostrava egli
certamente eguale fecondità impiegando
circa un anno a scriverne uno solo. Ma i
veri conoscenti dell’arte, coloro che sanno
che le grandi opere destinate a vincere i
danni del tempo sono figlie de’ lunghi studii,
delle veglie e delle fatiche, trovarono
all’incontro che grandissima lode si meritava
per aver saputo in ciò appunto discoprire
ed evitare una delle cagioni che
più sensibilmente hanno pregiudicata la!
musica italiana.
Certo, non crediamo di errare asserendo
che il poco studio e la leggerezza che molti
de’maestri han posto nel comporre le opere
loro sono la causa principale del deterioramento
dell’arte. Dacché quella sterminata
fantasia di Rossini diede la maggior prova I
della potenza dell’umano intelletto, creando
in otto giorni, o poco più, il Barbiere di
Siviglia, tutti pensarono d’aver il suo genio
e di poter fare altrettanto, e le nuove
opere in musica fluivano dalla testa dei
compositori come le strofe anacreontiche
dalle labbra d’un poeta estemporaneo. Ma
i prodigi non sono dati a lutti; e neppure
il genio può sempre operare prodigi; perciò
i parti dell’estemporaneità manifestavano
in più d’un luogo la immaturità della
concezione. Per tal modo chi aveva la capacità
di formar sempre lavori di prima
bellezza ne fece appena de’ mediocri: chi
avrebbe potuto farne de’ mediocri nc fece
de’ cattivi, e l’arte fu defraudata di una
quantità d’ingegno che avria potuto illustrarla
tenendo un contrario sistema.
L’arte della musica è non men delle
altre più indipendente dalla fantasia di
quanto si crede; e forse anche nella musica
con mediocre talento e con molto studio
si può creare qualche cosa che avvicini
ed imiti il genio senza possederlo.
Del resto, siccome la mente dell’uomo
è, per avviso del Vico, simile ad un terreno
che riposato dà frutti nella perfezione,
nella copia e nella grandezza maravigliosi,
e li dà pochi, sciapiti e piccoli
se troppo viene affaticato colla incessante
coltivazione; chi, invece di comporre
quattro spartiti in un anno, ne componesse
uno solo, concedendo alla propria im maginativa
quella tregua eli’ è necessaria a
rinvigorirla e fecondarla, in luogo di quattro
creazioni destinate a vivere una vita
effìmera ed a passare nell’obblio delle mediocrità,
ne produrrebbe una sola, ma che
durerebbe oltre la sua morte onorando l’arte
e l’autore. Solo che gli artisti, mancando
indegnamente a quella parte luminosa a cui
la natura li aveva sortiti, non vogliano soffocare
il nobile istinto della gloria per secondare
quello solo materiale delle ricchezze.
In questo, disse con molta verità
uno scrittore francese, sta la maggior piaga
dell’arte moderna: sì, il più gran male, dice
egli, sta in quegli artisti... qui ont commencé
par faire de leur talent l’instrument
de leur réputation, et qui finissent
par faire de leur réputation Vinstrument
de leur fortune: dans ces artistes qui se
sont élevés pour se faire connaître, et qui
ont redescendu pour se vendre,■ dans ces
artistes qui ont trouvé un moyen davancement
dans le trafic de leur génie et
Texploitation deux-mêmes; qui pour être
quelque chose en face de leurs contemporains.
s’annihilent aux yeux de la postérité:
qui troquent leur génie immortel
contre quelques jouissances terrestres, et
lui font bégayer les stupidités de lafoule;
qui tendent à cette foule une main avilie,
tandis qu’ils ’
s’incliner devant
tandis qu’ils la forcent de l’autre à
icliner devant eux’, qui pour l’or de
cette foule qu’ils méprisen t, en viennent
sans dégoût au mépris d’eux mêmes.
Fortunatamente Bellini non fu di costoro;
e benché da uont giudizioso non
trascurasse di mescere l’utile al dolce procacciando
di ricavare dalle sue fatiche quel
maggior premio che parevagli di meritare
in confronto degli altri che faticavano assai
meno, pure il desiderio del guadagno
non fu mai quello che vinse in lui l’amore
dell’arte, e le opere sue, qualunque ne
fosse il risultamelito, erano sempre le migliori
delle produzioni che tutte le sue facoltà
unite potevano creare. Da questo veniva
la bella conseguenza ch’egli era quasi
sicuro di ciò che operava; e gl’intraprenditori
teatrali, che non son mai di quelli
che veggono il meglio ed alpeggior s’appigliano,
preferivano di dare a lui senza
genio quasi il doppio di quanto retribuivano
ai genj, perché, dicevano, siamo sicuri
che Bellini farà un’opera che piacerà.
Ecco la superiorità dei veri poeti
sui versificatori estemporanei: ecco il vantaggio
che hanno lo studio e la coltura
sul semplice talento naturale. Di questo
talento naturale, noi ci attristiamo nel
dirlo, ne fu sprecato all’età in cui viviamo
più di quello che si pensa; ed ora
come possiamo, andiam ribattendo questo
chiodo acciocché intendendoci i presenti
ed i passati abbia, se fia possibile,
a conseguirne che il mal uso non si perpetui
in eterno. Pur troppo è vero che il
cuore sanguina a veder l’arte trattata come
un’industria, come un oggetto di speculazione,
come una mercanzia, come una
derrata: cotesto dolore vorremmo almeno
che all’Italia fosse risparmiato in avvenire.
Da Straniera fu la seconda delle opere
che levò in fama Bellini. La scrisse come
il Pirata per le grandi scene della Scala
sopra nuovo libretto di Romani tratto dal
conosciuto romanzo di Arlincourt, dopo
avere per alcun tempo dimorato a Genova
ov’crasi recato a porre su quel teatro Carlo-Felice
la Bianca e Fernando, il che avvenne
nella primavera del -1828. Aneli’essa
fu accolta con entusiasmo: melanconico e
quasi fantastico n’era il soggetto. Un amore,
pressoché ideale, prosegue il signor Beitrame,
vestito di tutto il mistero in cui
s’avvolge una bella ed infelice regina, fuggitiva
e senza conforto, coloriva tutto lo
stile di questo dramma di tale una tinta
di dolcezza e di tristezza, che ogni anima
I