grosso. Mi permetta il sig. maestro Rossi
di osservargli, che chiunque sia avido
di sapere, esamina tutto minutamente,
tanto il buono quanto il cattivo con tutta
la possibile scrupolosità, appunto per appagare
il proprio intelletto, nè può limitarsi
a leggere aWingrosso un libro di
scienza, di una scienza che sa essere complicata
in sè stessa, e che dichiara di
amare passionatamente. Seguitiamo. Ma
non vi trovando tanto che basti a far
parere mediocre uri libro di questo genere,
subito ne abbandonai la lettura.
Qui mi pare che il mio avversario dica
male del mio libro senza averlo letto, e
in prova di ciò, soggiunge tosto: non andò
guari che affatto mi dimenticai esistere
un Quadri al mondo. Possibile! Quadri
si veggon per le vie, quadri pei templi,
quadri nei palagi, quadri nei teatri, quadri
nelle taverne, ed il signor maestro
Rossi non può risovvenirsi di chi porta
un nome tanto universale? Forse che gli
manca quella facoltà dello spirito che in
logica suole chiamarsi associazion delle
idee, debole raccomandazione in verità
per dar fiducia di sè stesso nella critica
delle opere altrui.
Che direbbe, perbacco, il gran filosofo
Platone che sosteneva il scire nostrum est
reminisci, che direbbe quel grand’uomo
se a caso incontrasse il signor maestro
Rossi? Platone bandi dalla Stoa la musica,
ed i musicisti: questa circostanza darebbe
quasi a sospettare che i maestri di cappella
d’allora ragionassero tulli appunto come
il mio avversario. Ed infatti, seguitiamolo
nei suoi raziocinj.
L’intelletto del signor Rossi, dopo pochi
mesi riacquista la facoltà della memoria,
ed un articolo della Gazzetta Piemontese
gli fa risovvenire il nome del Quadri;
ma non potendo il Rossi stesso comprendere
come un libro da essolui tenuto per
cattivo potesse sembrar buono in parecchie
città d’Italia e d’oltramonle tanto ai dilettanti,
quanto ai professori, che risolve
di fare? Indovinate la conclusione (sono
sue identiche parole) e perciò il nome di
Quadri fu da me posto per la seconda
volta in obb/io. Tante grazie del complimento!
Infine, perseguitato il nominato maestro
Rossi dalla comparsa del N. 59 di questa
stessa Gazzetta Musicale con un articolo che
cita una lettera di approvazione del maestro
Rossini, ed un’analisi delle mie Lezioni
d’Armonia estesa dal valentissimo maestro
Picchi di Firenze, si determina a chiamare
a sé tutte le sue intellettuali facoltà, e spinto,
non più dall’amore dell’arte, non più dall’avidità
del sapere, ma bensì dal suo affetto
per la gioventù inesperta, promette
al pubblico una critica adeguala, annunziando
intanto senza riserve:
I. Che il mio libro è nn’opera superficiale,
disseminata di errori, e paralogismi,
pag. 223 della Gazzetta.
II. Che la lettera del Rossini a mio favore
è un semplice atto di cortesia.
III. Che l’analisi del Picchi (V. Rivista
di Firenze N. 13. -1842)ò un traviamento
di un chiaro ingegno.
Risponderò intanto in generale alla prima
accusa con dire che un’opera di cui
sono già state fatte tre edizioni in origi’
naie ed una traduzione all’estero, nel breve
n corso di nove anni, c che fu accolta con
l favore da tutti i musicisti, non può essere
1 tacciata di superficialità, e molto meno di
M errore; tutt’al più, volendo pur farne una
giusta critica bisogna prima impadronirsi
di tutte le idee dell’autore e non già leggere
all’ingrosso.
Risponderò poi alla seconda accusa con
avvertire che la lettera del massimo dei
maestri, Rossini, non si limita a ringraziarmi
pel dono del mio libro, ma dice
precisamente così: voglia gradire le mie
felicitazioni pel servigio sommo che lei
rende all’arte musicale, facilitandone con
tanto ingegno lo studio. (V. Riv. di Firenze
N. Ì3 anno 1842).
Senza farmi ad esaminare per quali ragioni
il signor Rossi abbia ommessa appunto
la migliore circostanza che onora il
mio libro, quanto a me dirò che mi credo
compensato abbastanza nel vedere che il
mio libro si adotta da per tutto, e, dovunque
io vada, dilettanti e maestri intervengono
con piacere a sentire le mie lezioni,
e mi compensano generosamente da
quindici anni a questa parte, gli uni perchè
veggono facilitato uno studio che in
breve li rende più padroni della musica,
gli altri perchè trovano nel mio metodo
il modo di soddisfar meglio alle quistioni
dei loro allievi.
Finalmente risponderò alla terza accusa
facendo osservare che la relazione del Picchi
data nella Rivista di Firenze, lungi dall’essere
un traviamento mentale, è invece
tutta corroborala dalla forza del più severo
raziocinio, ed il valente estensore, buon
letterato, perito artista nel suono e nella
composizione, di cui dà saggi continui nella
sua patria, ha saputo anzi esporre con chiarezza
tutto intero il mio sistema benché
limitato a poche colonne di un giornale,
ed a maggiore sostegno della sua favorevole
opinione volle aggiungervi anche i
giudizj già stampali di altri maestri di rinomanza.
Quanto ho detto sinora serva a confutazione
della introduzione critica pubblicata
dal maestro Rossi di Torino contro la mia
opera (V. N. 32 di questa Gazz. pag. 224).
Con altri articoli poi mi farò debito di
ribattere lutto il resto, prendendo ad esaminare
proposizione per proposizione. Siamo
in Carnovale} bisogna divertirsi} d’altronde
vuole pure l’equità e la ragione
che chi si crede ingiustamente accusato,
debba e possa nei convenienti modi vigorosamente
difendersi.
Domenico Quadri
Projessore d’Armonia
Milano, dall’Albergo d’Europa il 30 genaio
4843.
CARTEGGIO.
Parigi... li... 1813.
Nel nostro mondo musicale in questi giorni si fa un
gran cianciare, (ben inteso a dritto c a rovescio, com’or
vedrete) d’un novello pianista-portento. Chi dice ch’egli
ahbia a gettar di sgabello Thalbcrg c Listz, chi vuole
all’opposto ch’ci sia ancora ben lontano dal poter emulare
l’ingegno meraviglioso di que’ due semidei del cliiaviccmbalo.
Intendo parlare del sig. Drcyschok, nome clic
riuscirà un po’ duro a profferirsi a voi altri italiani, c clic
se è vera la teoria di Byron, pregiudicherà alla pronta
diffusione della celebrità dell’artista. Il sig. Drcyschok
dunque suonò alcuni giorni fa in una serata musicale
data da Erard, il famoso fabbricatore di pianoforti, nelle
sue Sale, c produsse una vivissima sensazione, lino dei
nostri giornaletti dice del sig. Drcyschok nè più nè meno
che queste parole, le quali quanto potranno piacere a
lettori della milanese vostra Gazzella in verità non so.
«M. Drcyschok (e perdonate se insistito a ripetervi
questo nome: lo foj perchè riusciatc a tenerlo a memoria)
M. Drcyschok est un pianistc pur, elegant, corrcct,
qui posséde enfin toutes les solides qualités d’un
tuosc transrehnal «. (Fin qui, come ben vedete,.
c’è quanto basta a potere porlo neppur in lista coi due t
grandi pianisti testò nominati, chè di suonatori di chia- «vicembalo puri, eleganti c corretti ve n’ha delle doz- *
zinc per ogni meno oscura capitale; quanti poi ve
siano nella vostra Milano io nè so nè vi chiedo. Ma t
continua il giornaletto:) «pour le savoir-faire et la Science
du monde M. Drcyschok, parait avoir soigncuscmcnt ctudié
Ics coutumcs ilaliennes. A peinc arrivò, M. Drevschok
s’csl dcja fait des nombreux amis dans la presse
et a su faire prflncr ses ouvrages et son talent avee uno
habilete uitramontainc.» Clic i vostri artisti italiani
siano bravi c destri a saper patrocinare la loro virtù con
tutte le malizinole di professione, clic pur talvolta sanno
un pochino di ciarlataneria, nulla di più vcroj ma in
questo proposito noi francesi dobbiamo andar un po’ più
cauli nell’accusare le altre nazioni per la semplice ragione
che queste, non foss’altro, potrebbero ribatterci
coll’accusa clic la professione dei cosi detti claqueur»
è tutta di natura c d’invenzione parigina.
Or passiamo a qualche cosa di più serio. La scorsa
domenica si tenne la prima seduta della Società dei
concerti del nostro R. Conservatorio. Il programma di
questa mattinata musicale non fu osservalo alla lettera.
Erasi promessa una grande scena di Ramcau
che poi non potè eseguirsi; e forse fu una carità usata
a coloro tra nostri dilettanti che hanno la virtù di
addormentarsi all’udire le musiche classiche, massimamente
quelle della scuola francese. La musica di
Ramcau, con buona pace de’ veneratori della sua profonda
sapienza armonica, non ha il privilegio di tener
svegliati tutti indistintamente i suoi uditori... In vece
adunque della grande scena di Ramcau, avemmo una
sinfonia di Mcndclssohn. Ma neppur questa è musica
del genere elettrizzante; chè anzi l’ispirazione vi è sparsa
a dosi così jinfìnitcsimc c inviluppata in tanta scienza
che davvero fu un miracolo se la maggior parte dell’uditorio
non si scnlf tentato per lo meno a sbadigliare.
Non dirò lo stesso dei due stupendi monelli di Mozart
c della ammirabile Sinfonia in si òemotdi Becthovvenl
Oh chi non capisce le sublimi bellezze di questa
musica tutta sentimento c profonda convinzione artistica,
rinunzii per sempre ai veri piaceri dell’animo c dello
spirito, c si accontenti di entusiasmarsi all’udire i trilli
di certe arie di bravura e al vedere piroueltes delle ballerine
acrobatiche.
Ronconi continua a far le delizie de’ più scelti nostri
crocchi musicali. Egli, direbbe taluno de’ vostri giornaletti
teatrali, si cinge le tempia di sempre più verdi c
gloriose corono «. La Quolidienne ci assicurava giorni
fa, che Ronconi, il baritono per eccellenza c la quislione
del diritto di visita, sono i due discorsi favoriti della
nostra società alla c media! E voi avete il coraggio di
lamentarvi perchè d’alcun tempo in: qua è una mortai
noia non udire parlar d’altro nelle conversazioni di
Milano fuorché delle sublimi pose c delle poetiche carole
di Maria Taglioni, c dei vezzosi scambietti di
madamigella Ccrrito, la geniale Tersicore di quattro
lustri appena compiti?
Leggo ne’ vostri fogli teatrali clic la Reyne de Chipre
d’Halovy non è piaciuta nicnt’affalto a Firenze, c che i
discendenti di Dante c di Macchiavelli hanno trovate
troppo serie c meditate le ispirazioni del dotto autore
della Juive. Noi parigini speriamo ch’egli quanto prima
si consolerà della sconfitta campale toccala alla Pergola,
col nuovo trionfo che si prepara al Grand,’Opira al suo
Charles VI.
Un giovine rinomatissimo violinista italiano, Camillo
Sivori, si è ultimamente prodotto ad una splendida accademia
data sere fa all’Jlólel Itenà’.ct. Dopo quelli
largheggiati alla gola di Ronconi i primi onori furono
compartiti all’archetto del bravo artista genovese, il
quale pare destinato a raccogliere almeno in parte il
retaggio della gloria di Paganini. Tornerò a darvi contezza
in altra mia di questo valoroso Italiano. Tra gli
illustri invitali a questa magnifica serata filarmonica si
notò una potenza ministeriale scaduta, il sig. De I’cyronnet.
Dicono ch’ci siasi moltissimo divertito ad udire
l’aria della Calunnia cantala egregiamente da Ronconi.
Solo che quando fummo al colpo di cannone,
trovò che quella era una plaisanlerie de mauvais gout,
c contraria alla buona estetica musicale!
Il vostro G. C.
1T0TISIS MSLOmmTICHE
IzE PABT S9SJ DUBLE
ngiérn>coniiqiie en 3 actes, I
giurale di Sciti!»», inusisa tEi Acni:», t
E questo il titolo della nuova Opera data a Parigi al g
Teatro reale àeìl Opéra-comique. e
Eccone il giudizio della Gazzella musicale di Parigi.»