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P l’opera Italiana a Vienna, gli inspirò un ’1 | po’di coraggio assicurandolo che ei punto j i non difettava di ispirazione, e consigliali- i j dolo a trasferirsi in Italia per acquistare i. maggior morbidezza al suo stile, maggior (i flessibilità alle sue forme, e per imparare j gli artifizi del canto dei quali era egli allora al tutto mancante. Il sig. Meyerbeer j fu abbastanza giudizioso da voler seguire j questo consiglio. Dapprima ei si recò a j Parigi nel 4&J5, ove parve che per un: momento lo signoreggiasse l’idea di atten-; dere alla composizione di una grande opera j teorica, destinala ad empire un importante; vuoto nella letteratura musicale. Senon-! cliè, spinto dal genio dell’invenzione, la- j sciò da un canto il suo progetto, e varcò le Alpi, per recarsi a scaldare la germa-! nica sua natura a’raggi del sole d’Auso- j nia. Correva il tempo in cui Rossini vedeva trionfare la sua prima maniera; nel mondo musicale non era voce che del Tancredi. Fu questo il primo spartito italiano che udisse Meyerbeer e ne andò rapito all’enluntelletto una poe principio da quefase nella artistica siasmo, e fu per il tonte rivelazione. Ebbe sto istante una nuova esistenza di lui; dimentica l’abbate Vogler, i suoi inni ecclesiastici, i suoi salmi, la sua grettezza tedesca, e con tutta l’anima si dà al genere italiano. Non è però da credere, com’ebbero a dire diversi biografi, che il giovane compositore, allora al tutto ignoto in Italia, trovasse al suo esordire, degli impresari docili e affabili, dei cantanti ossequiosi, un pubblico bramoso di nuove emozioni e insomma una strada sparsa di fiori; tutt’alconlrario; e buon per lui che trova vasi avere lo scrigno bene fornito! Ecco su tal proposito un aneddoto che leggiamo in quella medesima Gazzetta di Lipsia che non aveva ancora dimenticato il piccolo suo prodigio berlinese, e compiacevasi di tener dietro con affettuoso sguardo a’ suoi passi. (Sarà continuato). I. R. TEATRO ALLA SCALA La sera di Santo Stefano era vivamente attesa da tutti i frequentatori del nostro teatro, desiderosi di riprendere l’antica abitudine dette visito c delle conversazioni, perchè, se vogliamo confessare la verità, nel nostro teatro regna il più delle volte un si grande cicaleggio da restarne maravigliati c turbati gli stranieri che assistono allo spettacolo. Però il silenzio si fé’ universale al preludio che dà principio alla Maria d’Inghilterra, opera del chiarissimo cav. Paeini. Dessa fu scritta a Palermo, dov’ebbe un successo di lutto splendore, c giornali, c lettere particolari qc trasmisero a noi le più liete novelle. La sera di Santo Stefano, il pubblico milanese non trovò le cose quali avvale imaginate. Analizziamo brevemente chi devesi accagionare del non lieto incontro di questo spartito. Prima di tutto ne sembra che un teatro troppo vasto non sia confacente ad un’opera scritta in più piccola sala: la musica da questo lato si è come la pittura: grandi masse, grandi proporzioni han d’uopo di vasti locali onde viemeglio spiccare, come in questi farebbero macra figura quadri di piccola dimensione. 11 maestro si attiene ad uno stile semplice, illeggiadrito da vaghissimi fiori, senza prendere a prestito i grandi colori dell’iride o le maestose ombre delle querce e de’monti: si attiene ad un genere di pezzi isolali, senza ricorrere al sussidio delle masse, perchè in pic!» colo luogo promuovono desse troppa confusione. E que2 sto fece il Paeini, o al teatro Carolino in Palermo otf tenne, il desiato effetto. Ma non si può forse, dirà tai bino, accrescere la forza dello strumentale, aumentare fi i cori? E questo fece il Paeini, ben prevedendo forse egli stesso clic ad un abito lavoralo ad una forma nessun giovamento arrecano le stirature o le aggiunte per aggrandirlo. Pur.tuttaviapotremmo asserire che l’opera è sparsa di peregrine bellezze e che al nostro gran teatro pur anco avrebbero potuto brillare (I). E perché non brillarono? Ecco la seconda delle cagioni clic ci proponemmo di svolgere. La parte di Maria fu scritta in origine per la Marini, robusto mezzo-soprano, dotata di tutta quell’energia di che abbisogna precipuamente il carattere di Alaria d’Inghilterra. Ora questa parte venne affidala alla giovine signora Molimi, vero soprano che appunto manca di forza nelle note dove può trionfare la Marini. La parte di Clotilde, scritta per la signora Clerici, vero soprano, artista che conta già molli anni di carriera teatrale, venne ora rappresentata dall’esordiente signora Pozzi, di cui anche pel timore di una prima recita, non potemmo giudicare favorevolmente. La parte di Ernesto, scritta pel baritono Superchi, pareva bene addirsi al Fcrlotti, ma la parte non era più la stessa, perchè il povero Fcrlotti, per comodo altrui, ha dovuto farla diventare una parte quasi dirci di basso profondo: ed egli era costretto ad un canto pesante c monotono, quando in origine, mantenuto ne’ suoni acuti, sarebbe apparso leggero c svariato. L’unico ch’era veramente a suo posto, era il tenore Ivanoff, quegli stesso per cui l’opera fu scritta in Palermo. Ivanoff solo poteva salvar l’opera, ma l’opera non poteva salvarsi con un solo individuo, il quale, fornito di una voce bellissima, di straordinaria estensione, manca poi di varie altre cose pur necessarie a colui che aspira a salire tra i primi nella bell’arte musicale. Una buona pronuncia soprattutto è duopo acquistare, ed insieme energia c verità. Immedesimandosi del personaggio che si rappresenta, l’energia non consiste in uno sforzo di voce, in un grido qualunque, ma la verità d’un’azionc viva deve mostrarsi espressa primieramente nella fisionomia dell’attore, ne- sguardi di lui deve leggersi la passione che lo domina, quindi nell’accento e nell’atteggiamento di tutta la persona. Pur troppo tali precetti, che pur nella sola natura hanno lor sede, sono seguiti da pochi, ma noi, poiché ne venne il destro, li accennammo a quelli che sono mossi da decisa volontà di progredire nell’arte. Avremmo a fare anche un’altra lieve rimostranza al signor Ivanoff ed è che uno de’pregi suoi grandi essendo quello di poter sì dolcemente cantare a mezza voce e, come suol dirsi, a fior di labbra, c potendo per tal modo passare con tanta facilità dal fortissimo al pianissimo, a noi sembra che più grande effetto egli ne trarrebbe ove con moderala gradazione passasse da un tuono all’altro. Quei salti, que’ passaggi così repentini urtano gli orecchi al bel canto esercitati e ne danno l’idea di due individui che cantino al tempo istesso. Questi sono nèi clic facilmente il signor Ivanoff potrebbe sbandire da sè, c noi siamo certi ch’egli vorrà apprezzare la sincerità delle nostre parole, come aggiungiamo ch’egli fu applaudito costantemente, e soprattutto alla sua aria, dove Io si volle rivedere al proscenio. Soltanto il pubblico non parve soddisfatto di una cabaletta di un duetto con soprano intromesso d’altro spartito. La Mollirii, allieva di questo I. R. Conservatorio di musica, in breve tempo di bella fama artistica si è rivestita, c se la parte che ora le venne affidata fosse stala più propria a’ suoi mezzi, noi l’avremmo salutata ancora più clamorosamente. Ciò non ostante la Moltini fu quella che, se non destò entusiasmo, non dispiacque mai nel complesso dell’opera; che anzi vi furono dei momenti in cui il pubblico la rimeritò con incessanti applausi. La Atoltini è dotata di una figura avvenente, simpatica, di bella voce di soprano; essa canta con molta grazia, con molta maestria, ed agisce sulla scena con nobiltà, con espressione, con verità. In altre opere meglio certamente potrà dimostrare la (1) Ciò sia dato più in riguardo del giudizio clic intorno al valore della Maria d’Inghilterra del maestro Paeini ebbe a proferire il pubblico Palermitano, anzi che in riguardo a ciucilo ben diverso dato recentemente dalla nostra gran piatea. Per conto nostro particolare aspettiamo ad accingerci ad un esame particolare di questo spartito allorachè lo avremo udito più volte da poter fare la necessaria distinzione tra i pregi e i difetti proprio inerenti alla musica, e quelli più o meno attribuibili alla esecuzione. La lì. sua valentia; ed in altre opere aspettiamo il Ferlolti, da noi già conosciuto per valoroso artista. La Gazzetta Musicate, di sole cose musicali appartenendo, non può prenderai cura dei balli eseguiti nella sera di Santo Stefano. E poi, che si potrebbe dire di un pasticcio di nuovo genere, salvo soltanto per la perizia del macchinista e dello scenografo? A questo proposito dobbiamo congratularci con l’Impresa, per Io sfarzo delle decorazioni, c perchè in detta sera tutto progredì con ordine mirabile sul palco scenico, c il pubblico applaudì vivamente ad un giuoco di lampadarj che in un baleno spegnevansi, quindi tornavano ad ardere. La signora Lucilla Gralm fu mima c danzante ad un tempo, ma la Gazzetta Musicale non può farne motto, perchè poco intelligente della mimica, nulla della danza. /•’. J. NOTIZIE MUSICALI DIVERSE — Milano. Nuove pubblicazioni - Col titolo - La gioja delle Madri - Il solerte maestro Truzzi pubblicò lestè presso Ricordi una raccolta di Suonatine, facili c digitale per pianoforte solo, a quattro mani e per pianoforte c flauto sopra motivi delle opere moderne rappresentate con brillante successo in Alitano, come la ino eziandio le delizie degli apprcndenti-pianisti, c tulli potranno rimanere soddisfatti. — Il violinista Razziai clic nelle città settentrionali (l’Europa va estendendo la sua faina, non dimentico de’suoi concittadini che tanto l’esaltarono, mandò qui a stampare una Fantasia per violino sulla Sonnambula, pezzo in ogni sua parte degno dell’egregio suo autore ed alla portata de’ concertisti di prima forza dotati di animo sensibile. — Le Melodie di Schubcrl fra noi più cognite per le trascrizioni pianistiche ili Liszt. Czernv, Heller, Dòhlcr, Woltf nella loro originalità per canto ed accompagnamento di pianoforte, ora diventeranno popolari presso i nostri cantanti mercè la traduzione di venlisei di esse falla da’signori Solerà, Vitali e Alciòni, c pubblicata dall’editore Ricordi in due raccolte. La seconda di queste contenente venti melodie fra cui il Pesciolino, il Desiderio, la Harcarolu, l’Ave Maria, la Campana degli agonizzanti, Picino a te, Elogio del pianto, il Cacciatore, ecc.. potrebbe esser opportuna pei regali del capo d’anno. Ciascuno sarà penetralo dall’intimo sentimento c dalla filosofia clic Sclmbcrt trasfuse in ogni suo pezzo, per non dire in ogni sua — Venezia. Le Milanollo prima clic la stagione di carnovale avesse principio si produssero due volte al gran teatro alla Fenice, due altre in S. Benedetto ed una sera alla Società Apollinea, eccitando un entusiasmo sempre crescente. F.a perizia si squisita, si matura in una sì tenera c giovinetta natura; la forza di sentimento in un animo sì vergine; effetti si giganteschi raggiunti con mezzi in apparenza si deboli vinsero Teresa mostrò somma espressione, elevatezza di sentimento, facilità, esattezza, perfetta intonazione; la minoro si fece ammirare pel brio, l’arditezza, la vivacità. Il torrente di Beriot eseguito miracolosamente da queste due angiolette negli ultimi concerti ebbe la palma. — Paooya. Una pomposa esecuzione ci fece gustare le bellezze del più recente parlo del maestro che sopru ogni altro come aquila si estolle. Lo Slabat Matcr attrasse nel nostro teatro un concorso numerosissimo di spettatori che applaudirono ad ogni brano. — Napoli. La Luisella, nuovo spartito del Cav. Pacini nel teatro Nuovo, ebbe un esito strepitosissimo: alla prima rappresentazione vi furono grandi ovazioni c ben anco pioggia di fiori. La Fidanzata Corsa, Maria d’Inghilterra e Medea hanno un’altra degna sorella di carattere gajo, vispo e scorrevole. — Tutti i nostri dilettanti e maestri di musica sono sorpresi della sorprendente valentia di Thalbcrg compositore il più universalmente ricercato da’ pianisti di oggidì, suonatore chiaro, terso, preciso, soave, imponente: egli riunisce in sè tutte le qualità che si richieggono per una riuscita brillante. Thalbcrg ha crealo una nuova vita al pianoforte, a questo slromcnto armonico per eccellenza c ohe nelle sue corde racchiude un’intiera orchestra. Due accademie finora ci diede ed in ambedue fu oggetto di onorifiche testimonianze dalla parte di cospicui personaggi, c di insistenti acclamazioni di un affollato uditorio che volle ripetuto il mirabile Studio in la minore. — Questa parte dell’Italia che già vanta un Alichelangclo russo ora c in grado di offrire all’ammirazione delle genti un’altra precocità per esecuzione istromcntale nella persona di Michelina lìcllotla, orfana, clic ha poco più di due lustri; essa venne salutata da vivi c replicali plausi al teatro dc’Fiorcntini, ove eseguì sul pianoforte delle difficili variazioni di Kalkbrcnner c di Ilcrz sopra motivi del Itoberto Devereux c de’ Puritani. Il chiarissimo Thalbcrg co’ suoi suffragi sembrò predire una gloria futura alla fanciulla. — Torino. Accademia filarmonica - Concerto del 17 dicembre. Quanto v’ha di più gentile c più elegante in Torino trovavasi assembrato nel magnifico salone della Società filarmonica per udire madamigella Matilde Branca di Milano, leggiadra ed esimia dilettante. Essa superò