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p due comi, due fogo!li, qualche rara volla i flauti, e H le trombe ed i timpani nel solo Anale, intitolato il i terremoto) si aggiunsero quasi sempre due clarinetti, ) due tromboni contralti, e continuamente in tutti i

  • pezzi i flauti: 2.° tra lazquarta e quinta parola, come

introduzione alla seconda parte, fu intercalato un adagio a soli stromcnti a fiato, clic nella edizione strumentale non esiste: 5.° finalmente in tutti indistintamente i pezzi vocali l’impiego generale degli stromcnti a fiato fu nella edizione di Lipsia modificato alquanto, sì per aver soppressi alcuni raddoppi trasportandoli al canto, sì per l’aggiunta di cose diverse, ed in ispccie di varie armonie a sostegno delle voci. In tale stato di cose spontaneo si presenta un quesito: - Dovendosi oggi eseguire l’oratorio vocale Le sette parole, ecc. dovrà adottarsi la pili moderna istrumcntazione notata nelle pagine della edizione di Lipsia, o tener dietro alle traccio della filarmonica di Firenze, facendo uso, cioè, della istrumcntazionc immaginala originalmente da Giuseppe quando compose l’opera sua per l’orchestra soltanto? - Varie sono le ragioni clic militano a favore si dell’uno che dell’altro sistema. Troverebbe giustificazione il secondo nel detto del succitato Carpani, il quale scrisse che a il maestro Michele, senza toccar nulla della musica islrumcnlalc, la fe’ diventare accompagnamento, ecc.» E certo la opinione di uno scrittore così coscienzioso ed istruito, quale è il critico e biografo milanese, che sappiamo avere attinti dalla bocca stessa di Giuseppe i più interessanti particolari della sua vita, deve ricscirc, ed è iu fatto, di sommo peso. Ma siccome d’altronde la edizione di Lipsia fu eseguita vivente l’autore e quasi sotto gli occhi di lui, senzachè mai ne facesse reclamo; siccome oltre di ciò fu onorata da manifesta approvazione per parte sua, come apparisce dalla sopralraseritta Prefazione, così non dubito di concludere che oggi, ritenuta la vecchia istrumcntazione ogni volta si voglia eseguire la composizione coi soli stromcnti, non sia lecito fare a meno nella esecuzione vocale di stare olla istrumcntatura che nella edizione di Lipsia è notata, senza contraffare non solo alla implicita ed argomentata intenzione dell’autore, ma alla volontà sua esplicita e manifesta; di fronte alla quale deve tacersi ogni qualunque diversa opinione di critico e biografo, abbenchò rispettabilissimo. Ciò, sembrami, basti per rapporto alla questione pratico-musicale: resta però a risolvere una questione musico-bibliografica. - Se Giuseppe non rcistrumcntò la sua composizione; se Michele nulla toccò della musica istrumentale, a chi devesi attribuire l’opera delle innovazioni di cui sopra è discorso? - Mi pare si debba rispondere sieno attribuibili a Michele, ad onta delle parole del Carpani: 1.° perché nella introduzione alla parte seconda di sopra rammentala è facilmente riconoscibile lo stile puro, severo, dotto, ma alquanto freddo di questo maestro: 2.° perchè senza offendere la coscienza del Carpani stesso, si può riguardare la sua espressione come una di quelle generiche frasi di cui si suole usare quando si racconta una cosa come in conversazione venne narrata, senza occuparsi ad investigarne criticamente i particolari. Oltre di che, a ben considerarla, la si può ritenere come usata in un senso lato clic non sia in contradizionc con la conseguenza’ cui sono sccso di sopra. In fatti ci non dice che da Michele non fosser toccate le parti •strumentali, ma che nulla fu toccato da lui della musica strumentale; il qual modo di dire risveglia al certo una idea molto più complessa e lata che l’altro; ed in questo senso si può bene intendere clic la musica strumentale delle sette parole ecc., ossia, non la scelta dei mezzi materiali di cui l’autore si servi per comunicare agli uditori i suoi concetti, ma l’insieme dei concetti stessi essenzialmente non venisse alterato, loslochc furono rispettate le parti integranti della strumentatura di quella composizione, voglio dire il quartetto degli stromcnti a corda, ed i lievi cambiamenti fatti subire alle parti degli stromcnti a fiato, che vi sono il più delle volte meri raddoppi o ripieni, sono diretti soltanto a far sì che meglio gli | stromcnti stessi cooperino con le voci all’cflctlo generale della composizione. Nonostante il fin qui detto, la quisliònc si presenta ) sempre disputabile; e siccome anche i particolari più lievi acquistano interesse allorché si tratta della istoria delle opere di taluno tra quegli esseri privilegiati che dieonsi genj, tra i quali per rapporto alla musica Giuseppe Ilaydn merita al certo uno dei primi luoghi, così è desiderabile che se vi ha chi intorno a questo soggetto sappia alcun che di più positivo e certo, a comodo di ognuno lo renda di pubblico diritto. L. F. Casamorata. I, Et. TEATRO ALLA CAHOBBIAHA ACCADEMIA DI ALFREDO JAELL I fanciulli-prodigj, al dire di uno scrittore francese, hanno detronizzato le sette meraviglie del mondo: ora è permesso obbliarc ove esse siano sparse nell’universo, per indagare la quantità e la qualità de’ ragazzi miracolosi appartenenti all’arte musicale che in ogni paese van producendosi. La imperante di questi fanciulli, in quanto ad esecuzione, per consentimento dell’intiera Europa si è la Teresa Milanollo, violinista sotto ogni riguardo magicamente perfetta. Nel comporre, con una mano di otto anni tien fermo un luminoso scettro il Benoni. Poi vengono i fenomeni di differente grandezza e fama sotto il nome di Sofia Bohrer, di Michclangiolo Russo, di Filtsch, di Maria Milanollo, dc’Vianesi, di Wilbak, di Rubinstein, di Fumagalli e questo ultimo lo possediamo nel nostro I. R. Conservatorio. All’istromcnto dell’epoca, al pianoforte, appartengono sei degli ora nominati, numero accresciuto dal triestino Jaell, che nella sera del 20 destò fra noi straordinario incontro; se un tale epiteto può esser lecito dopo esser stati per ben otto volle beali dalle Milanollo. II Jaell sorprende, diletta e bendi rado affatica l’attenzione degli uditori co’ penosi sforzi proprj di prematuri studj e di costituzioni meno sviluppate. Nascendo, oltre il bisogno di bere e mangiare, sembra altresì aver avuto la necessità di porsi al pianoforte, onde diventar grande tanto nella statura, quanto nell’esecuzione sul prediletto istromenlo. Suo padre, distinto suonatore di violino, ncll’offrirgli gli alimenti communicogli eziandio l’istruzione musicale. - Il piccolo Jaell, d’aspetto inspirato, possiede una natura ed una organizzazione eccezionali. Studia cinque o sci ore al giorno e giammai si stanca; il suo intelletto è sempre pronto, come le omiopatichc sue dita. E meraviglioso il modo con cui supplisce a ciò che non può arrivare la sua mano, in ispccic, allorquando incontra delle ottave ch’ei sorprendentemente rende fra l’arpeggio ed il salto. Eseguisce i pezzi più difficili di qualsiasi autore con iperbolica arditezza e con una espressione sentita ed energica veramente di molto superiore a’suoi due lustri. 11 tocco di lui, al par del suo carattere, è deciso e vibrato, qualche volta perfino sembra che troppo si compiaccia di aggravare la tastiera colla sua precoce forza. Lo Studio del trillo produsse un effetto singolare e si dovette ripeterlo. Chi vede ed ascolta il Jaell in questo pezzo, nel quale ben anco introdusse de’ salti e de’ capricciosi passi di maggior difficoltà di quelli segnati dall’istesso Dòhler, non può a meno di proclamarlo un diavoletto-pianista. A Liszt nella sua puerizia fu pure applicato un uguale titolo. Possa il Jaell, crescendo in età, continuare a mantenersi oggetto di ammirazione! BIBLIOGRAFIA AVE MARIA del maestro Jflntutnnici. A un’epoca in cui le varie fasi dell’arte musicale presero un andamento fra loro sì divergente, e vediamo, a cagion d’esempio, gli istrumcntisti eccessivamente far pompa di passi di bravura edi cantanti, tranne poche eccezioni, esser quasi inetti a rendere con facilità e finitezza un gruppetto, un mordente,un abbellimento qualunque, è della maggior necessità, a compenso di quanto si perdette da una parte e si esagerò dall’altra, seguire con tutta possa e col debito convincimento quel genere grave, espressivo, maestoso, soave, mistico ove il compositore a tutto suo agio e senza cssccondo solo brano magiscr assoggettato ai capricci del pubblico ed a quelli fi ancor peggiori de’cantanti da teatro, possa innalzai si «ad uno stile puro e profondo e mantenersi in un si- e sterna mclodiro-armonico -strumentale alieno da’ di- i felti oggidì tanto comuni nelle opere sceniche più accia- t male. Lo Slabat Matcr del colosso da Pesaro, è il tipo delBgcncrc di cui parliamo. Rossini indusse la voga della musica religiosa, come aveva già fatto colle Serate in quella per camera, e tosto con generale soddisfazione si osservarono i più valenti compositori ora in attività percorrere l’indicata via, avvantaggiando la loro fama e la loro arte. Per talmodo in breve spazio di tempo il mondo musicale potè ammirare le Sette parole di Mercadante, il Requiem di Pacini, il Miserare di Donizctli, la Messa di Mantlanici, eco, opere che non avrebbero veduto la luce senza il loro precursore, lo Stabat. L’ultimo fra gli or nominati maestri, clic in ogni suo lavoro sempre si mostrò degno d’appartenere alla più eletta scuoia d’Italia, la napolitana, che riportò applausi teatrali col Bontcmponc, la Maria degli Albizzi ed altri sparliti, venne lodato per piacevoli ariette, ducttini e quartettini vocali da camera, per varie raccolte di utili solfeggi, per un quartetto fugato ad istrumcnti d’arco, e per la suaccennata messa, reeentemcntc presso l’editore Ricordi pubblicò un Ave Maria per tre voci (soprano o tenore, mezzo soprano o baritono e basso) con coro a piacere e con accompagnamento d’organo. In questa pregevole composizione - andante affettuoso a 5/4 - il soprano da prima inluona un motivo pieno di grazia la cui seconda parte vien eseguita dal mezzo soprano e basso, quindi il soprano rientrando con un mi a pedale per cinque battute, la melodia prende maggiore sviluppo finché tutte, le voci col sostegno anche de’cori con bella graduazione sono spinte ad un fortissimo da cui con un risultato il più penetrante e fra scelti accordi, a poco a poco diminuendo,^si passa al pianissimo. Un di quattro battute ei schiude un altro straimcntc armonizzato e condotto sulle parole nobis peccatoribus. 11 pezzo va sempre più interessando mano mano progredisce, ed assai ben si compie. In esso l’anima) del cristiano ed il talento del contrappuntista son collegati in modo da lasciar indecisi a quale assegnare la palma. Ncll’/lue Maria di Mandanici predomina un sentimento tenero, il più proprio a rei dere la nobile semplicità del sacro lesto. Dalla disposizione, daH’altcrnativo grado di forza e dalla fusione delle tre parti principali e dalle entrate del coro ne risulta uno svarialo colorito mirabilmente adatto al saluto ed alla preghiera che i fedeli ora a sommessa, ora adfalta vocc*dirigono alla Madre d’iddio. Questa Ave Maria merita di esser conosciuta eziandio da coloro che già posseggono quelle di Slozart, Cherubini, Sehuberl, Basily, Florimo.....0 /. I. Il Fanciullo Benoni. Questi fogli parlarono non ha guari del fanciullo Benoni a Vienna, oriundo della Boemia, il quale nella tenerissima sua età mostra un precoce gran talento musicale. Ecco che cosa ne dice in sostanza una lettera inserita nella Gazzetta Musicale di Vienna del 14 corrente novembre N. 136 l’I. R. organista di Corte, sig. Simonc Scchtcr (uno de’ più csimj precettori di contrappunto ed improvvisatore di fughe). a Nulla vi dissi da tanto temilo sul piccolo Benoni, «ma ora, dopo undici mesi d’insegnamento, posso a accertarvi ch’egli, non toccando ancora l’anno noti no, è già signore d’una grande provincia del sali pere, possedendo ormai compiutamente le nozioni «ovvie della dottrina dell’armonia, e come se le avesse «imparate fino dalla sua nascila. Il suo amore per» la musica, non che l’affetto che porta a me suo «istitutore, è fervente, e spero che si farà pur onore «nella musicale composizione propriamente detta, che ii ormai abbiamo cominciata. Non crediate già essere u ciò una sfida, poiché non vorrei clic questo tenero ii fiore venisse guasto da una ruvida mano, come «suol succedere ne’ soliti esami, ove cercasi confanti dere a bella posta il candidato. Ma se volete di ii nuovo, come altre volte, essere presente ad una sua» lezione, spero che tornerete soddisfatto a casa. Vostro amico cct