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e cosi invece di conservarsi degli amici, ogni dì nuovi nemici si procurava. Ed appunto per una offesa ricevuta dal Peri, uno di quei musici suoi dipendenti non trovando altra via da prenderne vendetta, ebbe ricorso a Francesco Ruspoli poeta satirico dal quale ottenne quel sonetto in biasimo del Peri, die leggesi in una raccolta di simili composizioni del medesimo autore, di cui una copia in manoscritto se ne conserva in Firenze nella libreria Magliabechiana (Codice 572 della classe settima) corredata di un lungo commento di Andrea Cavalcanti, da dove abbiam ricavato le particolari notizie della vita privata del nostro illustre artista, le quali in parte già narrammo, ed in parte ci restano a dire. Ed abbencbò lo scritto del Cavalcanti più che altro tenda a rivelare il lato oscuro della vita del Peri, pure alcuna lode di lui vi si legge in quanto alla eccellenza a cui pervenne nella musica, ed in quanto al «come «egli seppe si bene governare i!. fatti suoi e portarsi avanti, aiutato dalla «propria virtù in parte, e dalla buona «fortuna, che avendosi acquistata qualche «sostanza, risolutosi,quando gli parve ora «di accasarsi, ebbe così buona fortuna, «che gli toccò una fanciulla de’ Fortini «per moglie, non solo mollo civile ed ono«revole, ma che divenuta erede della sua «casa trapiantò in quella del marito so44 stanze di qualche considerazione». Sei figli maschi nacquero da quel matrimonio, il maggiore dei quali fu uno dei più eccellenti discepoli di Galileo Galilei, cui per ischerzò solea chiamare il suo demonio, tanta si era la penetrazione e l’attitudine che egli spiegava nei più profondi sludii delle scienze matematiche, delle quali fu dipoi professore nell’Università di Pisa, ove moriva nella sua giovine età di trentacinque anni. Altri quattro figli nell’adolescenza perian consunti da etisia, e soltanto rimanea a tutta la famiglia superstite Alfonso Peri, che meglio per lui sarebbe statò il soggiacere come i fratelli ad una prematura morte. Era questo Alfonso riuscito valentissimo nell’arte musicale, che come il padre nobilmente professava: ma venuto in comodissimo stato come unico erede delle ricchezze di sua casa, attese più che altro darsi buon tempo, ed in seguito, divenuto consorte di una onoratissima fanciulla figlia di Lorenzo Lioni, dopo poco tempo aver dimoralo con lei, per cagioni che il nostro commentatore sdegna narrare, di propria mano a colpi di pugnale uccidevala, mentre ella trovavasi incinta. Incorso per sì enorme delitto nella pena capitale e nella confisca di tulli i suoi beni, egli scampava la vita rifuggendosi nelle vicine campagne, nè il tribunale si die’ mai cura di averio nelle mani per eseguir la sentenza per il solo oggetto di non arrecar danno al Fisco, che alla morte di quel disgraziato venia a perder la rendita di un grosso podere che la famiglia Peri tenea a livello dall’Ospitale degli ìnnocènti, ed a cui, per estinzion di linea, ricadeva. Frattanto il delinquente miseramente peregrinando trovò rifugio in Roma, e laceralo da continui rimorsi ivi diedesi a condur vita eremiticae di penitenza, albergando nel Colosseo in una cappelletta, trovandosi tuttora vivente quando il Cavalcante scriveva il commento da cui abbiamo. estratto tutte queste notizie. Cosi tragica fine ebbe la famiglia del— l’inventor della musica della tragedia lirica! Luigi Picchiatiti. CARTEGGIO Parigi, li 9 Novembre 1845 Alcuni giorni fa io vi scriveva clic la musica era in istato di riposo, cd ora invece delibo dirvi clic la musica s’agita, si rimescola, risuona da tutte le parli, e presenta tutti i momenti delle novità, se non nuove esattamente e nel senso più malizioso della parola, almeno abbastanza interessanti. Uditele dunque con raccoglimento, e poi fatene quell’uso clic più vi piace. Il mondo parigino musicale s’occupa assai vivamente della prossima apparizione del Don Sebastiano di Donizetli, le cui prove sono pressoché terminate. Pel giorno 10 di novembre probabilmente, l’ansietà degli ammiratori di questo magnifico ingegno italiano, sarà soddisfatta. Si citano già varii pezzi, ai quali, s1 pronostica colla più sentila asseveranza un immenso successo, si parla di innovazioni istrumcnloli introdotte dal grande compositore, c;clic produrranno degli effetti nuovi ed originali, si vociferano insommo le profezie più favorevoli c clic saranno, ne siamo convinti, sicuramente realizzate. Donizclti ha messo tutto l’impegno nella confezione di questo spartito c quando, quest’uomo vi mette della buona volontà, si può giurare clic ne uscirà un capolavoro. Nell’aspettazione intanto di questa importante novità, la Grand-Opéra, si ò ristretta per ora nel campo delle riproduzioni, c continua a riempire gli affissi coi nomi formanti l’elenco del suo repertorio. Il pubblico ciò nonostante, concorre abbastanza numeroso a queste rappresentazion1 in cui campeggiano sempre la Stoltz, Dupré c Barroihlct1/ instancabile Opéra-comìquc, che fa succedere nuovi spartiti ad opere nuove può da alcuni giorni contare un altro e splendido successo. Mina, oh le menage il trois è il titolo del fortunato lavoro, che attira la folla a questo teatro. Il libretto è del signor Planard, la musica del signor Thomas. L’intreccio di questa piccante commedia non manca, se volete, d’incongrucnze, ma questo difetto é ben compensato dallo spiritoj dal brio della poesia, c dalla abbondanza di posizioni piene d’effetto. V’assicuro che é uno dei libretti più spiritosi che sicno apparsi da molli anni, e che se la letteratura melodrammatica facesse sempre pompa di tanti pregi, essa, invece d’esserne la schiava, si’ acquisterebbe ben presto il diritto di divenire la compagna a parli eguali della gelosa sua sorella, la musica. Non domandatemi se vi sia grande novità nello idee cromatiche del signor Thomas; questa qualità è divenuta oggimai tanto rara che l’esigerla da un maestro diventa quasi un’ingiustizia, àia se. la freschezza non c la dote eminente delle idee musicali del signor Thomas, voi trovate però in lui un abile talento nell’uso degli islromcnti c delle voci, uno stile scorrevole c pieno di gusto, un ingegnoso artificio nella forma dei pezzi, insomma un incontrastabile valore d’artista. L’esecuzione di questo grazioso spartito merita tulli gli elogi; le signore Darcier, Mclottc, e. lìoulanger ed i signori àlockcr, Roger c Morcau-Sainti, formano un assieme realmente rimarchevole. Tutto dunque concorre a completare cd a rendere durevole il trionfo ottenuto da Mina. Dopo l’ultime notizie che v’ho date sul teatro Italiano, gli avvenimenti si sono accumulati, cd offrirebbero campo ad una prolungazione indefinita eli questa lettera. Io però sarò breve, ma senza ommcltcrc nessuna particolarità che possa riuscire importante. La Norma servì di debuto alla Crisi ed a Corchi. La prima fu ricevuta con un vero entusiasmo, cd il secondo con sufficiente aggradimento. La Grisi nella parte, di antica sacerdotessa delle Gallic, si è già acquistata una rinomanza troppo grande, perché faccia bisogno di discendere ad un’analisi sul suo modo di agire e cantare questa magnifica creazione’ di Bellini; basti dunque il dire che essa vi è sublime. Alcuni giornali di qui, cd alcune creature clic hanno forse una grande simpatia per Corclli, non trovarono nessun mezzo migliore per giustificare la freddezza conservata dal pubblico di fronte agli slanci vocali di questo artista, che di esclamare clic la parte di Politone é ingrata, ed una delle più meschine fra quelle ideate da Bellini, àia voi che avrete udito Corclli alla Scala, che conoscerete quindi la tenuità de’suoi mezzi, I! capirete facilmente che la parzialità giuoca qui la | sua commedia, c che si volle assolvere l’impotenza tgSg j del tenore a spese d’un maestro, che non può più protestare contro la stranezza di tali asserzioni. La Wt.

parte di Politone era dunque tanto mediocre quando ’gf

i era sostenuta da Donzelli? ■ Alla Norma successe la Sonnambula pel debuto di j i àiario. La Persiani nella parte di Amina fu inapprcz- j zabile; é ben questa la più grande cantante del gior- j i no. àiario é un eccellente tenore, che non si ferma j| i sulla sua via, ma che cerea di progredire e di divenir! sempre migliore. Fino a qui il teatro Italiano non avea sfoggiato delle j novità che in quanto ad artisti; le Opere erano già conosciute. Ma alcune sere fa esso offerse al suo pubblico di buon genere, oltre ad un nuovo cantante^ anche uno spartito ] nuovo per Parigi, il Belisario. La serata presentava, quindi delle grandi attrattive, cd il mondo più scelto | accorse in folla ad assistere al doppio debuto, ì Io non vi parlerò della musica del Belisario; la; popolarità immensa di cui gode in Italia forma il più! bell’elogio di questo superbo spartito. Il pubblico qui di Parigi fu colpito in massa dalle eminenti bellezze di questo lavoro, che conta varii pezzi d’un effetto i drammatico il più potente. Io sono convinto clic il; Belisario, accolto già la prima sera con moltissimi applausi, andrà acquistando sempre più nel pubblico favore, c diverrà una delle più importanti opere del; repertorio del teatro Italiano, i La Grisi nella parte d’Antonina fu superba; la! cavatina, il finale del primo atto, ed il rondeau | vennero interpretati con un vigore tanto dramma- j | tico c tanto appassionato dalla bella cantante, clic eccitarono i più vivi trasporti d’entusiasmo negli spettatoli. Fra le parti creale dalla Grisi, questa e per lei certamente una delle migliori, j La Nissen nella parte di Irene ebbe dei momenti j assai felici, c così pure il Corclli nella parte di Ala- j miro, àia in quanto all’esecuzione l’attenzione pubblica! era rivolta particolarmente su Fornasari, che dovea j giustificare la bella riputazione che lo aveva presso noi preceduto. 11 successo di questo artista fu completo;! se ne ammirò la voce c la figura, si trovò nel suo metodo la rivelazione di sludii seri cd ostinali, si applaudì alla sua arte di dare della levigatezza c un certo non so che di morbido al suo organo robusto, c si tenne assai calcolo della differenza che lo separa dalla più gran parte de’ suoi confratelli, clic credono che il! canto stia nell’urlo, mentre egli invece pone tutto il suo studio ad ammorzare, ad attenuare il volume della j! sua voce. Da questo sistema ne risulta, primo che le i; orecchie del pubblico vengono rispettate, c seconda| riamente clic nei momenti opportuni gli slanci arditi I j e potenti di quelle note che oscillano nell’atmosfera I nella pienezza del loro vigore, producono un effetto j ammirabile, e risaltano vivamente sulla mite tinta, permettetemi la metafora, di un canto per abitudine i regolare c misurato. I K inutile il dirvi che grazie a quest’ultimo trionfo; la sorte invernale del Teatro Italiano é assicurata; la: folla cd una folla brillante cd eletta non mancherà!; di assistere a questa aggradevole serie di rapprescn- i lozioni che ci è promessa dall’unione di questi artisti, | clic se non sono, tranne qualche eccezione, decise som| milà, hanno però abbastanza arte, talento e mezzi na- |; turali per occupare vivamente l’attenzione del più dif- j ’ ficile fra i pubblici. Credetemi intanto Vostro Affezionatissimo I. R. TEATRO ALLA SCALA Io non parlerò del libretto del Lara che somministrò l’argomento alla musica del Salvi, che per acccn- j narc la cattiva distribuzione dei pezzi, c la mancanza di posizioni drammatiche, clic potessero eccitare I’imaginazionc dei maestro. Nel primo atto le cavatine si succedono senza interruzione le uno alle altre, comin- -?L ciando da quella del contralto per finire a quella del UV» tenore, c non viene offerto nessun pezzo concertato YK o d’assieme, se ne togliete un duetto cd un finale. Nel |s secondo le cose seguono lo stesso cammino, sicché®