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— -193 — GAZZETTA MUSICALE ANNO II. domenica N. 46. 2 Novembre T 845. Si pubblica ogni domenica. — Nel corso dell’anno s danno ai signori Associati dodici pezzi di scelta musici classica antica e moderna, destinali a comporre un vo lume in 4.° di centocinquanta pagine circa, il quale ii apposito elegante frontespizio figurato si intitolerà Am DI MILANO I.a musijue. par des inflexioi

  • sions, peint tous les tableau

Il prezzo dcU’associnzionc alla Gazzettac all’Jnfofogia classica musicale è dieITcU. Ausi. L. 12 persemestre, edellett. Ausi. L. 14 affrancala di porto fino ai confinidclla Monarchia Austriaca; il doppio per I associazione anvives.accentuées, et, nuale. — La spedizione dei pezzi ili musica viene fatta xprime toutes les pas- mensilmente e franca di porto ai diversi corrispondenti. rend tous les objets. dello Studio Ricordi, nel modo indicalo nel Manifesto. >■ sarantes imitalions, — Le associazioni si ricevono in Milano presso l’LHTìcio • de l’homme des sen- della Gazzetta in casa Ricordi, contrada degli Onrc>’• ■ noni N.° 4720; all’estero pressò i principali negozianti J. Roussrav. di musica c presso gli Uffici postali. — Le lettere, i gruppi, cc. vorranno essere mandati franchi di porto.» OHI M A R I O. I. Studi istorici. Jacopo Peri..- II. Carteggio. - III. I.’R. Teatro alla scala. - IV. Accademia delle sorelle MiI,mollo. - V. Notizie Musicali Diverse. - VI. Nuove STL’DJ ISTORICI JACOPO PERI (Continuazione, Vedi il foglio V. 44). gloria clte per questa sua in^fovenzioueaveasiacquistato ilPeri ^~£suscilavagli contro l’invidia dei oi emuli, nè mancava di arrey^^^rf^cargli una qualche molestia.Giulio Cacciiti,infra gli altri,pretendeva,che a lui si dovesse il merito di aver condotto l’arte a quél punto, ed allorché l’opera di alcuni "suoi scolari ne fu richiesta per eseguire alla Corte l’Euridice, ei non volle permettere che quelli cantassero le arie del Peri, ma sibbene lui stesso le componeva: nè di ciò contento, si diede a porre in musica per intiero questo nuovo poema del Rinuccini, e posteriormente lo pubblicava per mezzo della stampa. Da questo forse ne è avvenuto che alcuni recenti scrittori d’istorie musicali han detto, l’invenzione della musica drammatica appartenere al Peri ed al Caccini: ma per vero dire in niuno degli scritti di quel tempo che caduti mi sien sott occhio, mai trovasi fatto menzione di Giulio Caccini come inventore del recitativo{ ed all’opposto la scoperta di questa forma musicale, che risguardar si debbe come il primitivo fondamento del dramma in musica, concordemente viene attribuita al Peri. Il Rinuccini istesso ne offre la più ampia testimonianza nella dedica della sua Euridice alla regina Maria (Firenze presso i Guinti 4 (522), ove si legge 5? E stata opinione di molti, 59 cristianissima regina, che gli antichi greci n e romani cantassero su le scene le tra«gedie intiere, ma sì nobil maniera di re«citare, non che rinuovata, ma neppur «ch’io sappia fin qui era stata tentata da u alcuno, e ciò mi credev’io per difetto a della musica moderna di gran lunga alte l’antica inferiore. Ma pensiero si fatto a mi tolse intieramente dall’animo Messer a Jacopo Peri quando, udito l’intenzione u del sig. Jacopo Corsi e mia, mise con 55 tanta grazia sotto le note la favola di ii Dafne composta da me, solo per fare u una semplice prova di quello che potesse ii il canto dell’età nostra, che incredibil«mente piacque a quei pochi che F udite rono, ecc., ecc.... Ma molto maggior Il u favore e fortuna ha sortito l’Euridice j «messa in musica dal medesimo Peri con | a arte mirabile e da altri non più usata,! a avendo meritato dalla benignità e mate gnificenza del Serénissimo Gran Duca 1 «di esser rappresentata in nobilissima sce| et na alla presenza di S. M., del Cardinal j 55 legalo e di tanti principi e signori ecc., 1 «ecc. 55 Oltre a questo Ira gli altri scritti j che spargono la più chiara luce sulla ve| rità di un tal fatto è da notarsi la già ac! cennata prefazione dal Peri preméssa alla sua Euridice stampata in Firenze nel -1600, la prefazione che Marco da Gagliano pose in fronte alle sue nuove musiche sulla Dafne del Rinuccini composte per ordine di VinI cenzo Gonzaga Duca di Mantova, stampate I in Firenze nel 4608, e la dedicatoria di I; Giulio Caccini a Giovanni Bardi della sua musica sulla Euridice pubblicata in Firenze nel 4600. Divenute oggi rarissime tali opere, crediamo che giunger possa gradito agli amatori della letteratura musicale la riproduzione di quegli scritti, che sotto il titolo di documenti istorici ci proponghiamo effettuare prontamente per mezzo di questa Gazzetta. Dopo la Dafne e VEuridice non abbiam notizia che il Peri più componesse opere teatrali. Soltanto troviamo memoria di alcune arie sciolte da esso composte, una delle quali che incomincia «Povero pellegrino che dal sepolcro viene n è rammentata con gran lode nel dialogo terzo di Zarigi (Firenze 4618) posta in musica, com’ei dice, dal semideo dei musici il signor Jacopo Peri, ma non ci fu dato nelle nostre ricerche rintracciarne che una sola collezione, che sotto il titolo di Varie musiche a una, due e tre voci fu stampata in Firenze nel 4640. Neppur vi ha notizia che il Peri componesse musica da chiesa, non ostante che per molti armi rimanesse impiegato ai servigi di Ferdinando 1 e del suo successore Cosimo II, come capo e direttore della musica e di tutti i musici della Corte, che erano molti, ed i migliori che l’Italia avesse in quel tempo. Da ciò si può dedurre che in allora le incombenze di maestro di musica di camera eran separate da quelle di maestro di cappella, per le quali si usava forse di preferire un ecclesiastico, giacché riscontriamo che fino dallo stabilimento del principato sotto Cosimo I, Francesco Corteccia venne insignito di quella carica che alla di lui morte ottenne Luca Bali e quindi Marco da Gagliano, lutti e tre canonici della Basilica Laurenziana dei quali alcuna contezza daremo in altra occasione. Il Peri dunque sembra non | aver coltivato la musica dòtta, cioè quella jj che poi si disse di prima pratica e che per l! molto tempo restò in uso nella Chiesa, ma |i bensì aver gettalo le fondamenta della muli sica drammatica, ed è per questo ch’ei lai sciò di sè fama immortale. | Fu il Peri uomo d’alta statura e di mali gra persona, e la canizie rispettò in lui quel distintivo per il quale soprannominavasi Zazzeruto. Sappiamo ch’ei visse lungamente ma gli anni precisi che limitarono il corso di sua vita ci sono ignoti: quello di nascita forse.fu incerto a lui stesso, e di quello di sua morte non ne abbiamo incontrato memoria. Abbenchè usasse maniere gentili, affabili ed urbane, pure fu accusato d’animo orgoglioso e superbo, poiché venuto in qualche fortuna alte pretensioni spiegava in quanto a nobiltà, come gran gentiluomo da tutti come tale tenuto esser volea^ ond’è, che. non sapendosi Itene nè dove, nè di cui fosse nato, nè tampoco com’ei si chiamasse dei Peri, ed anzi corresse fama esser egli uscito dall’Ospitale degli abbandonati di S. Caterina delle ruote ove si ricoveravano i fanciulli privi di genitori e di sostanze, alcune volte gli occorse di sentirsi rinfacciar questa sua bassa origine, e di rimanerne umiliato. Ma se debolezza era nel Peri il mostrar vana pretensione d’illustri nala|i, infima bassezza ne apparisce quella di rimproverarlo • di colpe non sue, mentre al certo vai meglio un uomo che dal nulla mercé i suoi straordinarj talenti e gli assidui studii pervenga ad una altezza superiore alla origine sua, di quel che non vaglia colui che, nato fra gli agi e le ricchezze, e fatto orgoglioso per lustro avito,sdegna l’esercizio d’ogni scienza e d’ogni virtù, e perdesi nelle luride vie del vizio o poltrisce in un ozio vergognoso. Nè (quando pur fosse vero) l’essere uscito dal eletto Ospitale ripugnava a crederlo appartenente ad una famiglia distinta, giacché le vicende di quel tempo avendo ridotto raminghi molti fiorentini, non era improbabile che rimasto orfano in Roma da alcuno ei fosse ricondotto in patria e consegnato a quell’orfanotrofio, ove fanciulli anco di maggior nobiltà di quella dei Peri vi furon talora ricevuti. Tali contrasti ed i morsi dell’invidia, dai quali trovatasi sovente offeso, inacerbirono l’animo del nostro Peri: dimodoché come capo dei musici della Corte, e per la stima e per la grazia che il principe gli accordava, potendo a proprio talento nuocere o giovare ai suoi sottoposti^ per quella sua acerbità più proclive divenia a recar loro dei danni piuttosto che dei vantaggi,