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lavori mandati all’esposizione dal marchese Fcrroni, sommo dilettante che potrebbe essere a sua voglia un celebre artista. Entusiasta amatore della sua arte, il marchese I’crroni si è formato studiando i grandi modelli delle grandi scuole italiane; da ciò quei colorire pieno ili vigore e di suro, quella correzione di disegno, quella elegante squisitezza nelle forme della donna, e quella verità lontana dalle sciocchezze grottesche nel viso della vecchia sibilla. Sono davvero due magnifiche tele. Natale Schiavoni ha rinnovati i solili prodigi; ancora le sue teste femminili d’una inconcepibile bellezza, le sue quasi nude c dormenti fanciulle che affascinano gli sguardi, ancora quegli occhi che scintillano, quei sorrisi che esaltano, quelle treccie che sembrano impregnale d’una voluttuosa umidità, ancora insomma quegli incantevoli prestigi, quel colorilo portentoso, quel tutto assieme che fa dello Schiavoni un pittore affatto eccezionale. Alcuni rimproverano a Schiavoni di riprodurre eternamente le stesse idee, di replicare all’infinito le stesse fisonomic, di ricalcare implacabilmente gli stessi argomenti; ed il fatto è vero. Ma se Io Schiavoni, abbandonando quel suo genere dovesse divenire minore di sé stesso, se rinunziando a quella sua specialità dovesse abdicare all’idea di fare dei capolavori, ebbene! clic lasci gracchiare questi amabili critici, che continui intrepidamente sulla sua via, che seguiti a riprodurre, che moltiplichi le edizioni delle sue oliere, lo giurerei che il pubblico ed 10 preferiamo di rileggere trenta volte l’Ariosto, piuttosto clic perdere il nostro tempo per occuparci di certe prime edizioni che non avranno mai la gloria di divenire seconde. Il commendatore Mussini di Firenze offri all’esposizione un quadro colossale, ed allegorico, clic rappresenta Francesco I di Francia, meditante la conquista della Lombardia al cospetto della sua bella, uscita in quel momento dal bagno. In quanto al concetto io oserei premettere che in generale le allegorie sono per me qualche cosa di detestabile, di arcadico, di fossile, clic dovrebbe essere eliminalo dalla faccia delle arti c della letteratura. Le antiche allegorie, quelle della Psiche, di Circe, d’Ercole, di Cerere, e le mille altre create dalla ingegnosa falange de’ Greci poeti, io le intendo; erano mezzi letlcrarii od artistici destinati a semplificare le più astruse idee metafisiche, a materializzare un concetto morale onde renderlo più accessibile alle brevi intelligenze della moltitudine, erano una teoria psicologica ridotta per così dire allo stalo di romanzo, un principio astratto tradotto nell’evidente forma d’un avvenimento. L’allegoria, era quindi 11 risultato d’un ragionevole processo intellettuale, si ridùcea a pezzi la focaccia per farla entrare in tutte le bocche. Ma se l’allegoria subisce l’ordinejnverso, se d’un fatto evidente, chiaro, semplice si cerca di farne un enigma, se si prende l’avvenimento c si converte in astrazione; allora l’artista c il poeta diventano gli emuli generosi di quella cara creatura che trincia in tre o quattro pezzi una lunga parola, clic fabbrica due o tre versi sovra ciascuno di questi frammenti, e clic poscia vi domanda in clic consista l’intiero. La bella cosa gettare, molta abilità artistica, una vasta tela e un enorme quantità di colori per farsi il rivale d’uno sciaradista! Sì dunque! noi crediamo che la missione dell’arte debba essere intesa diversamente. L’esecuzione di questo quadro è certamente assai migliore del concetto; come disegno e come colorito si palesa uscito da una mano maestra. A me parvero per altro triviali la figura e la posa di Francesco I, ed un po’ grossolani i vezzi della bella bagnante: per conto mio preferirei alla dea seminuda qualcuna di quelle ancelle graziose c gentili che le si affannano intorno. Non è però questo il primo caso in cui trovo che l’anticamera merita talora una ragionevole preferenza sul salon. (Sarà continuato) TEATRO RE GUSTAVO MODERA E GLI ARTISTI DA LUI DIRETTI Le rappresentazioni degli artisti diretti dal Modena vanno ogni sera più persuadendo clic il loro direttore c maestro li pose e sa tenerli su quella via, che è l’unica per la salvezza dell’arte, c dalla quale generalmente parlando tutti i capocomici, artisti, attori, commedianti, recitanti c clic so io della Penisola, rifuggono, direi quasi con superba alterezza, persuasi che la loro scuola facile c falsa sia la migliore, perchè trova frequenti e clamorosi applausi. Ma, buon Dio! da chi? Da quegli stessi che posti davanti ad un quadro, tanto più te lo esaltano, quanto più ne sono vivaci i colori, a nulla badando poi se le carnagioni sembrino tali veramente, se la composizione pecchi di confuso c manchi deH’csprcssione che il subbictto richiede, se finalmente il disegno, dote indispensabile ad un pittore;ome ad un aritmetico l’addizione, sia corretto o non aa. E poiché 111 e caduta dalla penna questa similitudine, continuerò a servirmene per dire, che gli artisti diretti dal Modena, stanno tuttavia esercitandosi nel disegno, e che quindi non possono per anco colorir con franchezza; ma non dubitale; convicn incominciare a contornar con riserbo, per finire a contornar presto c bene, e quando una figura è ben contornata riesce poi assai meno difficile a colorirla cd a colorirla in modo vero ed effettivo. Contuttociò andando al Teatro Re non crediate già di andar ad assistere ad una scuola di clementi d’arte rappresentativa, anziché a rappresentazioni complete; quantunque quegli artisti sicno in attualità di tirocinio, l’accortezza del direttore, il quale non consulta già le convenienze ma le singole loro attitudini, sa cosi bene a ciascheduno distribuire le parli, che quella insoddisfazione che potrebbe per avventura generarsi da chi sta facendo la propria pratica, riesce o poco sensibile o nulla. E se qualche lieve noja talvolta pur ne venisse, non dovremmo noi tollerarcela in pace, persuasi clic ne saremo poi risarciti dalla formazione di buoni attori futuri? D’altronde non tutti gli artisti diretti dal Modena, com’è naturale, sono di un medesimo grado di forza; alcuni ve n’hanno fra questi che si lasciano alquanto addietro dai proprii colleghi, c ben sapete inoltre eli’ egli volle eziandio circondarsi di qualche attori provetti, i quali invece dal cominciare a pensare a star con franchezza in isccna, non dovettero d’altro occuparsi che di liberarsi da quelle, maniere convenzionali che se non in grado eminente, avevano però senza dubbio in qualche dose tradizionalmente contralte. Quindi é che noi ripetiamo adesso con giubilo, quanto già dicemmo altre volte, cioè che questa compagnia, nella quale la Dio mercè più non si odono nè voci sforzate, nè parlatone predicate in piano e forte, nè riconoscimenti che sono la caricatura del singhiozzo c del palpilo, nò bruschi passaggi da alcune parole dette con lentezza c gravità ad un’improvvisa c precipitévole celerilà, che non d’altro dà prova se non clic di qualche scioltezza di lingua, questa compagnia, diciamo noi, a malgrado dei soli suoi sette mesi di vita e della giovanissima età della maggior parte de’ suoi componenti e supcriore a tutte le altre nostre clic calcano le scene dall’Alpi al Lilibco. Fra quegli artisti provetti di cui dicemmo è senza dubbio notevole c degna di particolare menzione la signora Angiola botteghini. Le parti di madama Jacquart, della d’Hermily, c di mogie nei due Sargenti, la qualificano attrice a poche seconda. Essa ha il talento di farvi piangere c ridere nella prima, di interessarvi colla nobiltà ilei contegno c colla finezza c tranquillità del dire nella seconda, malgrado la nessuna simpatia del carattere del personaggio a lei destinato, ili commovervi altamente nella terza e di dare all’affetto un accento di verità tale, da servire al Modena del più degno riscontro; si direbbe che in quella parte agisca in alcuna delle situazioni più importanti per forza magnetica, e clic l’emanazione artistica del di lei collega, le si comunichi in certi istanti e quasi la identifichi ad esso. Subito dopo a parer nostro chi in questa compagnia occupa colla signora Angiola Botteghini uno dei primi posti, è il signor Vincenzo Lancetti, destinato alle parli caratteristiche. Natura non largì a questo giovane attore un fisico molto felice, ma egli sa trarne coll’arte parliti degni di lode. Pochi attori saprebbero tramutarsi com’egli fa, pochi attori trovar quell’csprcssionc svariata clic vi fa dubitare se il Pari della Cabala (Camaradcric), sia sostenuto da quel medesimo attore che vi fa l’usurajo nella Clotilde, o il Marchese De la Rapinièrc nelle Memorie del diavolo, o il Lorenzo nell’Arfico/o 9C0. Chi occupa in questa compagnia un altro posto onorevole, sebbene pressoché nuova alle scene è senza dubbio madamigella Adclia, che non manca altresì nè di lineamenti gentili, nè d’occhi vivaci. Nella Calunnia, nella Cabala, nel Bicchier d’acqua, ci dimostrò chiaramente ch’ella è destinata a ricscirc in quelle parti clic richiedono l’esposizione delle raffinatezze dell’alta società; non le dissimuleremo però che nella parte di Duchessa nel Bicchier d’acqua avremmo in generale desiderato da lei un emetter di voce un po’ meno lento e meno monotono. Anche nella Clotilde di Soulié trovò un meritalo favore nel pubblico sostenendone la parte protagonista. Senza smanie, senza gridori, senza contorcimenti, riuscì a produrre sotto le spoglie di quel personaggio un effetto, clic prima non era stato prodotto sui milanesi che dall’attrice francese madamigella Abit, c vedendo madamigella Adelia, non ci ricordammo di quell’altra che un solo istante, quando Clotilde cioè rompe il suggello def dispaccio diretto a Giuliano. Madamigella Abit era trascinata a quell’atto indiscreto, come da una forza irresistibile, e se lo faceva perdonare dal pubblico. Madamigella Adclia in quel momento mancò, e noi glielo diciamo, non già con amino di biasimarla, ma per metterla in sull’avviso ond’ella rifacendo quella parte, possa anche in questo punto mettersi al livello del rimanente. Chi dimostra tanta intelligenza quant’ella ne dimostra, chi va al pari di lei in traccia del patetique sans cris che è la pietra di paragone del buon senso di un artista, non s’arresterà, speriamo, sul principio di una carriera che ha così bene inauI gura’a. i Ora potremmo discendere a parlarvi della giovane: Botteghini, delle sorelle Caracciolo, del signor Salvij ni, del Vostri figlio di quell’ammirabile Luigi che lutti i ricordiamo, c di molti altri ancora. Sia la carta ci I manca. Dunque ad altra occasione. G. I. NOTIZIE MUSICALI DIVERSE — Min,o. - /. li. Teatro alla Scala. - Le Opere si succedono alla Scala con una certa frequenza; c appena un mese clic e cominciata la stagione d’autunno, c già quattro spartiti furono offerti ad appagare le esigenze dei signori abbonati. Le ultime due opere prodotte, furono la Lucia e la Beatrice. L’esecuzione di queste due Opere lasciò certo luogo a molli desiderii, e suscitò assai vive delle non lontane ricordanze; ma pure non deve essere considerata come inaccessibile agli elogi, e massime agli elogi parziali. La Dc-Giuli nella Lucia ebbe degli istanti abbastanza felici, cd il tenore Gardoni sviluppò un aggradevole voce, che ha però assai bisogno d’essere coltivata. Il Dc-Bassini fu molto applaudito, ed in qualche punto meritò d’esscrlo. La Colleoni nella Beatrice non ci fece ohbliarc la Frczzolini, cd il tenore Ferretti ci fece, desiderare di vederlo sostenere una parte più adattata ai suoi mezzi: non c’è niente che sia in maggior antagonismo quanto il genere di voce del Ferretti con quello clic si richiede per portar la parte di Orombello. Si promettono quanto prima dei nuovi spartiti, dei nuovi artisti, insemina si cerca di supplire alla qualità colla quantità. E questo il destino a cui pel decadimento delI’ arte sono costrette di assoggettarsi le grandi imprese, che girano con terrore lo sguardo d’intorno per cercare degli artisti e che non finiscono che per trovare delle mediocrità. — L’iberia Musical, giornale artistico che si stampa a Madrid, ci dà delie fredde notizie sull’esito della Favorita di Donizctti, datasi a quel teatro del Circo. Fra i lamenti che innalza questo foglio periodico, non taceremo quello con cui rimprovera all’impresa di aver fatta una cattiva distribuzione di parti. Questo sbaglio, tanto comune anche in Italia, è uno di quei fatti che recano maggior torto c maggior danno all’arte. Soventi per esso cade un’Opera, clic avrebbe ottenuto splendido successo, c si formano dei giudieii clic possono macchiare la riputazione d’un povero maestro, clic vede condannata la sua Opera grazie alle meschinità od al cattivo collocamento degli artisti clic debbono interpretarla. Gl’impresarii, i direttori di teatro dovrebbero riflettere seriamente su tali inconvenienti, massime se desiderano di essere considerati come i protettori e non come i carnefici dell’ingegno. „. compreso il nuovo suo genero Thalbcrg. La France Musicale invece dice • Lablachc c sempre a • Parigi; l’operazione clic gli si fece in Inghilterra, vo«Icndogli levare un dente, sembra aver cagionato dei • guasti terribili alla mascella. Quantunque la malattia • non abbia nulla d’allarmante, essa produce all’illustre • cantante dei dolori abbastanza grandi per obbligarlo - a restare a Parigi, onde ricevere le cure de’medici, ■ e forse ciò gli impedirà di intraprendere il viaggio in • Italia che aveva progettalo di fare con tutta fa sua «famiglia •. Noi desideriamo che la maggioranza abbia questa volta ragione, c che l’onore del cavadenti di Londra e la mascella del grande artista sieno in un ragionevole stato di salute. — Tamburini partiva il IO settembre da Parigi per raggiungere a Vienna Rubini, da dove doveano recarsi ambedue immediatamente a Pietroburgo. L’apertura di quel nuovo teatro italiano è-fissata pclla sera deH5 ottobre. — Un celebre coreografo, Bournonville, che ha introdotto i halli nella Danimarca, c clic occupò nel 1780 cd 81 il posto di primo ballerino danzante al teatro dell’Accademia reale di Parigi, mori iiliiinameiitc nell’età di 83 anni al reale castello di Fridcnsborg, posto nell’il’isola Seeland, dove il re Federico VI aveva fatto preparare un asilo pella vecchiaja di questo grande artista. Suo figlio, Carlo Bournonville, fu il maestro della Grahn, della Niclseti e della Fieldstcd. — A Marsiglia la truppa italiana die’ termine alle sue rappresentazioni collo Stabat di Rossini, il cui successo passò tutte le aspettazioni: alla quarta sera v’era folla, e una folla piena di fanatismo. L’esecuzione di questo capolavoro formerà epoca nei fasti musicali di Marsiglia. GIOVAMI RICORDI EDITORE-PROPRIETARIO. Dall’I. R. Stabilimento Razionale Privilegiato di Calcografia, Copisteria e Tipografia Musicale di GIOVARCI RICORDI Contraila degli Omenoni!f. 1720.