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- i 49 BAZZETTA MUSICALE ANMiO II. domenica N. 35. 27 Agosto 4 843. Si pubblica ogni domenica. — NeJ corso dell’anno si danno ai signori Associali dodici pezzi di scella musica classica antica c moderna, destinali a comporre un volume in A.0 di centocinquanta pagine circa, il quale in apposito elegante frontespizio figurato si intitolerà AxDI MILANO ■ La musique, par des inflexion} vives, accentuées, et, • pour ainsi dire, parlantes, exprime toutes les pas• sions, peint tous les tableaux, rend tous les objets,» soumet la nature entière à ses savantes imitations, • et porte ainsi jusqu’au coeur de l’homme des sen• timents propres à l’émouvoir. • J. J. 1tovssE.su. Il prezzo dell’associazione alla Gazzetta o tdVAntologia classica musicale c di cITett. Ausi. L. 12 per semestre, cdclTctt. Ausi. L. I l affrancata di porlo fino ai confinidclla Monarchia Austriaca; il doppio per l’associazione annuale. — I.a spedizione, dei pezzi di musica viene fatta mensilmente c franca di porto ai diversi corrispondenti dello Studio llicordì, nel modo indicalo nel Manifesto. — Le associazioni si ricevono in Milano presso l’Unicio della Gazzetta in casa Ricordi, contrada degli Omcnoni N.° 1720; all’estero presso i principali negozianti di musica c presso gli UHìci postali. — Le lettere, i gruppi, cc. vorranno essere mandati franchi di porto. SOMHARIO. I. Sci Giudizi Musicali. II. Varietà’. Falsi giudizj di Goethe sulla musica. III. La Caduta di Babiloxia Oratorio di Spohr. - IV. Dox Pasquali; tradotto in francese - V. La Musica ih Bebthoyex. suonata all’improvviso. Vi. Notizie Musicali Diverse. - VII. Notizie SUI GIUDIZJ MUSICALI ■ Quid faciet? etc. Che farà, che • dirà nella Gcometiia o nella • Musica chi non le ha impara• tc? 0 tacerà, o giudicherà da» pazzo. De Orat. lib. 3. (Continuazione. Vedi il n, 34.) mgo ora all’altro requisito che Sè la coscienza, qualità somma£ niente richiesta a chi debbegiu©clicare. Un giudice, conosciuta 5 la causa,si volge soprasèstesso per esaminare se mai o passione, o interesse, o partito, o deferenza, o riguardo valesse a tradire^ o corrompere il suo giudizio, sapendo che l’onestà, la rettitudine, l’integrità, la giustizia debbono sostenerlo e guidarlo. In generale ciò che corrompe i giudizi pubblici sulle arti sono i partiti. Chi tien di qua, chi tien di là; Guelfi e Ghibellini anche in musica, nè più né meno come nella filosofia e nelle lettere. Ed a chi non son note le guerre parigine tra i Glukisti ed i Piccinìsli? INon si sparse sangue, è vero, come nelle altre, ma lo scandalo fu grave, il danno sopravvenuto all’arte ed agli artefici non fu leggiero. I partigiani del maestro italiano trovavari sempre oro nelle composizioni di lui, sempre mondiglia nei lavori del tedesco, e viceversa. Anche la Germania fu divisa dagli Ilayduisti, e dai Mozartisti} anche l’Inghilterra guerreggiò pel suo Haendel, senza parlare dell’Italia. Ma io domando se, nel furor di questi musicali partiti, si può giudicare onestamente. Pure, direte voi che è difficile non simpatizzare almeno per qualcuno, ed in virtù di tale simpatia non usargli qualche indulgenza nel giudicarlo. La simpatia, vi rispondo, è cosa naturale, ma cieca al par dell’amore. La simpatia è tollerabile, anzi commendevole fin-! che trattasi di domestico e privato tratte- j nimento, finché anche in pubblico sia nei limiti d’una discreta approvazione, e cosi dicasi dell’antipatia. Ma quando prorompe, ed alza la voce per profferire uri finale giudizio, quando co’suoi sibili soffoca la serttenza della ragione, della coscienza, dell’equità, è riprovevole ed iniqua. Socrate ed Aristide furono pur condannati Iter antipatia, per nausea che si aveva della oro virtù, — Se cotesti giudici, diceva il citato Mehul, fossero meno amanti, che amici di quest’arte, e volessero ben ben meditare prima di giudicare, non saremmo più testimoni d’interminabili discordie. Ma che? Sia orgoglio, o sia trascuraggine, gli uomini amano meglio disputare che istruirsi. — Questo maestro e filosofo, se non erro, parlava dei dilettanti, i quali dovendo essere de’ primi giudici, non portano poi al tribunale tutta quella indifferenza che è necessaria per giudicare, essendo già, come abbiam veduto, corredati di quella intelligenza, che in essi chiamasi sapere musicale. La mancanza di questa virtù che forma l’onestà d’un giudice intelligente, si vede poi ancor meglio riguardo ai cantanti. Ciascuno di costoro una volta aveva i suoi settari sempre armati della doppia arma del fischio, e dell’applauso, segno evidente dello stato bellicoso, in cui trovavansi le platee. Egli è vero che i più caldi erano pochi, ma sufficienti per iscaldare gli altri, e per dividere la moltitudine indifferente in due sezioni, quasi che nè anche in teatro la neutralità sia conveniente. Quindi è che, ingrossate le fazioni al terminar d’un’aria, o d’un atto, venivasi a battaglia. Gli applausi soverchiavano i fischi, e a tempo loro questi coprivano quelli, non restando inerti nella mischia nè i piedi, nè le punte de’bastoni, i si, ed i no. gli urli, e le chiamate. • Parole di dolore, accenti d’ira • Voci alte, e fioche, e suon di man con elle assordavano le vòlte teatrali, e la plalea era magicamente cangiata in campo di battaglia. Finita la diavoleria con la peggio ’ di qualche partito, il cantante giudicato j con tanta equità e pace godeva, o fremeva! dietro le scene in un momento in cui aveva! bisogno di riposo, onde ripigliar lena o; coraggio per farsi giudicare collo stesso! processo nell’altro atto, o all’altra sera. Cosi giudicavasi in Atene allorché la verga non aveva più forza sulla plebe degli spettatori. Ho fatto menzione de’ cantanti, siccome di quelli che innocentemente porgono occasione alle mischie teatrali} ma non debbo tacervi che pur essi talvolta siedono sui banchi dei giudici. In qual modo? I molti riguardi con cui soglionsi trattare, lasciano spesso a loro la balia di scegliere, o rap-, pezzare le opere che debbonsi esporre in pubblico, la quale scelta, o rappezzatura vale un giudizio. E questo giudizio, benché talvolta sia guidato da intelligenza, senno, e gusto, nondimeno più sovente accade che riesca ingiustissimo, o perchè è giudizio di pochi, e talora d’un solo, o perchè i giudici trovansi in causa propria, scegliendo quanto loro conviene, o perchè la scelta è pessima in materia di gusto, e la rappezzatura è giunta peggiore della derrata. Questo abuso è assai pernicioso all’arte ed all’ingegno de’compositori, fonte perenne di quelle opposizioni che gli attori giudici mantengono co’maestri, cogli appaltatori, coi professori, e col pubblico. Per questo privato giudizio non si possono udire opere nuove, opere intiere, opere buone, e trionfano invece i repertorii, gli zibaldoni, le mutilazioni, gli ermafroditi musicali. Ma l’intelligenza e la coscienza non bastano per giudicare in materia di belle arti} gusto ci vuole, e buon gusto, altrimenti il giudizio corre pericolo ui nullità. Ques’o delicato sentimento del buono, questa fina percezione con cui l’anima assapora le ineffabili dolcezze del bello, questo sensibilissimo tatto per cui si discernono i bei lavori dai mediocri e bruiti, debbe essere il compimento, l’ultimatum dell’approvazione, o disapprovazione. I grandi artefici che lian per modello la natura in sè, o ne’canoni dell’arte, in ciò somigliano pure al divino artefice, perché sanno nelle opere loro trasfondere quell’ordine, quell’unità, quella simmetria con cui si costituisce il bello, e da cui è generata quella giusta meraviglia che i sensi de" riguardanti rapisce. Ora chi tra gli osservatori, o giudici, non ha idea di cotesto magistero, chi non conosce il bello, o noi sa dal brutto distinguere, non può giudicare i lavori dell’arte. E questo senso, che io chiamo buon gusto, non vuoisi confondere colla intelligenza} poiché a questa basterà non errare, non confondere, ove a quello ricliiedesi un sentir profondo, un assaporare delicato, un discernimento, direi, che ha da far più col sentimento, che colla ragione, ] più col cuore, che colla mente. Io non so 1 se mi spieghi} ina per maggiore intelligenza fate voi conto che il buon gusto nelle arti sia come il buon senso nelle altre cose. Voi vedete infatti che negli affari o speculativi o pratici, senza (anta metafisica alcuni sono guidati da un certo lume na- C turale attinto a’principii della ragione e dell’equità, per cui vengono giustamente jg chiamati uomini prudenti, savi, o di buon ® senso, i quali sovente ne’ processi loro fan (f|