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|g|g GRANDE ACCADEMIA Ali RIDOTTO DeU’I. R. Teatro della geala. Se non vi fosse stato Cavallini, Cavallini il potente re del clarinetto, che in due pezzi nuovi (1 ) per noi produsse l’effetto che egli è abituato ad ottenere da’suoi spettatori, vale a dire l’entusiasmo, noi avremmo trovato un po’pretenzioso l’epiteto grande attaccato all’accademia che abbiamo più sopra annunziata. Il sig. Rhcin di fatti e madamigella Ducrcst possono benissimo suonare e cantare dei pezzi con una sufficiente abilità, ma non sono certo artisti eccezionali, j Detto questo, noi torniamo a ripetere di aver dovuto a Cavallini le più grandi impressioni musicali della sera, giacché, sia nella sua fantasia sopra motivi della Soimamba/a. sia nel suo canto Greco, egli sviluppò tutte quelle doli eminenti, che costituiscono di lui, nella sua specialità, un artista senza confronti. Noi non ci diffonderemo ne in elogi, né in analisi; i primi possono essere ommessi quando si cita un nome come quello del Cavallini, e le seconde sono d’assoluta esclusività degli artisti e dei dilettanti. Ci basterà quindi il dire coll’esattezza d’un freddo storico, che gli applausi scoppiarono fragorosi innanzi al portentoso’ piover delle note, che uscivano precipitose da questo singolare istromcnto, che è per tutti un clarinetto, ma che diventa un’orchestra frallc mani del Cavallini. I suoni s’intrecciano, s’accumulano, s’incalzano conservandosi sempre puri c d’una esattezza mirabile; le note più ardite e più gravi escono unite assieme in una misteriosa colleganza di cui invano cercale d’indovinare il maestro artifìcio; l’armonia assume ora delle proporzioni vaste, grandiose, piene di vigore c di robustezza, ora scorre mite, gentile, come la brezza che accarezza dolcemente le foglie, degli alberi; e poi dopo tutto questo, dopo che il talento, il fiato c le mani dell’artista gettarono là delle variazioni d’una fantastica difficoltà, il canto trova pure il suo posto, il canto colle sue melanconie, colla sua patetica espressione, c con tutto il corteggio delle sue inebbrianti melodie. Ed è forse dispiacevole per noi, per noi a cui è chiuso l’arcano regno dell’arte, che il Cavallini nutra un’affezione troppo decisa pel genere difficile, mentre palesa una specie di superbo disdegno pel canto, egli che quando vi si abbandona sa interpretarlo in una maniera sì ammirabile! Oh! se egli amasse di riflettere che alla fine la maggioranza del pubblico é composta da semplici orecchianti, saprebbe pure sacrificare le sue severe c nobili tendenze d’artista al gusto degli spettatori, che non idolatrano alcuna cosa più della melodia tranne la melodia. Nel canto greco, per esempio, i due cantabili che cominciano e chiudono il pezzo eccitarono le più vive emozioni, e l’emozione é certo un sentimento più aggradevole, più toccante di quanto possa esserlo la mcraviglia che si suscita innanzi al turbinar impetuoso dell’arte, turbinamento clic in arte acquista il titolo di variazione. Nè io credo clic un artista perda della sua dignità discendendo in tal modo dalle alte regioni musicali per porsi al livello degli spettatori... l!n grande artista come Cavallini si rivela anche nelle cose più sem, plici, nei momenti in apparenza meno complicati, ed io l davvero sarei imbarazzato crudelmente se mi si" costringesse^ a citare un nome di clarinettista che potesse come il Cavallini dare al canto quella fusione, quel colorilo, quella gradazione di tinte, quel tutto assieme che non si acquista nè collo studio, nè coll’esercizio, nè colla fatica, ma che dipende dalle rare qualità di una intelligenza, d’un sentimento e d’una organizzazione assolutamente speciali, c clic possono trovare mille clic le invidiano, ma nessuno clic possa imitarle. ’ Nei tre pezzi cantati dalla signora Ducrcst, noi abbiamo trovati) piuttosto che dei grandi pregi d’attualità, delle belle reminiscenze d’artista. La signora Ducrcst non sarà certamente schiava di troppo vive illusioni, nè esigerà che la critica trovi in essa una voce fresca, pura, che si slanci con ardimento c con sicurezza, c che, pieghevole ancora, si lasci dominare dall’arte, non costringendo quindi ad alterar tempi, a prolungar cantilene, a dare un’aria posata c intieramente tranquilla ai brillanti vezzi musicali, clic perdono assai del loro effetto se non scoppiettano leggeri, vivaci, graziosi, spontanei, con brio c senza stento. La signora Ducrcst mostrò una voce, abilmente educala, si palesò conoscitrice profonda dei misteri artistici, e ci permise di indovinare che il suo passato sarà stato quello d’una cantante forse di primo ordine, c sicuramente poi d’una rara agilità, c d’un.talento assai osservabile (2). Il signor Rhein è un buon pianista, ma in una città come Milano, ove le prime sommità dell’Europa ci jJS (I) Questi dm pezzi sono pubblicati dal Ricordi. (2) Aggiungiamo per amore di verità critica, slofica, cd in questo caso anche medica, che la signora Vfé&à Ducrcst era ancor fresca d’una malattia che ha influito a neutralizzar certo in gran parte incuoi mezzi. onorarono colla loro presenza e coi loro concerti, dinanzi ad un pubblico clic potea osservare sedute fra lui delle notabilità dilettanti, clic non avrebbero bisogno che d’averne bisogno por aspirare al titolo di grandi artisti, In sua maniera esatta ma fredda, il suo ingegno distinto, ma non superiore, la sua agilità non comune, ma neppure straordinaria, non poteano produrre, nè produssero di fatti una troppo viva sensazione. Gli applausi però non gli mancarono, e se l’entusiasmo non fc’risuonare le sue grida rumorose, ciò dipende, lo ripeto, da cièche l’esigenze pianistiche c milanesi sono assai forti, per cui riesce enormemente difficile il soddisfarvi abbastanza completamento. Bcrmani. LI SIGNORA ZOJA AL TEATRO RE Nella Figlia «lei Reggimento, Opera comica di Donizctti. Essa è una cara e gentil giovanotta, piena di fuoco, di brio, d’intelligenza, clic ha dei gesti graziosi, una piccola e deliziosa aria furfantclla, degli occhi clic scintillano di spirito, una taglia svelta c leggera, il piede agile, il sorriso espressivo e amabilmente malizioso; essa ama l’epigramma, lo scherzo, la follia, il suono dèi tamburo, la canzone guerriera, i mustacchi c le brusche fìsonomic del vecchio soldato; la sua bella guancia s’imporpora al tintinnio dei fucili che s’urtano, il suo sguardo s’anima e brilla quando ode parlare di combattimenti c’di gloria, essa aspira con voluttà il fumo della polvere c l’atmosfera del campo, c vive con gioja a questa vita avventurosa c poetica di ritirate c di battaglie, di conquiste c di sconfitte, di terribili drammi e d’inebbrianti trionfi, a questa vita clic le presenta lo spettacolo della rumorosa ilarità che scoppia da tutte le parti nei bivacchi, mentre da lungi rumoreggia il cannone, che colla sua voce poderosa sembra dimandare il suo quoziente di vittime. Lasciatela, lasciatela co’suoi vecchi compagni, clic l’hanno raccolta misera, abbandonata, che. l’hanno veduta crescere e divenire vezzosa e. leggiadra, clic dimezzarono il loro pane cd accumularono i loro risparmii per alimentare c vestire la povera orfanclla, che riposero in essa il loro amore, il loro orgoglio, tutte le affezioni latenti nei rozzi c nobili loro cuori, affezioni che sgorgarono abbondanti su questa, testolina graziosa e su questo fronte sorridente. Non temete, no! essa è avvezza alle carezze di queste mani incallite, essa non ha paura- di queste voci aspre c dure, essa non teme le maniero brusche, le fronti abbruciate, l’aria risoluta c decisa dei cento suoi padri. La maligna! non sa ella forse quanta tenerezza, quanto amore si nasconda sotto queste fisonomie di bronzo, non sa forse che tutti arrischicrcbbcro volentieri la vita per risparmiarle il più leggero dispiacere, non sa che essa c una regina, ma la più obbedita, la più adorata delle regine, in questo reggimento, clic si schiera dinanzi a lei, c che le presenta le armi mentre essa rispondegravementcal militare saluto avvicinando la mano al suo rosso c fluttuante bcrrctto?Chc vorreste che facesse la vivace giovanotta, chiusa in una sala foderata di seta, in un’atmosfera viziala di artifiziali profumi, o peggio ancora dalle sbiadite armonie del pianoforte, frammezzo ad una società pallida, scolorita, che parla a mezza voce, clic ha paura di ridere, che studia gesti c parole, che non ha nè calore, nè energia, nè il lampo del coraggio, nè il coneitamento dell’ispirazione, nè la foga bollente dcll’entusiasmo? Sì, dunque; voi volete farla morire di noja, finché il suono del tamburo, c le grida dc’suoi antichi compagni verranno a destarla dal suo torpore, richiamandole le gioje, i tumulti, l’attiva poesia dei suoi giovani giorni, ahi! troppo.presto perduti! E quest’essere eccezionale, questa specie di amazzone non è già una creazione fantastica; la signora Zoja si prese l’incarico di realizzarla c ce la offrì piena di verità, di vita, d’evidenza sulle scene de! teatro Re. Era certo difficile indovinare e interpretar meglio di quello che lo ha fallo questa giovanotta, tutto ciò che v’era di piccante, di attraente, c dirci quasi di pittoresco nel carattere c nell’assieme della Figlia del Reggimento. Ed il pubblico tenne conio del talento comico con cui la Zoja sostenne la faticosa sua parte, c non cessò mai dal mostrartene tutte le sere la più completa c più concorde approvazione. Nè la critica sicuramente avrà il capriccio di dissentire dall’opinione degli spettatori; che anzi essa è pronta a riconoscere nell’artista festeggiata delle qualità, che sono assolutamente ai nostri giorni assai rare; ma però essa si permetterà altresì di frammettere qualche osservazione ai molti elogi che è disposta e felice di poterle in coscienza tributare, a L’azione è la parte più eminente del talento arlij stico della Zoja; come attrice questa giovanctta è piena j d’a proposito c di spontaneità, e difficilmente si rinverrebbe in un’antica calpcstatrice di palchi, la siculi rezza di scena, la facilità c la ricchezza non csagc| rata del gesto1, l’espressione spiritosa cd intelligente della fisonomia, l’abilità nella controscena, clic distinguono quest’amabile stella, che compare, pclla prima volta per noi, sull’orizzonte teatrale. L’abbiamo già detto, era difficile intendere ed interpretar meglio una parte, che offriva un terribile scoglio, giacché mente era più facile che cadere nella sguajatezza c nella trivialità, orribili difetti tanto comuni ai nostri | artisti del giorno, c da cui seppe la Zoja interamente preservarsi. Essa è brillante senza caricature, maliziosctta ma senza impertinenza, vivace ma senza esagerazione; e non v’è un solo movimento, un solo gèsto, che non conservi l’impronta della convenienza, della distinzione e dell’eleganza. L’azione della Zoja è assolutamente sotto questo rapporto l’azione d’un’artista che rispetta il pubblico c, più di tutto, sè stessa (I). Ma pure, frammezzo ai molti pregi, che possiamo dire ammirabili, posseduti da quest’artista, ci sembra d’aver osservato che alcune volle la vivacità la spinga a movimenti non troppo riflessivi o che riescono troppo abbondanti, che essa non sappia sottrarsi del tutto a certe irregolarità sceniche luti’a fatto italiane, e che in qualche momento si lasci predominare dall’idea di trovarsi innanzi ad un pubblico, sacrificando così a questo pensiero la verità dell’azione. Questi nei sono assolutamente leggeri, ma la Zoja può, se vuole, farti scomparire del tutto cd avvicinarsi così maggiormente alla perfezione. E per citare un (ìitto in appoggio delle nostre osservazioni, perchè nel duetto col tenore abbandona essa per due volte al cominciar ed alla ripresa della stretta il suo amante, per correre in (ine della scena, e, appoggiandosi sovra un traverso che è di legno perchè è dipinto, ma clic debbo destare l’illusione del terreno, gettare il suo sguardo nelle quinte, quasi avesse timone d’essere sorpresa? Clic questa precauzione, suggerita dalla posizione d una fanciulla che si trova in colloquio col suo innamorato, abbia l’apparenza d’essere opportuna, noi non lo neghiamo, ma perchè non adempirvi in un modo che riesca più vera, e che non imiti la maniera convenzionale c sbiadita adottata in tali sceniche circostanze dagli attori italiani? La Zoja ha molla intelligenza c molto gusto musicale, essa colorisce assai bene la frase, c canta con anima, con espressione, con esattezza. La sua voce, abbastanza voluminosa, possiede delle corde basse, che sono spontanee, sonore, c d’un aggradevole effetto: le corde acute sono sufficientemente limpide c non mancano di forza, ma le medie non oserebbero certo aspirare all’elogio cheho fatto delle loro consorelle. Forse l’applicazione soverchia allo studio del pianoforte, in cui si dice la signora Zoja essere assai eccellente, ne ha impedito lo sviluppo; c forse il tempo rinfrancandole la costituzione renderà completo l’organo di quest’artista; ma comunque la cosa sia, il fatto sta per ora, c noi ci siamo creduli il diritto di accennarlo. Ma però || questa imperfezione d’organizzazione è in certo modo; appena percettibile, giacché la Zoja vela coll’arte il suo difetto, ed adempie completamente alle esigenze musicali impostele dalla sua parte. La Zoja ha molta ricchezza nclPacccnlo; il canto ilare c giojoso risuona graziosamente sulle sue labbra, che si prestano poi a colorire magnificamente il canto del dolore con tinte essenzialmente drammatiche. 11 conciai partir che precede il finale del primo atto è detto assai bene dalla Zoja, che seppe darvi un’espressione piena di tristezza c di mestizia, senza cadere nelle stiracchiature c nelle grosse respirazioni adottate dalle, arlistc, clic credono I di mostrar deli ’anima, illanguidendo le frasi musicali,; e contornandole da un assortimento di certi sospiri, i clic sono le più goffe emissioni di fiato che possano cscire da una gola femminile. La parsimonia e la vera intelligenza, ceco ciò clic tocca, che. commuove, clic produce impressione; testimonio la Zoja. La voce della Zoja manca di agilità, ma viva Dio! questa mancanza è ben compensata dall’agilità delle sue mani! Convien vederla questa cara creatura, quando batte il tamburo, col quale accompagna il ralaplan dei coristi! È una cosa deliziosa udire c vedere il gentil tamburino clic ha sollevato questo cilindro di pelle, di legno, di metallo c di corda alla potenza d’uno stromcnlo. Gli applausi i più vivi c ripetuti non mancano mai (fi ricompensare la bella giovinetta pclla sua imprésa musicale c guerresca, cd il bis sottomette ad una.serale’ c doppia contribuzione le braccia dcll’amabile battitrice, o suonatricc come vi piace. Un altro momento, che eccita sempre l’entusiasmo, è pure quando nel secondo.atto, costretta ad imparare sotto le lezioni della vecchia zia la romanza, la detestabile c nojosa c piucchè nojosa romanza de’ nostri salons, essa lascia traspirare la sua ripugnanza, il suo malumore, sinché il vecchio sergente che non ha voli) Tutto ciò è detto del nostro collaboratore per quel che riguarda la parte sostenuta, da madamigella

Zoja nella Figlia del Reggimento. Siumo desiderosi; di dovere confermare questo favorevole giudizio quando! potremo apprezzare la sua arte in altre opere diverse.

li sarà allora che potremo andar lieti di vedere inappellabilmente assicurala la sua fama di artista (I distinta.