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luppi, detto il Buranello. Questi, scoraggiato dall’infelice successo della sua prima opera, avea divisato d’abbandonare l’arte, allorquando incontratosi in Marcello ebbe da lui il seguente consiglio.»5 Col55 tivaudo il buon seme che in te pose na» tura, mettiti allo studio di quell’arte che» ignori^ segui la strada che per igno» ranza ti par buja, che coll’ah si vola} v senza, si precipita 5’ (*). Ma siamo ornai giunti con questi rapidi cenni al secondo periodo della di lui vita. Nel primo Marcello avea coltivato tutti i rami della musica, da camera e da teatro, e fu solo per compiacere un amico che scrisse l’opera famosa de’Salmi, tradotti in lingua italiana, ma quindi innanzi 10 vedremo tutto dedicare il raro suo genio, esclusivamente ad oggetti sacri, ed ecclesiastici. Un triste accidente fu la causa che lo mosse a prendere tale determinazione. Recatosi egli il giorno -16 agosto del -1728 alla chiesa de’ SS. Apostoli, giunto verso l’altare maggiore, se gli spezza sotto ai piedi una pietra sepolcrale, e cade entro la fossa. Un brivido di terrore tutto 11 comprese, e fu sì forte l’impressione, che da quell’istante decise di dare un addio alla brillante società, e rivolgersi ad opere pie, consacrando tutti i suoi studj letterari, poetici, e musicali in omaggio della religione. Ciò rilevasi anche dal motto posto in fronte al manoscritto del poema epico che imprese a comporre sul mistero della Redenzione, ed è questo. Eduxit me de lacu miseriae, de luto Jaecis, et immisil in os menni canticum novum carmen Deo nostrjs. Di questo Poema ve n’hanno XX canti, ma noi condusse a termine. Scrisse inoltre un’operetta cui diede il titolo di Corona poetica a Maria Vergine, e che fu data alla luce, come pure l’altra opera: Sonetti a Dio. Estese in prosa Alcuni avvertimenti^ com’egli modestamente gli intitolava, per istruzione del di lui nipote Lorenzo, Alessandro} opera eminentemente filosofico-morale, e le massime ivi dettate, a norma di un gentiluomo, riuscirono di sommo onore a colui che le dava, e di gran profitto a quegli che le xiceveva.essendo egli divenuto una delle glorie del veneto patriziato. Fra le composizioni musicali di questo periodo di tempo, sono da ìammentarsi una Salve Regina, il cantico Renedictus, due Miserere, tre Messe a Cappella, i Treni di Geremia, un Te Deum. e la famosa Messa, da lui medesimo intitolata il Messone (2). Negli accennali lavori da chiesa, gl’intelligenti dell’arte, che gli hanno veduti, poterono osservai’e, che Marcello ne’ suoi studj di contrappunto ebbe a pi-endei-e a modello le composizioni di quel Palesti’ina, che tuttora sono meritamente plagiate, e che seppe inoltre, con saggio avvedimento, adottare le dissonanze aoppie e gli accordi diminuiti, e gli alterati, ch’erano stali, dopo il Palestrina, introdotti dal celebi-e Monteverde, maestro della Cappella Ducale di S. Marco in Venezia l’anno -1613. L’impulso dato da Marcello alla musica da chiesa, anche dopo lui perpetuossi, dac(I ) I11 vigore del consiglio di Marcello, studiò Gaìuppi sotto la guida dei Lotti, divenne celebre, e fu poi nominato maestro della Cappella Ducale di san Marco in Venezia l’anno 1762. j2) Queste opere sacre furono donate dall’autore alla chiesa di S. Sofia di Venezia, che non seppe però conservarle, mentre in processo di tempo, questi insigni lavori caddero in mani straniere, c furono involati all’Italia. che certamente molto hanno influito gli esemplali ch’egli ha lasciatila mantenerla nel suo splendore sino al termine del secolo XVIII. Gli autori che più segnalaronsi furono i tre Francescani Valolli, maestro nella Cappella di S. Antonio a Padova, Martini maestro in S. Francesco a Bologna, e Mattei discepolo, e degno di lui successore. Olli’e a questi Andrea Basily a Loreto, Fioroni a Milano, Bertoni Ferdinando maestro nella Cappella di S. Marco a Venezia, ed altri ragguardevoli autori. I componimenti sacri di B. Marcello sembra che il disponessero ad incontrare l’ultimo suo fine. Infatti, nominato nel 4758 dalla serenissima Repubblica a Camexlingo in Brescia, non appena giunto a quella città, si accolse di un deterioramento nelle sue forze fisiche, a ristaurar le quali nulla valsero i soccorsi dell’arte medica, ond’è che un anno dopo il suo ingresso in Brescia, egli compiè la sua mortale carriera. Ciò avvenne nel dì 2-4 luglio 4759, e nell’anno cinquanlesimoterzo di sua età. La di lui salma fu accompagnata colla magior pompa alla tomba clie dovea rinchiuerla, e d allora sino ad oggi non avvi nessuno, cui sieno care le arti belle, italiano, 0 straniero, che passando per quella città, non si rechi nella chiesa di S. Giuseppe, già de’ PP. Francescani Osservanti, a contemplare il tumulo che rinserra le ceneri di quel genio straordinario, il quale pien di filosofia la mente e il petto innalzò la musica all’apice della perfezione. Per siffatta guisa Venezia, ch’ebbe in Tiziano il suo Apelle, ir» Canova il suo Fidia, conseguì pur anco la gloria di dare 1 natali in Zarlino al Legislatore, ed in Marcello al Principe della Musica. Giannàgostxno Perotti. MUSICA SACRA MESSA FUNEBRE del chiarissimo maestro Perotti. Non ha molto vi fu chi, dopo aver percorsa l’Italia per istruzione musicale, e dopo aver visitati gli Archivii delle varie Basiliche, asserì gratuitamente essere l’Italia mancante di occasioni, nelle quali possano i maestri di cappella dar nuove prove della lor scienza. Falsissima asserzione, perchè visti gli arebivii stessi stipatissimi di ogni genere di musica ecclesiastica, dedurre ne doveva giustamente il contrario; ond’è che per timore non il dotto viaggiatore voglia con fina malizia tacciare con ciò d’inerzia, 0 fors’anehe d’incapacità, i nostri viventi ingegni, vuole amor di patria, d’arte e di verità, che si colga ogni occasione a rispondere all’indebita accusa. Per questo faremo onorevole menzione della Messa mortuaria espressamente scritta dal chiarissimo sig. maestro G. A. Perotti, ed eseguitasi ne’ passati giorni ncll’I. R. Basilica di San Marco, in occasione degli annui grandi funerali Soldini. II dotto viaggiatore suddetto conoscerà non essersi ancora perduta in Italia la classica scuola dei Vallotti, dei Martini, c dei Mattei, ed esservi ancora chi veglia alla custodia del sacro musicale Palladio. Nostra intenzione non è di tutto qui analizzare il mentovato lavoro, ma d’indicare soltanto quei pezzi che più ci parvero meritevoli di nota, c que’pregi che formano la base della buona scuola, e clic al nostro scarso ingegno fu dato rinvenire. Accento, interpunzione, ed espressione filosoficamente trattati; canto bello, italiano; modulazione ragionatissima senza abuso di continue transizioni; istromentazionc chiara, brillante, di effetto conveniente alla cosa ed al luogo, c relativa al progresso de’ tempi, quale per esempio nel Requiem, in cui òprincipale elemento uua frase proposta dall’oboe, poi liberamente imitata dai violini, quindi dai bassi, c finalmente alternata con molto effetto dalla massa generale: così nella grandiosa introduzione del Dics irne una toccante disposizione di gravi armonie, diminuite, rafforzate dagli ottoni, la quale con l’acconcia imitazione de’ suoni ti fa presentire l’ansia ed il terrore di quel fatale giorno di sdegno c di vendetta; mentre per lo contrario i toccanti ed affettuosi accompagnamenti della preghiera Preccs meae, e dell’altra Oro supplex ti portano la consolazione nell’anima. Le dissonanze, clic tanto bene servono a dar risalto ai successivi suoni consonanti, sono accoppiate qua c là con fino discernimento, specialmente nelle progressioni. Lo stile n’è vivace, c l’imitazione è trattata con mano franca e perita, emergendo in modo particolare il talento dell’autore nella fuga finale del Dics irne, la quale, se è ammirabile per condotta cd intreccio di parti, Io è assai più per la natura del soggetto, che infinitamente si presta ad esprimere il senso del verso Iluic ergo parco Deus. E siccome una lode qualunque, non accompagnata da qualche riflessione, potrebbe essere tacciata di adulazione, così ci permetteremo d’osservare, che nel verso Tutta mirum ci spiacque udire que’ suoni marziali c di trionfo, essendo, per nostro avviso, da credersi, clic quella tromba maravigliosa (mirum, cc.!), in quel tremendo giorno non pronuncicrà suoni festosi, ma uno squillo alto, solenne, terribile che basterà a penetrare nei più profondi visceri della terra. Ma forse che ciò non isfuggì alla vista neppure del Perotti, che lo avrà diversamente preso a dipingere per evitare il sentiero da molti altri cosi battuto, c massime dall’unico Rossini, clic per il primo, per tal modo lo espresse nel suo meravigliosissimo iti die judicii. Ci /acciaino lecito di notargli anche non quale criminoso plagio, ma siccome inavvertenza, di aver ravvisato nell’ultimo periodo della preghiera a sola voce di soprano, un frammento di frase, che sente del notissimo inno nazionale d’IIaydn. Certo noi non siamo del numero di coloro che gridano di continuo aver oggidì la musica sacra indossate le vesti della profana; anzi crediamo, che se ai nostri giorni vivessero i Palestrina, i Jomelli od altri, vorrebbero essi pure uniformarsi al progresso de’ tempi: ma solo raccomandiamo ai giovani cultori della musica ecclesiastica di modellare le opere loro sopra gli autori rispettabili, clic vivono cd onorano la repubblica musicale, e a diligentemente osservare come Rossini nel suo Slabat abbia dato libero corso al torrente del suo genio creatore, senza punto, per nostro avviso, derogare alle sane regole dell’armonia c del contrapCosì, di questo lavoro del professore Perotti, rendeva conto il sig. maestro Calegari nella Gazzetta Veneta privileg. del 25 luglio 1842.-Quest’anno, si è udita di nuovo, c nella medesima occasione dei Grandi Funerali Soldini (I) ch’cbbci’0 luogo in questi giorni, la Messa Mortuaria del Perotti, ma compita; con l’aggiunta cioè del Sanctus, dell’Agnus Dei, e di tutti quegli altri cantici che vi succedono sino alla fine. Un’analisi particolareggiata di questi nuovi pezzi, non sembra poter avere in oggi molto interesse pel lettore, dacché l’opera è inedita. - Pure sembrano meritare particolare menzione alcuni tratti, nei quali alla parte scientifica venne dal chiarissimo compositore associata con finissimo accorgimento la parte estetica; c sono: la fuga su le parole Hosanna in excelsis. - 11 quartetto a sole voci su le parole Renedictus qui venti. - Lo stretto della fuga che vi succede sul primo soggetto, ma con nuovi arlifizj; cd infine, jtAgnus Dei, alternato dal coro. Questa bella composizione, che venne degnamente interpretata tanto dalle voci, clic dagl’istromcnti, non può a meno di accrescere onore al chiarissimo professore Perotti, già tanto vantaggiosamente conosciuto per le sue Opere teorico-pratiche. Essa è poi una nuova prova, che le spinosità dell’arte figlie degli alti studj, ponno affratellarsi col buon gusto, cd anzi acquistarne splendore. (1) Un pio testatore, il Soldini, ha disposto che ogni anno, per tre giorni, vengano falli grandi funerali nella Cattedrale di S. Marco.