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GAZZETTA MUSICALE ANNO li. domenica N. 24. Giugno 4 845. - Nel e o dell; a Si pubblici! ogni domcnic danno ai signori Associati dodici pezzi di scelta ni classica antica e moderna, destinati a comporre un volume in 4.° di centocinquanta pagine circa, il quale in apposito elegante frontespizio figurato si iutitoleni AxDI MILANO • La musique, par des in/lexions vives, accentuées, et, • pour ainsi dire, parlantes, exprime toutes les pas• s ion s. peint tous les tableaux, rend tous les objets,» soumet la nature entière à ses savantes imitations, • et porte ainsi jusqu’au coeur de l’homme des sen• timents propres à l’émouvoir. J. J. ROUSSEAU. Il prezzo ddl’associazione alla Gazzetta e e’Antologia classica musicalo è di cITett. Aust. L. 12 per semestre, ed cITetl. Aust. L. 14affrancata di porto lino ai conlinidella Monarchia Austriaca; il doppio per l’associazione annuale. — r.a spedizione dei pezzi di. musica viene fatta mensilmente c franca di porto ai diversi corrispondenti dello Studio Ricordi, nel modo indicalo nel Manifesto. — Le associazionj si ricevono in Milano presso l’Uflicio della Gazzetta ili casa Ricordi, contrada degli Omcnolii Pi.0 1720; all’estero pressò i principali negozianti musica c presso gli Ulllci postali. — Le lettere, i gruppi, i li franchi di porto. SOMMARIO. I. Varietà’: L’organo. - II. Musica sulla musica sacra. - III. I Fanc Teatro Ile. - IV. Lettera di un V. Notìzie Musicali Diverse. VAIUETA l’ORGAHO (1). •gano, conformemente al piawJg^no che ci siamo proposti in innesti nostri scritti sulla slrov^Amentazione, pare debba consi_ federarsi al modo stesso del pianoforte sotto due aspetti diversi-, come stromento unito alforchestra o come stromento formante esso medesimo e per sè stesso un orchestra intera e indipendente. E senza dubbio possibile mescolare 1 organo nei diversi elementi constitutivi dell’orchestra, che anzi ciò si è più volte praticato; ma egli è un umiliare di troppo questo maestoso slromento il volerlo^ condannare a codesta parte secondaria. E poi duopo acconsentire chela sua sonorità piana, eguale, uniforme, non si fonde mai interamente nei suoni di vario carattere dell orchestra, così che sembra esistere una specie di antipatia segreta fra queste due potenze musicali. L’organo e l’orchestra sono entrambi come due re rivali, o meglio, l’uno è imperatore, l’altro pontefice. Hanno una missione diversa, troppo vasti e differenti sono i loro interessi perchè si possano confondere. Epperò in tutte le occasioni in cui si volle effettuare questo singolare avvicinamento, o l’organo dominava l’orchestra di gran tratto, o l’orchestra recata a un sommo gradò di potenza soffocava quasi sotto di se il suo antagonista. Sebbene paia che i suoni dell’organo si convengano sufficièntemente a servir d’accompagnamento alle voci, debbo confessare che questa mischianza non mi ha mai al tutto soddisfattoAmo meglio udire le voci sole che non accompagnate a questo modo. L’organo è fatto per il dominio assoluto, esso è uno stroinenlo gelóso e intollerante. In questo solo caso ei potrebbe, senza punto derogare, mescolarsi ai cori e all’orchestra, e tuttavia anche in questo caso vorrebbe egli essere lasciato nel suo solenne isolamento. Per esempio, se una massa di voci collocate nel coro di una chiesa a gran distanza dall’organo, interrompesse di tratto in tratto i suoi canti periasciarli riprodurre dall’or(I) La quantità di materie ci ha impediti finora di produrre quest’altro dei tanti articoli del sig. Herlioz sulla Slromentazione già dati ncil’annata decorsa. gano in tutto o in parte; se anche il coro, in una cerimonia di carattere- triste venisse accompagnato da un gemere alternato dell’orchestra e dell’organo partenti da’ due punti opposti del tempio, l’organo succedendo all’orchestra come l’eco misteriosa de’ suoi lamenti, sarebbe questo un modo di slromentazione suscettibile di grandiosi e sublimi effetti. Ma anche in questo caso l’organo tion si mischierebbe realmente agli altri stromenti; esso risponderebbe ai medesimi o li interrogherebbe; tra i due poteri rivali non si avrebbe altro che un’alleanza tanto più sincera in quanto che nò questo nè quello non perderebbe punto della propria dignità. Ogni qualvolta mi venne udito l’organo suonato d unione coll’orchestra mi sembrò ch’ei producesse un detestabile effetto, e nuocesse a quello dell’orchestra invece d’aumentarlo. Quanto a determinare il modo col quale l’organo debbe essere suonato da sè solo, e considerato come una orchestra completa, non è qui il luogo di occuparsene. In questa serie eli articoli sulla istromentazione noi non ci siamo punto proposti di dare un corso di metodi dei diversi stromenti, ma bensì di studiare in quale guisa essi ponno contribuire all’effetto musicale mediante la loro associazione. La sciènza dell’organo, l’arte di scegliere i diversi registri, di opporre gli uni agli altri, costituiscono il talento deU’orgàuista, supponendo ’ch’ei sia, come deve essere, improvvisatore. Nel caso contrario, vale a dire considerandolo come un semplice virtuoso incaricato di eseguire una musica scritta,ei debbe acconciarsi scrupolosamente alle indicazioni dell’autore, il quale è in tal caso obbligato a conoscere le risorse speciali dello stromento ch’ei pone in opera e di ben servirsene. L’estensióne dell’organo è indeterminata; essa varia secondo la sua dimensione, che d’ordinario vien precisata dal numero de’ piedi di che è lunga la sua maggior canna suonando la nota più profonda della sua tastiera. Questa canna è della varia lunghezza seguente: quattro, otto, sedici, trentadue piedi; epperò si suol dire: un organo di trentadue, di sedici, di otto, di quattro piedi. Anche il numero dei registri o giuochi non è lo stesso in tutti gli organi; ve ne ha alcuni i quali ne hanno molti, altri ne hanno pochissimi. I registri, com’è noto, sono indicati dal nome degli stromenti d’orchestra coi quali il loro suono offre maggior analogia, e sono il flauto, Poboè, il clarino, il fagotto, il corno inglese, la tromba, ecc. L’organo dà i varii effetti di una sonorità dolce, irrompente, terribile, ma non è della sua natura di farli succedere ed alternare rapidamente; esso dunque non può offrire, come l’orchestra, un rapido immediato passaggio dal piano al forte o viceversa. Mercè i perfezionamenti di fresco recati nella sua fabbricazione, introducendo sùccessivamenle diversi giuochi che si accumulano, può esso produrre una specie di crescendo e produrre per conseguenza lo smorzando, ritirandoli nell’ordine inverso. Ma neppure col mezzo di questo ingegnoso meccanismo la gradazione e degradazione dei suoni nell’organo non danno le mezze tinte intermedie’ che producono sì bell’effetto nell’esecuzione d’orchestra. Ne’suoi passaggi dal forte al piano e viceversa si sente quasi sempre l’azione di un meccanismo materiale. Lo stromento di Erard, noto sotto il nome di organo espressivo, offre solo la possibilità di gonfiare e diminuire realmente il suono, ma esso non è ancora accettato e ammesso nelle chiese. Uomini gravi e pur mossi da ottimo spirito, ne condannano l’uso, comecché possa essere di pregiudizio al carattere e alla religiosa destinazione dell’organo. Senza neppur toccare alla quistione tante volte agitata della convenienza dell’espressione nella musica sacra, quistione che il semplice buon senso, netto da pregiudizi religiosi, scioglierebbe di primo tratto, noi ci permetteremo nondimeno di far osservare ai partigiani della gretta musica di canto fermo e dell’organo non espressivo (comecché i registri forti e piani e diversamente timbrali non rechino di per sè nell’organo la varietà e quindi l’espressione!) noi ci permetteremo, di far osservare, che sono i primi a espandersi in ammirazione | allorquando si tratta dell’esecuzione vocale Il di Allegri o di Palestrina nella cappella | Sistina; ora questa esecuzione è sopra ti tutto di grande effetto appunto per la finezza de chiaroscuri, del crescendo e del diminuendo dei suoni spinti, sostenuti, ammorzati, in una parola per tutte le qualità che mancano all’organo e che l’inveu| zione di Erard mirerebbe a dargli. Ei sono adunque in evidente contraddizione con sè stessi, a meno che ei non pretendano (e non ci sarebbe da farne le meraviglie) che le tinte espressive pèrle,t:| tamente appropriate, religiose e cattoliche il nella voce umana, diventino d’un tratto, applicate che siano all’organo, irreligiose, t i eterodosse ed empie. E poi anche singo- *,| lare, mi si perdoni questa piccola digres_ §:j sione, che codesti medesimi critici conser_ (j