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della sua soverchia ostinazione nel sostenere le metodiche sue opinioni, e dell’assoluta indipendenza che in esse dimostrava. Pure a chi si diceva a considerarlo attentamente, e quando egli trattava e parlava di cose indifferenti, oppure conversava con alcuni suoi amici intrinsici, non poteva a meno di apparire l’eccellente sua indole. Cosi ad onta della disuguaglianza del suo umore, e della severità delle sue massime, egli era adorato da tutti coloro che avevano a fare secolui. La venerazione che gli professavano i suoi allievi (fra’ quali si annoverano Boieldieu, Auber, Caraffa, Halevy, Zimmermann, ecc.) partecipava quasi del fanatismo; e Cherubini li ricambiava di quell’affetto ond’era da loro amato. Halevy sopra tutti era da lui prediletto e veniva considerato come suo figliuolo. Ei sempre rifuggi da quelle speculazioni che riducono l’arte ad un’industria: non iscrisse mai per solo spirito di guadagno, non conobbe intrighi nè basse mene, e perciò non è da far meraviglia s’egli alla vedova ed a’ suoi figli per retaggio lascia solo un nome immortale. Eredi di Luigi Cherubini sono 1 Italia, la Francia e la Germania ed altre nazioni a cui appartengono oramai e gli allievi che egli ha formati e 1» Opere da lui composte. Possa la prima delle tre nominate nazioni mostrare ia propria riconoscenza ad una delle più splendide sue illustrazioni, e render meno grave il proprio disdoro di averla finora negletta, col ricorrere alle classiche composizioni dell’estinto maestro onde attingervi utili lumi e non volgar diletto, e cosi compensare gli amatori della buona musica delle tante abbiette profanazioni cui vediamo ogni di condannati i nostri teatri lirici! is. c. Gambale e lo ha presentato di un suo nuovo CRITICA BIBLIOGRAFICA. I. Romance Variée pour le Piano expressément composée pur S. Thalberg [tour être publiée avec les nouveaux signes «le la Réforme Musicale d’IÎMMANUEL C-AVIBALE (1). Nell’ultimo numero di questa Gazzetta ci congratulavamo con noi stessi, osservando che il nostro articoletto di polemica risguardante la Ri/òrma Musicale del maestro Gambale, aveva già prodotto un frutto che appena osavamo sperare, e vogliam dire, la promessa che il sig. Alighieri ci faceva di una serie di articoli da inserirsi tra breve nella Fama del 18111 destinati ad annichilare gh oppositori della Riforma stessa, tra’ quali, per cortese distinzione, fummo annoverati dal sig. Alighieri suddetto. Davamo poi termine a quel brevisimo cenno, avvertendo il sig. Gambale, che in simili questioni le parole valgono tutt’al più la sola metà delle prove di fallo. Ed ecco in fatti che coi Jatti per l’appunto il signor Gambale, prevenendo impaziente l’amico suo, si accinge alla savia impresa di aprire gli occhi ai nonveggenti e di proclamare la sua vittoria. Thalberg, che fino dalla sua dimora tra noi s’era protestato e a voce ed in iscritto caldo propugnatore della Riforma Musicale, ha steso pel primo la mano amica al signor (I) Milan, chez l’éditeur Emmanuel Gambale rue de la Spiga X. 1384, chez le libraire Andrée Ghicini, Corso Francesco, X. CIO, et chez le papetier Joseph Penati, ’x rue del Pesce, X. 4981. Ìlezzo dettato co’nuovi segni musicali della iiforma, e il qual pezzo al dire dello stesso sig. Emularmele Gambale - deora formar la pien e angulaire (l’un nouvel èdifice musical, auquel la génèrositè artistique da cèlebre Riuniste servii a d’ègide contre la jalousie de ceux qui sans examen consciencieuoc, ont cru pouvoii’ eriger en Italie un tombeau à la Riforme. Cosi scrive il nostro signor Emmanuele Gambale. Le parole che abbiamo qui riportate fan parte di una lettera che precede la romanza della quale brevemente toccheremo; sulle leggiadre e veramente gentili espressioni di che è condita quella lettera di dedica, tiriamo un velo, non essendo noi avvezzi a farci carico delle aberrazioni di chi parla accecato da ingiusta collera. Questa Romance Fariée è infatti come le Romances sans paroles di Thalberg, una Romanza aneli5 essa senza parole; la quale si ripete due volte sovrapponendo a ciascuna delle ripetizioni i soliti e prediletti arpeggi o fioriture dell’autore, che sembra sempre più accarezzare questo suo metodo di comporre, divenuto forse oltremodo sbrigativo per lui, ma per noi, abbenchè sempre elegante, troppo trito e diremmo nojoso. Ma per avventura il celebre compositore, sia per non essere ancor egli stesso perfettamente addentrato nel sistema Gambale, sia colla speranza d’essere più presto in questo primo saggio letto e compreso dal volgo, avrà voluto tenersi espressamente, in codesto suo ultimo componimento, ad un genere al tutto semplice, comune e facile: ben inteso, parlando comparativamente alle altre opere del rinomato pianista. Anche alcuni errori incorsi nella stampa di questa Romance giova attribuirli più che altro alla poca perizia dello scrittore nell’uso de’ nuovi segni musicali, anziché ad assoluti errori di stampa; mentre vogliamo ritenere che il signor maestro Gambale avrà voluto essere ben diligente ed attento, acciocché almeno in questo primo esperimento, nessuna negligenza tipografica avesse a tradire le intenzioni del manoscritto del pianista compositore. Gli errori da noi notati nella lettura di questo pezzo, e che qui amiamo riportare allo scopo che qualche studioso del nuovo Metodo non abbia a torturarsi la mente più del bisogno, sarebbero per esempio i seguenti: Alla pagina seconda, sbarra quarta, rigo delia mano sinistra, tempo quinto, primo indicasuono (vulgo nota) avvi un Ra (vulgo la bemolle) sottoposto a un Ta (vulgo si bemolle): ebbene quel Ra dev’essere pure un Ta, tredicesima (vulgo ottava) inferiore del Ta suaccennato. Passiamo alla pagina quarta,sbarra prima, rigo della mano destra, ultimo tempo, dopo il segno di riposo primo e superiore indicasuono, vi si trova un Ca (vulgo re bemolle) che pare doversi tramutare in un Fa (vulgo mi bemolle). Questo veramente sembra semplicemente un errore di stampa, perchè 1 indicasuono è posto all’elevazione del fa e non gli manca che la lineetta alla testa. Alla pagina ultima, sbarra ultima, rigo della mano sinistra, tempo terzo, indicasuono quarto; il La (vulgo Mi) sembra doversi cangiare in Ra (la bemolle). Poco corretta ne sembrò pure la ma| niera di scrivere nella quarta pagina, (sbarra || terza, tempi terzo e quarto, mano diritta) la frase della cantilena principale: dove il Ma ( fa ) che è tenuto tutto il tempo sembrerebbe doversi tenere due soli terzi di tempo per risolvere sul fa (mi bemolle) dell altra mano: e così pure il ca (re bemolle) del tempo seguente sembra non doversi tenere che un terzo di tempo per continuare la cantilena sul Ta (si bemolle e Pa (sol) dell’altra mano, dappoiché ne pare che l’intenzione dell’autore fosse di ottenerne la melodia ma, fa, ca, te, pa (fa, mi bemolle, re bemolle, si bemolle, sol). Almeno il modo nel quale è scritto il primo di questi due tempi deve ritenersi per vera impurezza armonica. Così pure per ultimo siamo alquanto dubbiosi se nella quarta sbarra della terza pagina, tempo sesto, rigo della mano diritta, il sig. Thalberg, invece del secondo indicasuono fi (mi bemolle) non abbia avuto intenzione di scrivere, come poco più indietro la (mi bequadro)-, e più sotto alla sbarra quinta, pagina stessa, tempo ultimo, mano diritta, secondo indicasuono, in luogo del ta (si bemolle) si desidererebbe il va (si bequadi o). Poniamo queste ultime osservazioni come semplici reticenze, asserendo noi pure che nulla urtano colla severità delle regole armoniche, ma che nella composizione in discorso ci sembrarono nuli’altro, che una meschina ricercatezza di nessun buono effetto. La Romanza è nel tuono di Ra naturale (vulgo la bemolle maggiore): la melodia che forma la Romanza propriamente detta viene preceduta da un breve ritornello di poche misure, dopo le quali ella si apre soavissima e d’impronta italiana; viene subito dopo variata, o per meglio dire, ripetuta con fioriture non dissimili da quelle adoperate dallo stesso autore a prima variazione della preghiera del Mosè, le quali alla seconda parte della cantilena si tramutano in altre non meno comuni, fino a che il compositore accenna di rimettersi di nuovo sul tema per una terza variazione, ciocché però non succede così subito, ma invece l’autore si travia in un labirinto di transizioni cromatiche, che eseguite nel tem giusto, vale a dire in molta fretta, sili remino la testa più armonica dell’universo a poter comprendere, e seguirne l’andamento precipitato e diremmo accavalcato. Senonchò il lutto poco dopo si aggiusta, e con una preparazione, la quale potrebbe ancora maggiormente essere prolungata e far sospirare di più il ritorno della deliziosa cantilena, si rimette l’autore alla terza variazione, la quale pure in mezzo a’ solili arpeggi fa sempre spiccare affettuosa e marcata la melodia. Dopo di che chiudesi a dirittura pianissimo questo pezzo, che se non altro, per i pregi della lodata cantilena, può formar il passatempo gradevole di tutti que’ nostri pianisti, i quali amano congiunta all’eleganza del componimento una difficoltà d esecuzione non isconfortante. Avanti di dar termine a questo Cenno, vogliamo pregare il chiarissimo Riformatore della musica sig. Emmanuele Gambale a tenerci per iscusati se nell’esame di questo nuovo lavoro del signor Thalberg siamo caduti, forse involontariamente, a far uso ancora di qualche termine tecnico musicale non consentaneo alla Riforma, da lui immaginala. Ma fino a che egli non pensa ad onorare e rischiarar l’arte col da tanto tempo promesso suo Trattato d Armonia (il quale, ad appoggio delle sue dottrine avrebbe dovuto pubblicare unitamente alla Slitti