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(Supplemento alla Gazzetta N. 16) - 67 -

STUDJ BIOGRAFICI.

CHERUBINI

(Continuazione; veggasi il N. 15).

Colla legge del 4 Agosto 1795 stabilitasi definitivamente l’organizzazione, del Conservatorio di Musica, a Parigi. Cherubini, Gossek, e Mehul furono nominati inspettori dell’insegnamento, ed a Sarrette, il quale pel prima concepì il progetto di quell'utilissimo stabilimento, e colle infaticabili sue cure ne promosse l’instituzione, venne affidata la direzione della parte amministrativa. Quel posto fu il solo che per lungo tempo Cherubini ebbe ad occupare, stantechè Napoleone, il quale come tutti sanno, lo vedeva di mal occhio, nessun favore gli impartì ne’ giorni della sua grandezza. Da taluno si volle attribuire una tale dimenticanza ed antipatia pel maestro di genio, all’aneddoto che siamo per raccontare.

Poco dopo l’organizzazione del Conservatorio, il direttore fu avvertito che il generale Bonaparte desiderava si eseguisse una marcia di Paisiello ch’egli aveva portato dall’Italia. Sarrette stimò opportuno approfittare di quella occasione per far sentire al prode Generale l’orchestra e i cantanti del Conservatorio in una composizione di maggior importanza; e perciò scelse una cantata da Cherubini composta pe’ funerali del generale Hoche, lavoro di merito non comune. Bonaparte ebbe dispetto che gli si desse più di quanto avea domandato, e forse a lui non troppo garbò udir cantare le lodi di Hoche. Comunque fosse si mostrò di mal umore e dopo l’accademia, avvicinatosi a Cherubini che l’avea diretta, fece i più grandi elogi di Paisiello e delle Opere di questo maestro a lui al sommo accetto e che egli qualificava siccome il primo di tutti i compositori; e per togliere a Cherubini che nell’opinione sua gli potesse toccar il secondo posto, si affrettò a soggiungere che dopo Paisiello ei prediligeva Zingarelli. Da quel momento tutte le volte che Napoleone parlava a Cherubini, non senza affettazione, cominciava sempre dal fare l’elogio de’ due maestri or citati.

Molti pretendono eziandio che il Cherubini, al tutto alieno da’ modi cortigianeschi, ed alquanto ruvido per indole, un giorno a proposito di alcune bizzarre osservazioni sulla sua musica fatte dal primo Console, che non poteva perdonare a un italiano di non far musica puramente italiana, gli dicesse con alquanto di risentimento - Cittadino Console, voi immischiatevi a riportar delle vittorie, e lasciate fare ame il mio mestiero, del quale voi punto non v’intendete. -Un’altra volta Bonaparte invitatolo a pranzo, secondo il solito gli parlò di Paisiello e più che mai si mostrò entusiasta della soave musica di quell’autore aggiungendo - Voi avete molto talento, ma i vostri accompagnamenti sono troppo forti - Cittadino Console, gli rispose il maestro, ho cercato di adattarmi al gusto francese. Paese che vai, usanza che trovi. Quindi Bonaparte essendosi manifestato che amava la musica monotona - Ma, cittadino Console, gli soggiunse Cherubini, la monotonia in qualunque arte è un dfetto. - Allora il gran capitano spiegò che cosa intendeva per musica monotona - cioè quella musica tranquilla che soavemente lo lusingava - Capisco, replicò Cherubini, voi amate la musica che non vi impedisce di pensare agli affari di stato. Così terminò la conversazione che non parve dar troppo piacere al cittadino Console. Napoleone ritornò alle sue vittorie ed il franco e tenace Cherubini a’ suoi spartiti, ed all’ammaestramento.

Luigi Cherubini dopo aver prodotto alla Grand-Opéra l'Anacreonte nel 1803, e la musica d’un ballo intitolato Achille in Sciro, per migliorare il suo stato accettò l’impegno di recarsi a Vienna, e là soggiornò più di un anno e a quel teatro imperiale nel 1806 fece rappresentare la Faniska, in cui introdusse alcuni frammenti del Koukourgi. Le elevate bellezze di quest’Opera eccitarono l’ammirazione de’ più grandi artisti di Vienna: e per essa Haydn, che in seguito volle chiamare Cherubini col nome di figlio, e Beethoven, come si asserisce nella Biographìe universelle des Musiciens, lo proclamarono il primo compositore drammatico de’ suoi tempi; ed i maestri francesi, compreso l’istesso Mehul, annuirono a quella opinione tanto onorevole.

Napoleone, dopo la vittoria di Austerlitz, entrato in Vienna, fece chiamar Cherubini e lo accolse con bastante benevolenza da non pronunciare, come sempre aveva fatto, il suo nome alla francese. - Perchè siete voi qui? gli chiese - Fui incaricato di scrivere due Opere. - Avete avuto il permesso de’ vostri superiori? - L'ho ottenuto dal Ministro - Ebbene giacché vi ci siete, faremo musica, e dirigerete i miei concerti. Infatti ne diede varj, e ad uno si mostrò assai inquieto, e finì coll’esclamare - Cherubini, l’ orchestra suona troppo alto. Sire, io posso assicurarvi ch’essa è in accordo perfetto. - Quando io dico che suonano troppo alto intendo troppo forte e che fanno un eccessivo fracasso. Cherubini ordinò che suonassero pianissimo, e la serenità riapparve sulla fisonomia del possente amatore della musica soave. Forse il gusto esclusivo dell’imperatore per la musica dolce, placida e piacevolmente lusinghiera ha contribuito a far scoprire a Cherubini quella curiosa forma di decrescendo, di cui lasciò de’ modelli tanto notevoli nelle sue composizioni religiose. Nessuno prima di Cherubini, come ben osserva Berlioz, e nessuno dopo di lui, ha meglio posseduto la scienza del chiaro-oscuro, delle mezzetinte, della graduata diminuzione di suoni; applicata essa ad alcune parti essenzialmente melodiche delle sue messe gli die’ modo a produrre delle vere meraviglie di espressione religiosa e scoprire de’ finissimi artifizj nell'istrumentazione.

Ritornato a Parigi, una gagliarda febbre nervosa lo travagliò pel corso di diciotto mesi, per il che ogni applicazione alla musica gli venne dai medici proibita. Cherubini si abbandonò allora ad una profonda melanconia, per distrarsi dalla quale gli venne suggerito di studiare la botanica: il che gli riuscì di gran vantaggio ed in poco tempo egli più non pensò che a’ fiori ed alle erbe. La passione per la scienza di Linneo, sembrò ben anco durare in lui al di là della malattia che la fece nascere, ed allorquando interamente ristabilito a Chimay presso il principe di Chiney, avrebbe potuto riprendere i suoi lavori musicali interrotti per sì lungo tratto di tempo, non fu che per cedere alle continue istanze de’ suoi ospiti e del suo allievo ed amico Auber, ch’egli alla fine si decise a comporre una messa. L’esperimento fu felice e mirabile il risultato: giacché immaginò la messa solenne in fa a tre voci sì pura, sì grande, uno de’ capolavori del genere. Il pensiero che lo diresse in quella composizione non aveva analogia veruna con quello che inspirò tutta la musica dell’antica scuola romana, la quale in certo qual modo basava le rigorose formole del contrappunto sull’emanazione del sentimento che convenivasi alla divinità, scevro da ogni passione umana. Cherubini al contrario volle che la sua musica religiosa esprimesse il senso drammatico del sacro testo, e fosse come un omaggio che l’uomo nelle varie sue vicissitudini offrisse a Dio, adornato di tutti i nuovi effetti che l’arte nel suo progredimento ha ritrovato. Ma nel dar vita ad una tale idea appalesò un sì grande ingegno, congiunse in siffatta guisa le severe bellezze del l’armonia e l’imponenza e la varietà dell’istromentazione colla conveniente espressione melodica degli affetti, che in questo genere è rimasto senza rivali.

Ridonato al lavoro Cherubini, pieno di confidenza nella forza e nella freschezza della sua immaginazione, nel 1809, pel teatro delle Tuilleries scrisse il Pigmalione, eseguito dalla Grassini e da Crescentini. A questa bell’Operetta italiana, che si discostava dalle altre produzioni dell’autore, tenne dietro nel successivo anno il Crescendo all’Opéra Comique, che non aggradì 5 e nel 1813 gli Abencerragi alla Grand'Opéra; il cui successo fu interrotto dalle notizie de’ disastri di Mosca. In quest’ultima Opera avvi l’aria - Suspendez à ces murs mes armes - indubitatamente una delle più belle cose di cui possa vantarsi la musica drammatica dopo Gluk: nulla ad un tempo stesso di più nobile, di più vero, di più profondamente sentito. Non si sa in essa se debba maggiormente ammirarsi il patetico recitativo, o la tenera e commovente melodia dell'andante, o quella straziante dell’allegro finale. - Cherubini musicò pure varj brani dell’Oriframma e del Bajardo a Mezieres, Opere di circostanza messe insieme da varj autori con ogni sollecitudine e fra le tumultuose agitazioni dello straordinario cambiamento politico. Un solo pezzo dell’Oriframma ancor si ricorda per esser stato eseguito varie volte al Conservatorio di Parigi or sono otto o dieci anni. E un coro compito con quel sistema di decrescendo di cui abbiamo più sopra parlato e che rapì tutto l’uditorio pella sua dolcezza e spiccata originalità. Considerando gli effetti veramente deliziosi che seppe trarre Cherubini dalla voce e dall’orchestra nelle varie modificazioni dei pianissimo, mercè l’elevatezza delle sue melodie i fini e delicati artifizj della sua istromentazione, la grazia e spontaneità con cui le sue armonie e modulazioni s’intrecciano e susseguono, è quasi permesso provar rincrescimento ch’egli abbia molto più scritto in una opposta maniera di gradazioni. Ne’ suoi pezzi energici anche delle messe, qualche volta sono affidati all’orchestra de’ movimenti bruschi e duri che non convengono gran fatto alle situazioni del dramma e molto meno allo stile religioso.

La Restaurazione sopravvenne ad aprire una via novella al suo raro ingegno e a rimunerarlo dalle ingiurie della fortuna. Bordogni fu nominato a succedere a Martini nella carica di sopraintendente della musica del Re. Ne’ Cento giorni Napoleone, che tanti favori aveva compartiti a Paër, mostrossi verso Cherubini meno contrario, lo decorò dell’ordine della legion d’onore ed avendo aumentato il numero de’ mem-