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dovuto almeno farsi carico di dirne alcuna aS cosa: -i.0 Degli elaborati articoli che il signor uu Geremia Vitali nostro collaboratore, pubù blicò nel Messaggere torinese, e del minuto esame critico cui sottopose l’opuscolo del riformatore, i! quale rispose in modo ben poco persuadente allo scrittore del Messaggere. 2.° Delle dottissime osservazioni inserite subito dopo nel Messaggere stesso dal chiariss. maestro L. Rossi di Torino, non punto combattute dal signor E Gambale, cui anzi, a giudizio nostro, rimase il torto di aver replicato con soli sarcasmi a ragioni molto chiare e con ogni maggior riserbo esposte. 5.° Della dotta lettera che fino dal Luglio passato, il maestro Picchi pubblicava nella lodata Rivista musicale di Firenze, all’uopo d’esporre i molti suoi dubbii sulla validità della proposta Riforma, alla qual lettera non fu data linora veruna risposta nè dal medesimo signor Gambale, nè da altri de’ suoi fautori. Avremmo per ultimo bramato che il signor G. B. JVIenini, invece di farci consapevoli di cose già ripetute più volte sui fogli, si fosse data la pena d informarci dei felici esperimenti pratici che a quest’ora dovrebbe il sig. Gambale poter vantare in appoggio del nuovo suo sistema di semplificata notazione. Questa nostra Gazzetta tardò finora a prendere parte a questa quistione nella lusinga appunto che il detto signor Gambale avesse o tosto o tardi a saper somministrarci i mezzi di difendere la sua causa un po’ meglio che non ne sembra possibile al presente. 11 nostro silènzio vuoisi adunque interpretare non da altro consigliato che da un dilieato riguardo a persona che tanto si sforza a rendersi benemerito alla musica. Però se il sig. Gambale continuerà a non combattere i suoi oppositori che con parole prive del fondamento dei fatti, ed a credersi vittorioso per le sole attestazioni favorevoli di alcune isolate celebrità musicali (il cui voto in simile disputa che interessa tutto il mondo artistico, non può avere che un peso parziale), noi.ci crederemo autorizzali a considerare per valide le obbiezioni già emesse colla stampa periodica a carico della contrastata Riforma. e ci riterremo anzi in dovere di aggiugnc-re quelle che sapremo dettare per nostro conto e di accettarne tutta la responsabilità. PEDAGOGÌA MUSICALE. Qua unque opinione abbiasi dello stato presente dell’arte musicale in Italia, egli è un fatto incontestabile che la cultura di quest’arte vi comparisce attualmente in un grado di notabile incremento, avendo a ciò contribuito principalmente i recenti perfezionamenti dei metodi d’istruzione in ogni ramo di essa. Ed è per questi nuovi metodi che le precocità sono in oggi si frequenti tra noi da non recar più meraviglia l’incontro di impuberi giunti quasi a sormontare tutte quelle complicate difficoltà meccaniche, che presenta l’odierno maneggio di un qualunque siasi strumento musicale-, nè più la interpretazione di indigeste teorie costringe lo studiente contrappuntista a logorarsi le forze intellettuali per otto o dieci anni, oggi che nel periodo di quattro, o cinque al più. quando vi si uni«scano le necessarie disposizioni ed una applicazione conveniente, si può senza eccesso eli fatica percorrere tutti gli stridii dell’armonia, del contrappunto, e di tutto ciò che possa assoggettarsi all’insegnamento nella diffidi arte di compor musica. La didascalica musicale, che dopo il risorgimento delle arti, prima che altrove ri! comparve adulta in Italia per opera di Zarlino. in questo suolo istesso ricevè grandi sviluppamenti nel corso di circa due secoli. Ma il più forte impulso alla simpliticazione dei metodi venne a noi dalla Francia, ed è cosa ammirabile, fu dato esso in momenti che gravi calamità sociali affliggeano quella nazione. La primitiva istruzione elementare della musica, e particolarmente del canto, presso i francesi manteneasi per le cure e pei sussidii del clero, allorquando pei trascorsi della rivoluzione rimanca quello impoverito, disorganizzato, distrutto. E tale avvenimento producendo il timore della perdita di una delle più nobili arti che onorano 1 umano spirito, sollecito erigevasi un istituto di musica in Parigi, comandato per legge della Convenzion nazionale il 28 brumale, anno secondo della repubblica; nè si può non ammirare quest’atto di grande amore di civiltà che manifestavasi in mezzo ad azioni popolari totalmente opposte. La prima operazione di quei benemeriti artisti fondatori di tale istituto ( oggi Conservatorio di musica di Parigi ) fu il rivolgere la loro attenzione all’insegnamento primitivo dell arte, che equivale a riprendere una fabbrica dai suoi fondamenti per tentar di renderne più solida, più comoda e più perfetta la costruzione. Ed affinché giudicar meglio si possa dello spirito da cui quegli onorevoli membri furono animati, ci piace riportare le medesime loro parole espresse in una deliberazione de’ 12 fruttidoro anno secondo. -!.° L’Istituto considerando che la precisione e la semplicità dei prìncipii elementari sono la base costitutiva di una buona scuola; che questi prìncipii nel medesimo tempo che devoti tendere ad aggrandire il circolo delle cognizioni devono ancora essere spogli dei sofismi sistematici consacrati dalP uso - Decreta. - 2.° Gli artisti dell’Istituto si occuperanno della /ònnazione delle opere elementari per lo studio ilella musica, del canto, dell’armonia, della composizione, e di tutte le parli strumentali, ecc. In breve tempo la stampa fece circolare per tutta Europa i nuovi melodi, i quali se non comparvero allora portati ad una conveniente perfezione, furono non ostante sufficienti a tracciare una nuova strada da seguùsi nei diversi rami dell insegnamento musicale, rilasciando alla esperienza il carico di appianarla e condurla a quel punto da giungere alfine a quei risultamenti sopra discorsi. Ma in mozzo a questo movimento progressivo ci sembra scorgere una parte che di egual passo non corra. Ella è questa la primitiva ed elementare istruzione nel canto, causa per cui tra la moltitudine degli individui dotati di una organizzazione favorevole, e che si danno all’esercizio della musica vocale, scarso oggi è il numero di quelli che a prima vista sien capaci ad eseguire correttamente una parte di un Coro, di un pezzo concertalo, o di un solo, e di stare in questo rapporto a livello anche con uno strumentista comune. Questa deficienza primieramente è I da addebitarsi alla abolizione di una quandi di Cappelle Jisse che altra volta cs.«stevauo in tutta la nostra penisola, per le quali si esigevano cantori pronti e sicuri nell’esecuzione estemporanea, lo che richiedeva più fondati stridii nel Solféggio elementare di quelli che per pigrizia, o per risparmio di tempo si vogliano oggi sopportare; c< sicché la è una preziosa rarità il ritrovar fra i giovani >111 cantante, che oltre le doti naturali e la necessaria cultura dello spirito, possieda la scienza degli intervalli, conosca per principi!, e sappia praticamente valutare i rapporti modali di ciascun suono (senza di clie manca l’unico appoggio alla intonazione), che possegga la teorica dell’armonia, ecl altre cose simili, non solo di somma utilità, ma di necessità assoluta per divenire un perfetto cantore. Nè mai si voglia credere che coll’accennare tali difetti di puro sistema scolastico, sia mio intendimento il far presentire una decadenza fra noi della divina arte del canto; cosa al certo di remoto avvenimento, perchè, sia effetto della lingua del bel paese là dove il sì suona, oppur dolcezza di clima, od altra causa influente sull’organismo individuale, la dolce melodia ed il bel canto è insito nel popolo italiano, e si identifica colla sua esistenza. Neppur la mancanza di maestri abili che lo insegnino vuoisi rimproverare, giacché per ogni città d’Italia ve ne hanno eccellentissimi, presso dei quali ricorre lo straniero clic desidera l’acquisto di un perfezionamento in quest’arte. Ma abbenchè in tutte quelle particolari scuole l’uso del solfeggio formi la base degli stridii, pure i solféggi di [iredilezione sono oggi quelli che soltanto tendono al maggiore sviluppo e al faci! maneggio della voce, e che conducono all’acquisto di quelle forme di canto proprie dello stile del teatro, ove ogni studente agogna di prodursi per cingersi d’allori e per cumular ricchezze, ed ove la necessità di cantare a memoria dispensa dall’abilità di una improvvisa lettura della musica. A pareggiare i perfezionamenti della pedagogia musicale in Italia non resta dunque altro a desiderarsi, che sorgano apposite scuole di primitivo ed elementare insegnamento della musica e del canto che suppliscano a quelle che in altro tempo esistevano nei collegi, nei seminari, e nelle cattedrali, e come non ha molti anni vennero istituite nella Francia, ove ora il canto elementare va facendo notabilissimi progressi, Specialmente per un ingegnoso metodo ritrovato dal signor Williem. Questa riflessione dello studio del canto nella classe specialmente dei giovani artigiani d’ambo i sessi, se la non può contribuire direttaniente a formare artisti di musica, perché altra sorta di studii loro abbisogna, oltre un apposito organismo ed altre naturali facoltà di grado superiori al comune, lascia però intravvedere una maggiore utilità sociale. E di fatti una delle principali cagioni della moralità popolare della Germania vuoisi generalmente attribuire alle scuole di musica dei villaggi, le quali mentre occupano la gioventù in un piacevole ed innocuo divertimento, salvandola cosi dal pericolo di abbruttirsi pei vizi clic sovente l’ozio promuove, alimentano in essa anco uno spirito di pura e santa religione lo che pacifici rende ed onesti quei popoli. E come è provato che gli esercizi ginnastici contribuiscono allo sviluppo delle forze corporali, dei pari le belle arti contribuiscono al perfezionamento dei sensi; giacché avvici,e che l’occhio del pittore veda ben al