impegno di scrivere un’Opera pel teatro S. Moisé di enezia.
Quest’Opera fu la Cambiale di matrimonio che
ebbe mediocre successo. Alla quale fece ben tosto succedere
l’Equivoco stravagante, il Demetrio e Polibio,
l’Inganno felice, il Ciro in Babilonia, e la Scala di
seta, la Pietra del paragone, e VOccasione fa il ladro.
Queste Opere scritte tutte l’una dopo 1 altra con mirabile
rapidità procacciarono a Rossini nome di buon compositore.
Ma col Tancredi rappresentato a enezia egli
oscurò la fama di tutti gli altri maestri, e divenne meritamente
l’idolo della musica contemporanea. Chiamato
a Napoli dall’impresario tìarbaja vi compose un numero
ragguardevole di Opere di tanta importanza che ciascuna
per sè può considerarsi come un capolavoro. L’Otcllo,
Ricciardo e Zorjuide, la Donna del Lago, la Zelmira,
il Mosè, e successivamente per Roma il Barbiere di
Siviglia l’Opera bulla di tutti i tempi, e la Cenerentola,
e la Matilde di Shabran. Finalmente 1 anno 1823 diede
in Venezia la Semiramide, la quale spira per tutto I abbondanza,
e la nobiltà di pensieri originali a cui possa
dar luogo il maggior genio musicale italiano. Quest Opera
che in un anno corse tutti i teatri d Italia diede a Rossini
il trionfo più segnalato ed immortale. Colia Semiramide
(1) egli prese congedo dall’Italia, e chiamato a Parigi
scrisse in francese VAssedio di Corinto il Mosè nuovo,
c il Conte Ory, Opere che si distinguono fra le migliori
de’ grandi maestri tedeschi c francesi. Finalmente col
Guglielmo Teli rappresentato l’anno 1829 al teatro delia
Grand’Opera Rossini compose non solo l’Opera sua migliore.
ma il capolavoro di tutta la musica contemporanca.
Egli con quest’Opera superò tutto il difficile che
possa immaginarsi nell’arte, e lo congiunse mirabilmente
eoi trovati più mirabili della ispirazione. Egli fece cosi
tacere ogni animosità contraria alla sua supremazia nell’arte,
s’assise arbitro di tutte ie musicali celebrità, c
pago del suo trionfo si tacque, e tace tuttora (2).
Molte sono le osservazioni clic ci sarebbero cadute in
proposito discorrendo le due biografie di Mayerbeer e
Rossini date daH’autore della Galerie des contemporains
illustres, delle quali abbiamo offerto questo piccolo cenno
a’nostri lettori; ma siccome ce ne verrà il destro quando
verremo a trattare diffusamente di questi due grandi compositori
del secolo, ci serbiamo di farlo allora convenientemente.
Ora una sola riflessione faremo, cioè che
Mayerbeer divenne grande solo quando venuto in Italia
potè apprendervi l’arte nostra di trattare il canto, e fu
salutato per sommo quando nel Robert le Diable unì
il frutto degli studii fatti tra noi al grave della scuola
tedesca: e che Rossini, già grande nella maniera italiana,
divenne sommo c sovrano a tutti quando, mercè la fusione
de’ pregi della sua scuoia con quelli dell oltramontana,
potè spiegare in tutta la sua pienezza la forza del
suo genio superiore.
(1) Alla quale fece succedere in Milano l’Opera
Bianca c Falliero ove si ammira il magnifico quartetto
ch’ebbe poi voga europea. L’Est.
(21 Così scrive Z’IIomme de rien nella sua biografia
pubblicata alcun tempo prima che Bossini facesse di
pubblica ragione lo Stabat Mater.
I. R. TEATRO ALLA SCALA
N ABIJCOBONOSOR, Bramili» lirico
di T. solerà, musica del maestro
VERDI.
Altri giornali ci avranno già preceduti
nel riferire il clamoroso esito ottenuto dal
maestro Verdi nella nuova sua grande Opera
tragica Nahucodonosor.
Noi die ne1 pochi articoli teatrali dati in
questa Gazzetta abbiamo sempre insistito
sulla necessità che nella moderna musica
scenica la larghezza e il vigore del concetto
drammatico esser debbano la prima e principal
fonte delle ispirazioni dei compositore,
e ci siamo anche ingegnati a mostrare
come nelle tre nuove Opere date nella decorrente
stagione alla Scala le parti di esse
che piacquero più generalmente furono
quelle appunto nelle quali codesta condizione
era meglio osservata, e viceversa, noi
fummo oltremodo lieti al vedere convalidala
la nostra qualsiasi teoria dal voto di
un pubblico che è forse primo in Italia in
fatto di simili giudizii (*). Valga adunque il
(I) Ci viene riferito che il signor Gian Jacopo Pezzi,
estensore del giornale il Glissons ha dato principio al
suo articolo sul INabucodonosor del Perdi con queste
r ighe:
«Dacché l’Italia ha sentito il prepotente bisogno
«di un giornale, che parlasse ex professo di musica,
«e da questo bisogno nacque quel giornale, che, forte
«delle opinioni francesi sulla musica italiana^ venne
«ad imporci il peso della sua dittatura... ecc.»
In queste poche righe del prelodato signor Gian Jacopo
Pezzi (che facilmente si comprende essere a noi dedicate)
si contengono due asserzioni gratuite e, a giudizio degli
imparzialij, false! Noi le terremo in conio di una
dire che, se la nostra vanità di articolisti
musicali non ci illude, crediamo intravedere
in questo Nahucodonosor del Verdi un indizio
di notevolissimo progresso nell arte melodrammatica.
O spieghiamoci meglio. Il signor
Solerà ha tessuto un dramma che scostasi
di molto da quanto finora s’é latto tra
noi: nel tutt’insieme ei si svincolò da quelle
benedette forme che troppo spesso avviliscono
la nostra Opera in musica, circoscrivono
e assopiscono le idee del compositore.
Il Solerà delineò a larghi tratti il
disegno del suo Nabucco, lo dipinse a grandi
pennellate. Epperò se a chi lo consideri
come lavoro meramente drammatico non
appare a sufficienza svolta e qui e qua a
malappena tracciata la tela e accennalo il
pensiero dominante nelle varie scene, giova
però molto bene al proposito del maestro,
cosicché vestito di note musicali riflette
un tal qual bagliore che nello spirito
di chi vede e ascolta non manca di svegliare
vigorose e nuove impressioni. Inoltre
il soggetto biblico, ricco di grandiosità
teatrale e di scenica poesia, si presta a dovere
all1 ampiezza delle nostre maggiori scene.
Il signor Verdi mostrò di aver saputo ben
comprendere le idee del Solerà, e audacemente
sicuro di sé adoperò a interpretare
i suoi drammatici concetti. Diciamo audacemente■,
ad elogio del signor Verdi, perocché
ci volea codesta specie d’ardire a porsi
nel piccolo ma eletto drappello de’ compositori
i quali, non curanti del malgusto
che annebbia tuttavia lo spirito di molti,
adoperano a tutta possa a rompere anche
in parte le tanto scipite, ma pur da troppo
lungo tempo adottate, consuetudini melodrammatiche,
e i soliti amori, e le solite
convenienze, e le inevitabili cabalette, e
i grandi adagi de’finali, e le fragorose
strette, e i rondò, ecc., ecc. Adunque notar
vuoisi a lode del maestro, lo ripetiamo, questo
ardimento, queste nobili intenzioni. E
questo un novello passo che l’arte, grazie
al suo ingegno, move con baldanza verso
le più vaste sue regioni, ed è a desiderare
che quindi innanzi tutti indistintamente
i nostri poeti melodrammatici, e i nostri
compositori sì provetti che esordienti vogliano,
come il Verdi e il Solerà, tendere
con isforzi diversi, secondo la varia portata
dell’ingegno, a un si bello scopo.
Ora si aggiunga che se il nuovo spartito
di cui parliamo non può per avventura offrirsi
come tipo perfetto della vera Opera
tragica, può essere però additato come un
saggio abbastanza felice e chiaramente determinato
di quanto vorremmo ch’ella fosse
e quale vivamente bramiamo sia da altri
come da noi sentita. - Intanto ella è cosa
certa die da gran tempo le vòlte della Scala
non rimbombarono di plausi così unanimi
e sinceri come quelli che festeggiarono la
comparsa di questo Nahucodonosor, e ognuno
agevolmente comprenderà che ne fasti teatrali
moderili questi plausi hanno una particolare
significazione. - Non arrogandoci per
ora di fare verun pronostico sul grado d’entusiasmo
che questo spartito sarà per destare
presso altri pubblici, ci proponiamo
di udirlo altre volte con tutta attenzione,
onde nel foglio venturo, con quel po’ di
dottrina che i nostri studi ci procacciarono,
poter particolarizzare i pregi che pur son
molti di questa nuova composizione; nè il
maestro ci vorrà saper malgrado, se ci prenmera
impertinente provocatione finché il chiaris. signor
Estensore del Glissons non avrà stipulo convalidarle
di buone e chiare ragioni. Siamo disposti ad accettare
qualsiasi polemica musicale dettata senza livore od invidiaj
alle pance vuole non risponderemo mai.
deremo la libertà di interpolare qui e colà
qualche nostra modesta osservazione.
Non dobbiamo però passare sotto silenzio
che dalle prime sue Opere a questa
il Verdi si é grandemente arricchito di
dottrina, e le sue idee acquistarono uno
sviluppo singolare. Talché se anche qualche
critico conceder non volesse che la sua
nuova Opera segni un evidente progresso
nell’arte melodrammatica. non potrebbe
però negarne uno grandissimo anzi straordinario
nella potenza creatrice dell’artista.
A. M.
NOTIZIE MUSICAI.! ITALIANE 0).
Napoli. — Accademia nel Conservatorio di musica.
I giovanetti ilei Conservatorio in S. Pietro a Miyclia
diedero una bella prova di ciò che vale la buona direzione,
eseguendo con molta aceuralezza e con luminoso successo,
una grande sinfonia di Weber, le due prime parole
di Haydn, la sinfonia in re di Beethoven, la sinfonia
dell’Oberati e Confutali*, Lacrymosa e Dies irne ed
Requiem di Mozart, oltre il Zampognaro napoletano,
fantasia caratteristica per orchestra ili Mcreadanle, l’introduzione
del Crociato c due pezzi, l’uno obbligato a
violoncello e l’altro a flauto composti ed eseguiti dagli
alunni La bocchetta c Scaramella. Per non dir d’altro,
solo l’avvedutissima scelta degli or citati pezzi di grande
concepimento e. lavoro, basta a render palese con quanta
lode l’egregio Merendante si proponga i! vero vantaggio
ile’ suoi allievi c per naturai conseguenza iì miglioramento
dell’arte.
— Trieste. I.a fine del commendovolissimo terzo atto
della diaria Fadilla che non si fa più morire di gìoja (I!)
eccitò i trasporti di quel pubblico per In bravura ed il
buon gusto con cui la Tadolini interpretò il grazioso motivo
da Ponizetti sostituito a singulti di morte.
— Milano. Nella Chiesa di S. Antonio il giorno 4 corrente
i musici addetti alla Cappella del Duomo sotto la
direzione de’ maestri Piacentini, Piazza c iioniforti, con
ogni premura si esperimentarono ad eseguire il famoso
Stabat di cui ora si occupa tutto il móndo musicale.
Mal si potrebbe dar un congruo giudizio di quei capolavoro
dietro un’esecuzione in cui mancavano le indispensabili
voci di donne, c l’accompagnamento era limitato
al solo pianoforte. Perciò basterà l’encomiare la buona
intenzione c lo zelo di chi prese parte a quella esecuzione
e dell’illustre personaggio che la promosse. - Non abbiamo
ancora perduto la speranza di poter presto sentire
lo Stabat eseguito come si deve nell’i. il. Teatro
alla Scala.
(t) Api riferire le notizie musicali italiane daremo
sempre la precedenza a quelle nelle quali si parli delVesecuzione
di componimenti sia vocali sia stromentali
del genere classico, intendendo per questo il genere
in cui la fantasia, il sentimento o la scienza del
compositore sono con perfetto accordo affratellate, e i
prodotti che ne risultano sono degni di venir considerati
quali saggi del bello musicale ne’ varii suoi rapporti
di forma e di intenzione.
VARIETÀ
LE NOTIZIE TEATRALI.
Nel Programma che abbiamo dato di questa
nostra Gazzetta musicale ci siamo in
certo modo obbligati a non occuparci delle
cosi dette notizie teatrali, e ciò per alcuue
ragioni che a noi sembrano di qualche peso.
Ed anzi tutto il nostro foglio è più specialmente
destinato alla esposizione delle
dottrine critico-musicali riputate migliori,
piuttosto che a tener conto del vasto movimento
materiale dell’arte; poi abbiamo
forse il torto di credere quasi impossibile
che un giornale si procuri nelle diverse
piazze de’ corrispondenti i quali sieno
così disinteressati, imparziali, intelligenti
e discreti da non ingannare o volontariamente
o involontariamente il giornalista col
quale si pongono in carteggio.
E qui ci spieghiamo. Questi corrispondenti
sono o prezzolati o gratuiti: se sono
prezzolati è agevole il supporre che, per
essere costretti a dedicarsi a un sì umile ||
ramo d’industria, non potranno tenersi su- f
periori ai tentativi di corruzione che non fW
mancheranno di fare sul debole loro spi- vì.%”
u rito le persone alle quali importerà che il gtv’Xi
I ragguaglio che essi devono stendere sia det- (K; V