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natore una sufficiente quantità di pause acciocché egli abbia il tempo di togliere tutti i pedali necessari alla modulazione. Quando le arpe sono molte, e adoperate come parti integranti dell’orchestra, e non già destinate ad accompagnare un solo vocale o stromentale, si dividono per solito in prime e seconde e si scrivono in due parti separate, lo che accresce di molto l'effetto. Un maggior numero di parti diverse può tornar molto opportuno; anzi è indispensabile, come ho già detto, quando sia necessario rendere eseguibile, senza interrompere l’esecuzione, un subitaneo cambiamento nella intonazione delle arpe. I bassi rilievi di Tebe, sui quali è effigiata una minuta figurazione delle arpe antiche, ci provano ch’esse non avevano pedali, e die per conseguenza non modulavano punto. Questo bello strumento, la cui origine si perde nella caligine de’ tempi più antichi, pare abbia rappresentata una parte importantissima in Egitto, nelle sacre cerimonie. E. Berhoz.




LA MUSICA IN GERMANIA..

ARTICOLO III (1)

. Dopo Weber, Spohr si argomentò di tenere lo scettro della scena alemanna, ma non potè mai raggiungere la popolarità del suo rivale. Le composizioni di lui erano vuote di quella drammatica energìa che deve tutto animare, tutto fecondare intorno a sè, come veggiamo fare il sole nella natura. Le Opere di Spohr hanno ancora per verità un carattere eminentemente nazionale, perchè toccano sovente le più sensibili corde dell’anima; ma esse mancano affatto di quel contrasto, di quel certo brio nativo sì seducente nelle Opere di Weber, e senza il quale le Opere drammatiche tutte riescono monotone e insignificanti. Marschner deve aversi pel continuatore più fedele di questi due maestri. Egli attinse alle medesime sorgenti che Weber e Spohr, e in poco tempo acquistò gran nome; ma per vaste che fossero le sue cognizioni, non ebbe però ingegno abbastanza valido per mantenere in fiore la vera Opera tedesca già salita al sommo pei capolavori de’ suoi predecessori. Finalmente l’imitazione delle Opere della nuova scuola francese fece una irruzione sì rapida in Germania, e di tal sorte ottenne il plauso universale, che questo vuolsi riguardare come il colpo di grazia per le Opere nazionali tedesche, il cui genere al presente è del tutto perduto. Però egli ci si conviene dare maggior chiarezza a quanto si è detto di quest’ultima epoca, per cagione delle conseguenze che essa ha portato e perchè ciascun già di per sè intende, che il genio alemanno deve affaticarsi per acquistare il merito di questa nuova maniera, come già riuscì ad ottenerlo delle altre precedenti. Questa rivoluzione cominciò in Germania solamente quando comparve Rossini, il cui stile festevole congiunto a tutto il genio richiesto a una tanta riforma, fece comparir miserabili le rimaste reliquie dell’antica scuola italiana la quale, per verità, più non aveva a suo favore che un misero avanzo di forme decrepite. I canti rossiniani pieni di vita, di brio e di pieghevolezza si propagarono per tutto, e la scuola francese si associò anch’essa a questa trasformazione musicale acconciamente collegando quella

(1) Vedi i num. 5 e 7 di questa Gazzetta.

freschezza, quella leggiadria e quell'abbondanza di forme ai peculiari e indipendenti suoi pregi (1).Il genere rossiniano molto guadagnò a vestirsi di questo modo delle forme di uno stile determinato, e i compositori francesi, lanciati su questa strada, produssero Opere degne di sincera ammirazione, specchio fedele in ogni tempo delle nobili qualità del carattere nazionale. Per tal guisa l’amabile spirito cavalleresco della Francia antica sembra avere inspirato a Boéldien la sua deliziosa musica del Jean de Paris perchè la vivacità, e la natural grazia dell’indole francese sono meglio che altrove delineate nel genere dellOpéra comique. Ma il punto di eminenza maggiore del genio musicale in Francia, è per verità la Muette de Portici d’Auber, una di quelle Opere veramente nazionali, e delle quali ciascuna nazione non ne può mostrare più d’uno o due esempi. L’impetuosità del dramma quel mare di passioni e di sentimenti dipinti con mirabili colori, ricco di melodie al tutto originali, graziose ed energiche, non è egli tutto ciò l’ideale e parlante riproduzione degli annali recenti della nazion francese? E chi altri se non un francese poteva intraprendere e condurre a termine un simile lavoro? (2) Non è a contraddirsi che quest’Opera maravigliosa ha posto il colmo alla gloria dell'arte musicale francese, e l'ha mostrata qual degno modello a lutto il mondo incivilito. Perchè dunque si faranno le maraviglie che l’alemanno, dotato sopra ogni altra cosa d’imparzialità, e facile a commoversi, abbia con sincero entusiasmo celebrato questi prodigi artistici d’un popolo vicino? In vero il tedesco giudica meno che ogni altro con prevenzione, e d'altra parte coteste nuove produzioni sovvenirono al loro apparire ad un bisogno manifesto. Imperocché abbastanza si addimostrò dal fatto che la musica drammatica, co suoi più arditi incrementi non avrebbe saputo da sé stessa prosperare in Germania, e ciò per le medesime ragioni che s attraversarono alla perfezione’ del dramma e della commedia. Intanto, il ripeto, i Tedeschi mostrano avere il privilegio di far propria l’arte straniera per renderla perfetta, nobilitarla, e propagarla. Raendel e Gluck l’hanno ad esuberanza confermato, e a’ nostri giorni, un altro tedesco. Meyerbeer, ce ne presta nuovo esempio. Il sistema francese essendo giunto ad una perfezione assoluta e completa non ha più a sperare ulteriori progressi fuorché di vedersi generalmente adottato e di dominare al medesimo grado di splendore; ma questo sarà il più difficile ad avverarsi. Ora perchè un tedesco ne tentasse le prove e ne ottenesse la gloria, era d’uopo che egli fosse dotato di quella disinteressata buona fede che tanto prevale fra’ suoi com- (1) Ed ecco riconoscersi anche dal signor Wagner, l’autore di questo erudito articolo, la irresistibile tendenza del vario genio musicale delle diverse, nazioni a fondersi in una medesima natura, dalla quale, se pur già non emerse col Guglielmo Teli di Rossini, emerger deve splendido delle più grandi sue forme il poema melodrammatico per eccellenza. - Su questo argomento, già fin dal principio del 1840. abbiamo dato un lungo nostro articolo nella Rivista Europea, il qu ale riprodotto in altri giornali fu poscia tradotto in tedesco per la Gazzetta musicale di Lipsia. - Ora ne gode vedere divise le nostre idee da un dottissimo critico oltremontano e ciò tanto più, dacché egli pure con noi si accorda nell’attestare che nella grande trasformazione dell’Opera in musica, cui cooperano il genio diverso delle scuole francese, tedesca e italiana, è tutta di quest’ultima la partecipazione più gloriosa, quella cioè che è ii prodotto dell’ispirazione c del sentimento, rimanendo alle altre l’ufficio di porgere gli aiuti del pensiero, dello spirito e della scienza. Veggasi il fine dell’articolo. L’Estens. (2) A suo tempo verrà fatta ragione di quanto può esservi d’esagerato in questo sfogo di entusiasmo. L’Estens. patriotti, i quali non hanno punto esitato a sacrificare la loro scena lirica, per ammettere e coltivare un genere straniero più ricco di future speranze, e che conviene perfettamente alle tendenze universali. Non si vedrebbe egli ciò avverato quando la ragione avesse trapassato quell’impaccio di pregiudizi che tengono l’un popolo separalo dall’altro, e quando tutti gli abitanti del globo fossero d’accordo a parlare una sola lingua? Si può adunque asserire che in fatto di musica drammatica, il tedesco e il francese ne hanno una sola; che poi le produzioni abbiano veduta la luce nell’uno o nell’altro paese è più presto quistione di luogo che una differenza fondamentale. Da questa intima colleganza tra le due nazioni, e dallo scambievole affratellamento de’ loro genii maggiori, derivò all’arte in generale una duplice inspirazione e una mirabile fecondità, della quale già abbiamo luminosi argomenti. Lesta solo che questa nobile alleanza vieppiù si venga consolidando; perchè dove trovar due popoli, due paesi, il cui accordo e unione possano presagire all’arte più splendida gloria se questi paesi non sono la Germania e la Francia? R. Wagner.




LETTERATURA MUSICALE.

IL MELODRAMMA IN ITALIA

Cenni Storici.

ARTICOLO I.

Firenze delle nostre lettere e d’ogni bell’arte madre e nutrice s’abbia a buon diritto il vanto d’aver dato i primi saggi del melodramma. Prima dell’anno I51M, oltre al genere sacro, non si conosceva altra musica che la madrigalesca, la quale, siccome porta la natura di questo poetico componimento, non dava luogo se non che a rivestirne di semplici note recitative gli arguti concetti, e il sale della elaborata chiusa spiritosa. Però, poco prima deli epoca suddetta, in casa di Giovanni Bardi de’ Conti di Vernio, gentiluomo fiorentino e virtuoso e liberal cavaliere, ove usavano molti altri stimabili personaggi, fra’ quali Girolamo Mei, Vicenzo Galilei, che fu padre del gran Galileo, e Giulio Caccini romano, si venne formando come una specie di accademia, dove principalmente si ragionava del modo onde si potevano tórre di mezzo gli abusi introdotti nella musica a quei dì, riducendola a quell’antico splendore onde potè fra i Greci operare tanti portenti, come narra la storia. À tal fine il Mei compose un libro intitolato: Della Musica antica e. moderna. ed un altro ancora De Modis.Musicae. Vincenzo Galilei col suo dialogo Sulla musica antica e moderna abbattè i contrappuntisti, che erano stati la cagione principale del decadimento dell’arte. Giulio Caccini, valendosi delle fatiche dell uno e dell’altro de’suoi compagni, notabilmente migliorò l’arte, e giunse pel primo ad applicare la musica a poesie appassionate cd affettuose. Essendosi poi trasferito a Roma il conte di Vernio a" servigi di Papa. Clemente Vili, la detta letteraria e musicale adunanza trovò ottimo ricovero in casa di Jacopo Corsi gentiluomo fiorentino.Ivi quei benemeriti continuando i loro studi e le loro sperienze di applicazione della musica, CV’poterono l’anno L>94 esporre la prima pòe- y V sia drammatica intitolata Dafne, favola hoschereccia vii Ottavio Rinuccini poeta fio