Pagina:Gazzetta Musicale di Milano, 1842.djvu/33


- 27 -

a negarsi (almeno tra’ protestanti) il primo luogo in fra i sacri compositori. I versetti di questo maestro che hanno servito ai responsi nell’ufficio divino (con questo di differenza che in vece di essere cantati da tutta la comunità, n’era l’esecuzione affidata, per cagione della loro difficoltà, ad artisti di professione), cotesti versetti sono per certo la più compita opera di musica vocale che si possede in Àllemagna. Tutte queste composizioni, non meno che l’applicazione maravigliosa delle più ricche risorse teoriche, spirano per tutto un’intelligenza profonda, naturale, e non di rado poetica, del testo al lutto conforme al dogma protestante. Aggiungi che il tessuto squisito della loro esterior forma è in guisa originale e perfetto che nulla vi si potrebbe mettere a comparazione. Le medesime qualità si trovano al grado medesimo, ma più ampiamente considerate, ne’grandi Oratorii e nelle Passioni, composizioni consecrate alla celebrazione della passione di Gesù Cristo, e fatte sul volgarizzamento degli evangeli. Il testo è dunque invariabile, ma in certi passaggi de’ capitoli principali che hanno relazione alle più commoventi circostanze della sacra narrazione, Sebastiano Bach introduce qualche tratto di coro che deve eseguirsi da tutti i devoti spettatori. Egli è perciò che queste passioni diventano grandi solennità, alle quali il popolo prende parte non meno che gli interpreti dell’arte musicale. Malagevole è lo esprimere quanta magnificenza, quanta purezza di gusto, e del pari quanta soavità religiosa spirino questi capolavori. Egli si può dire che in essi è quasi concentrata tutta 1 ispirazione, e il genio alemanno; e, come ho già detto, all’appoggio di questa asserzione, non ne Insogna derivar la sorgente che dalla morale e dai sentimenti della nazione. Dunque l’Istinto popolare è stato in AIlemagna il creatore della musica religiosa. La musica drammatica non ha ivi giammai suscitati bisogni di cotal genere. L’Opera, dopo la sua origine sulle scene d’Italia, aveva già presi andamenti così pomposi e mondani, che questa forma dell’arte così trattata non poteva più divenire un motivo di potente attrazione per il tedesco, per natura pensatore e dotato di gran sentimento. Questo spettacolo magnifico, così splendidamente decorato e adorno di danze, pareva degno senza più de’grandi e de’principi,come si verificò ne’ primi tempi che fu introdotto in Germania. Per effetto adunque delle aristocratiche riserve dovevasi escludere il dramma lirico dalle rappresentazioni popolari; così per tutto lo spazio dello scorso secolo, l’Opera fu considerata in Germania, per cosi dire, come una mercé straniera. Ciascuna corte avea la sua compagnia di cantori italiani, che esclusivamente si esercitavano con musica italiana, e non si poteva nè anche supporre che un’Opera potesse essere scritta e cantata in altra lingua che nell’italiana. Però, se veniva talento ad un tedesco compositore di fare un’Opera, gli conveniva in prima imparare la lingua, e quindi addestrarsi al metodo e alla maniera italiana, e non gli veniva fatto di essere ascoltato se non quando egli aveva rinnegato al tutto l’arte e il caràttere nazionale. Addivenne però di sovente, che qualche maestro allemanno ottenne la palma e la preferenza in questo genere, e ciò perchè l’attitudine universale alle belle arti che hanno i tedeschi apriva loro un facile cammino eziandio per istrano terreno. Non è punto superfluo lo aver considerazione a questa disposizione naturale che dirigge sì prontamente il genio alemanno alle creazioni omogenee de’ popoli vicini, e per tal forma gli procaccia novelli elementi di studj, nuovo terreno che egli, in fecondandolo, fa di propria ragione, nuovo orizzonte che egli d un volo rapido ed ardito trapassa avvegnacchè da’ suoi fautori sia riguardato come il nec plus ultra dell’eccellenza. Un tratto peculiare dell’arte alemanna è altresì lo abbeverarsi alle fonti straniere per arricchire la sua patria di ciò che le manca, perfezionando il subietto con le sue impronte caratteristiche, e trasformandolo di sorte ch’ egli divenga oggetto d’ammirazione del mondo intero. Ma per ottenere un tanto intento, egli non bisognava solamente appropriarsi per mezzo di una diretta sostituzione i pregi duna scuola straniera, conveniva del pari l’aver serbato come un sacro retaggio la tradizione del patrio genio che nel fatto della musica consiste nella purezza del sentimento e nella castità della ispirazione. Mercè questo tesoro, il tedesco, in qualunque terra egli dimori, in qualunque lingua s’esprima, può tenersi sicuro di conservare la sua superiorità. Noi veggiamo di fatto che un alemanno fu colui che perfezionò in Germania, nobilitò ed accrebbe l’Opera italiana. Questo genio raro e divino fu Mozart. La storia della vita e dei progressi di questo artista incomparabile riassume in certo modo tutta intera l’istoria dell’arte alemanna. Il padre di lui era artista di musica; egli ricevette dunque dall’infanzia una educazione musicale, che per certo ad altro non era diretta che a cavarne un onesto virtuoso capace di guadagnarsi il pane coll’esercizio del suo ingegno. Ne’ suoi primi anni fu messo allo studio della teorica scientifica, e della difficoltà dell’applicazione, sì che fatto adulto niente gli rimaneva ad apprendere intorno a ciò. Ma siccome egli era dotato d’un’anima tenera e pia, e d’una complession dilicata, gli venne fatto ben tosto di appropriarsi i secreti intimi dell’arte per sì fatta maniera che il suo genio sublime lo innalzò ad un sacro seggio superiore ad ogni antica o contemporanea celebrità. Essendo egli rimasto per tutta la sua vita povero, e bisognoso, e costantemente schivo alle viltà per avanzar grado, egli veniva così quasi in sè personificando, per queste private condizioni, il carattere nazionale. Quantunque la modestia di lui degenerasse in timidezza, e il disinteresse in oblio di sè medesimo, egli non pertanto creò Opere prodigiose, e lasciò a’ posteri un tesoro inestimabile senza avere di sè altro vanto che quello di avere obbedito al suo istinto di operare. Qual’altra vita d’artista ne potrebbe prestare lezione ed esempio più luminosi?(1) Mozart venne a capo del suo ministero con quella superior forza, che, come ho detto, è propria della sublimità del genio alemanno. Egli venne in possesso così mirabilmente della maniera musicale italiana che se ne fece come un patrimonio che non sarà mai per appartenere che a lui.

(1)

Le sue Opere furono scritte in italiano, perchè questa lingua si avea allora per la sola che si piegasse alla lirica declamazione; ma egli seppe schifare tutti i difetti inerenti al metodo italiano, e lo nobilitò fondendone magistralmente le qualità tutte con la delicatezza ed energia dello stile tedesco, in modo che produsse poi un non so che al tutto nuovo, e fatto per servir di modello. Questo fu il più bel fiore, la spica più fertile della nostra corona drammatica; e da ciò la Germania può vantare la sua scuola indigena di musica drammatica, perchè solamente da quell’epoca s’apersero i nostri teatri nazionali, e i nostri compositori scrissero Opere sopra parole tedesche. Nondimeno, prima di quest’epoca memorabile, mentre Mozart, e i suoi predecessori infondevano ne' modelli italiani nuove inspirazioni, si formava un’altra scuola di dramma lirico popolare, la cui definitiva combinazione col genere italiano produceva la vera Opera tedesca. Voglio dire delle operette eseguite dalle masse, senza che vi prendesse parte la classe aristocratica, e conformate a’ franchi e semplici costumi tedeschi. 11 soggetto per lo più versava sulle tradizioni e sui costumi delle classi inferiori. Queste operette erano le più di genere comico ed animate da uno spirito nazionale senza pretesa. Vienna debbe riguardarsi come l’original sede di questa maniera di spettacoli; e colà si è meglio che altrove in ogni tempo conservato il vero carattere popolare, privilegio che questa città dee riconoscere dall’indole ingenua e gaia de’ suoi abitanti: perchè costoro sono sempre stati portati pel sale comico delle cose, e per li tratti naturali che dilettano la loro festevole immaginazione. Vienna adunque più dell’altre città ha incoraggiato e fatto strada all’Opera popolare. Dapprima i compositori di queste piccole Opere si limitavano a dei lieder e ad ariette staccate; ma vi si vede però qualche volta per entro (come nella piacevole commedia del Barbiere del villaggio) dei pezzi caratteristici alti a recare coll’andar del tempo un’importanza reale a questo genere speciale quasi del tutto depresso e sacrificato al trionfo dell’Opera seria. Prima di questa fusion comune esso era non per tanto venuto ad un certo grado di elevazione; ed è cosa degna di osservazione che al medesimo tempo in cui Mozart traduceva le sue Opere italiane in tedesco, per dedicarle a suoi compatriotti, coteste operette acquistavano di giorno in giorno una forma più lodevole, in parte dovuta alla cura che si davano gli autori di prendere i loro personaggi dalle tradizioni popolari, e dai favolosi racconti così accetti alla pensatrice Germania. Da ultimo il colpo decisivo fu portato da Mozart, il quale valendosi del buono onde spiravano 1e operette nazionali, compose la prima grand’Opera tedesca. Il Flauto magico. Non sarà mai troppo esaltata l’influenza di quest’Opera, che lastricò la via sino allora stata inaccessibile ai compositori tedeschi. L’autore del libretto, che era un direttore-agente d'un teatro di Vienna, non aveva altro in animo che di dare una grande operetta, ed ecco come l’Opera era messa sotto la potente raccomandazione dell'interesse popolare. Il soggetto era tratto da un racconto fantastico che dava luogo a capricci comici, e a scene di faterie,

e di maravigliose apparizioni. Ma

  1. È sottinteso che intorno a questo grande compositore non che agli altri menzionali nei presente articolo la Gazzetta Musicale darà apposite notizie biografiche, e ad un tempo verrà più partitamente ragionando dell’indole del loro genio e delle alte bellezze delle loro classiche creazioni musicali. E cosi si adempirà a poco a poco al patto promesso di discorrere la storia dell’Arte presso le straniere nazioni dimostrare in quanta parte le medesime contribuissero ai suoi luminosi progressi; opera alla quale non ne pare abbia finora atteso di proposito continuato verun altro giornale italiano. Lì Esteri.