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sione, ma soltanto per far mostra di saper sorvolare come vento tutti i tasti a doppj ed anche triplici suoni cromatici. Benché il sistema di Batteux, che voleva ridurre tutte le belle arti ad una sola base (cioè all’imitazione pretta della natura), sia stato combattuto con ragione, perchè assegnava loro troppo stretti conlini volendo per esempio pretendere che per ogni passione non vi fosse che un certo dato suono naturale, nullameno sembra che fra la lingua, gli accenti delle passioni e la musica havvi una tal analogia, che si possa dire che la scelta de’ suoni deve in qualche modo somigliare a quelli che l’uomo pronuncia allorché l’animo suo è dominato dalle passioni, e che questi suoni, allorché sono trascelti a proposito, producono consimili affetti in quei che l’odono. Il grido d un animale che soffre scuote i nervi d un altro che non soffre, e desta nondimeno in esso un consimile senso simpatico che si dice con-passione. 11 poeta sceglie pure le parole ed il metro atto ad esprimere i suoni degli oggetti sonori della natura, come il muggito del tuono, il mormorio del ruscello, e le voci ed i moti degli animali, come il koag delle rane di O/nero, o il quadrupedante del cavallo di Virgilio; ed i versi di Anacreonte dipingono i palpiti d’amore, come que’ di Dante l’orrore dell’inferno. Ed ancor più tenterà il compositore musicale di esprimere co’ suoni più possibilmente somiglianti il gemito del dolore, i flebili accenti del pianto, i sospiri e singhiozzi delfangoscia e le grida della disperazione. E di quali suoni si servirà egli per ottenere il fine che deve ognora proporsi, cioè, di destare consimili sensazioni nell’animo altrui? de’suoni brillanti, forti, concisi, delle scale maggiori, degli accordi ognor consonanti non già, perchè questi sono i ministri della gioia - ma bensì dei suoni cromatici, degli intervalli minori, degli accordi diminuiti od eccedenti, co’ quali gli detterà l’anima sua, immedesimata colla situazione e colla poesia, quelle melodie ch’esprimono or gli Inni di Geremia ed or la disperazione della Didone abbandonata. Droz, nel suo Tr attato del bello nelle belle arti, dice: i suoni lugubri adattati ad idee tristi conservano mai sempre la loro analogia con queste. Ma questi semitoni vogliono però essere modificati a seconda de’ differenti affetti; e quindi egli impiegherà anche varie figure di note, varii movimenti e ritmi, differenti progressioni nelle melodie ed accordi variali - caugierà accompagnamento, e gl’istromenti che accompagnano; e tenterà a dipingere il nascere, il crescere, il diminuire, non che gli estremi gradi della passione. Egli osserverà che la melancojia muovesi a lenti passi, che la tristezza è concentrata e quasi nulla; che altro sono le lagrime che spreme un’interna angoscia, ed altre quelle che scorrono a torrenti nello staccarsi dall’oggetto adorato; e quanti gradi percorre la disperazione finché giunga alla demenza! In somma l’artista dev essere osservatore della natura dell’uomo, e parlar deve tutti i dialetti delle passioni. Ma quasi non meno del compositore deve il vero esecutore studiare gli accenti e l’indole degli affetti. Prima di tutto poi non deve prefiggersi soltanto per primario oggetto di far brillare la sua meccanica abilità, la quale non lascia che la momentanea impressione d’una fredda ammirazione, che svapora dall’animo dell’uditore al pari del fuggevole suono. Egli è un assiomà estetico che non tutto ciò che l’arte può, dev’essa far apparire sempre ed ovunque. Quindi prescindendo dall’esatta lettura delle note e dalla distinta e retta pronuncia delle parole, l’esecutore deve mettervi del suo, deve abbellire con quegli accenti che possono ispirargli il possesso dell’arte, il suo dilicato sentire, e Io squisito suo gusto. Così veggendo egli le tarde note della tristezza tenterà di sostenerle con messa e portamento di voci - non azzarderà pei sentimenti lugubri alcun abbellimento con note acute, percliè questi amano le voci profonde -non molta agilità, ma userà dolci appoggiature, trilli lenti e molli - ondeggiamenti leggeri - portamenti per gradi quasi insensibili da un tono all altro, ossia lo strisciamento ma non troppo ripetuto - qualche volatina breve con semituoni piuttosto in giù che in sù. - Nell’espressione dell’ambascia si prevalerà de’ passi sincopati, del tempo rubato, di note celeri, di passaggi interrotti anche da sospiri (ma non caricati), di frequenti cangiamenti di accenti forti e deboli. - In quella della disperazione userà slanci, salti, volate ed anche semitonate, strazianti, ascendenti, esclamazioni ed attacchi di suoni forti, purché non eccedano in grida o strilli, ed alterino la giusta intonazione - ma depressa discenda talvolta quasi all’estinzione della voce e sbalzi di nuovo a suoni acuti e penetranti. In oltre saprà egli ben discernere che gli stessi abbellimenti non posson convenire a tutte le sorta di composizioni, ed a’ caratteri varj de’ pezzi di musica, i quali assumendo variato nome, come romanza e aria di carattere^ ecc., ecc., chiedono anche differente trattamento; ed avrà persino riguardo di modificarli a seconda delle circostanze, dell’accompagnamento, dell’orchestra, del locale e dell uditorio stesso. Ed in tale guisa la composizione si presenterà come una vera poesia del suono, e l’esecutore comparirà qual declamatore, i di cui animati accenti risuonano poi qual poesia dell’anima, che imprimesi in altrui con tutta forza. Nelfa prima si scorge un Pimmalione, che scolpi la statua, e nell’esecutore la Madie d’amore, che ispira in essa la vita. A ragione aggiugner potrebbersi due parole intorno all’abuso che si fa a’ di nostri dalla maggior parte de’ virtuosi, delle scale cromatiche di ogni sorta e del tiillo che talvolta non merita tal nome - delle pretese messe di voce molto mal messe degli ondeggiamenti (per occultare talvolta la "voce naturale tremolante) che guastano la fermezza ed il portamento delia voce del ribattimento di una nota appena un po’ più accentuata - dell’abuso d<£falsetti a danno delle corde di petto, e quindi confusione di voci naturali e disgustosi distacchi dei registri - dello sforzar la voce a grida, strilli e stuonature insopportabili della mala applicazione e della monotonia degli stereotipi ornamenti - dell’uso di cucir insieme in una sol aria i pensieri di diversi autori senza discernimento ed a controsenso - dell’arbitrio di trasportare le arie da un tono in un altro e storpiarle sul letto di Procuste, con alterazioni d’accompagnamenti e di stronienli - della spezzatura d’una frase musicale: la metà in suoni acuti e l’altra metà in profondi - delle frequenti alterazioni de’ tempi, degli accenti, de’ ritmi - delle insulse ripetizioni e morire col si e no - (ed or non finisce o non ripetesi mai una cabaletta senza l’affettata aspirazione ah!!! ) - degl’inserimenti di parole non scritte nelle partiture - dei chicherichì persino nelle esclamazioni di dolore e di meraviglia - degl’innumerabili passaggi sopra le più viete vocali dell’alfabeto - e tanti e tanti altri riprovevoli vizii della moderna arte del così detto bel canto, che pur troppo dovrebbesi dire brutto canto, ecc., ecc. E tutto ciò per causa di cieca mal’intesa imitazione - per ambiziosa smania di uguagliare altrui - per poco discernimento e gusto barocco - per lo traviamento dei sciocchi ammiratori - per gl’inopportuni applausi mercanti o compri della moltitudine che non apprezza che lo strano e bizzarro e non conosce il vero bello - per mancanza di buone scuole di canto - pel poco amore dell’arte, e per la intemperante avidità del presto guadagno - per l’inesprimibile presunzione d’una gonfia e sprezzatrice orgogliosa gioventù - e persino per causa di alcuni compositori negligenti, che troppo compiacenti a’ capricci degli attori, introducono appunto quelle tante scale semitonate, quelle catene di trilli, que’passaggi stromentali, quelle voci sopracute e que’ sbalzi grotteschi onde malamente imitare ciò ch e straniero, distruggendo così il vero bel canto d’Italia e della natura. Ma per trattare di tutto ciò vi vorrebbe una dissertazione ben lunga, e forse altrettanto nojosa, la quale per quante verità contenesse sarebbe una predica a’pesci, i quali dopo il sermone di S. Antonio si tuffarono nell’acqua, e divoraronsi fra di loro come prima (*). Il vecchio suonatore di viola DA BeIIGAMO. (1) Abbiamo lusinga di poter rifarci quanto prima a svolgere più partitamentc i temi in questo articolo sol di volo accennati, e additare con severa critica ad uno ad uno i molti vizii delie moderne scuole di canto, o porre in chiaro come, nella folla de’tanti nostri maestri di quest’arte che tutti dal più al meno si credono possessori del miglior metodo, ben pochi e forse nessuno possiede il vero, che è quello di assecondare e favorire, non isforzare i migliori doni della natura, e di dare al teatro pochi e perfetti allievi, non molti e ignoranti c presuntuosi guastamestieri. L’Estensore. NOTIZIE VARIE — Fu detto in alcuni giornali che il celebre poeta tedesco Thieck era stato colpito di paralisia in conseguenza di una congestione cerebrale. Al presente l’illustre autore di Shakespeare e i suoi contemporanei è pienamente ristabilito. S. M. il re di Prussia Io ha di fresco nominato direttore della scena del gran teatro dell’Opera a Berlino. Così la Gazelte Musicale de Paris. Noi per conto nostro osserviamo che la scelta di persona tanto stimata per altezza di ingegno e dottrina a presiedere al lustro e al savio andamento d’un teatro regio, dimostra quale e quanta importanza debbo darsi a un simile ufficio che non può essere lasciato in mani mercenarie e inscienti se non con grave danno dei buoni progressi e del decoro deH’artc. — A Berlino alcune distinte persone hanno concepito il progetto di fondare un teatro specialmente destinato a rappresentare dei componimenti storici e in ordine cronologico. Per tanto si darebbe principio coi primi grandi avvenimenti narrati dalla Genesi per scendere fino all’era contemporanea. Decorazioni,’ macchinismo;, vestiario, ogni cosa sarebbe nella più stretta esattezza di costume storico. Autori drammatici di un merito conosciuto, come Raupach ed altri, avrebbero l’incarico di scrivere delle azioni sceniche nelle quali la verità storica dovrebbe col più sottile scrupolo osservarsi. Se questo progetto, ottenuta che abbia l’approvazione del governo, riuscirà, come si spera, non potrà non offrire al popolo la miglior scuola per imparare dilettevolmente la storia. Ogni componimento dovrà essere rappresentato con tante repliche che bastino a dar campo ai dotti e agli amatori degli studii storici di vederne la rappresentazione almeno una o due volle. Nelle tele o scenarii dovrà essere con tale esattezza osservata la verità del tempo c della località, che si possa conoscere I’ architettura c il paesaggio delle diverse contrade del globo. Per quanto sia splendido e utile questo progetto, c’e a temere che l’esecuzione abbia a incontrare perora molte difficoltà; sebbene