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GAZZETTA MUSICALE | ||
N. 46 |
DOMENICA |
DI MILANO |
J. J. Rousseau.
STI ÌLI biografici
GIOVASSI WOI.FASGO MOZART
ARTICOLO IV.
Fedi i N. 37. 38, 43 e 41 di questa Gazzetta.
’if i ritorno a Vienna al principiare
■>del 1788 Mozart ripigliò i suoi
Jlavori di composizione stromen>
tale e vocale, dedicandovisi con
• mirabile attività. Ei fu intorno
a questo tempo ch’ei sentì i primi sintomi
d’una malattia di petto complicata
con un’affezione nervosa, che lo gettava
spesso in accessi di cupa melanconia. In
simili circostanze il lavoro era il solo suo
conforto nei tristi pensieri, sebbene gravasse
il suo male. Egli scriveva con incredibile
rapidità, e pareva che improvvisasse
anziché comporre; e tuttavolta le
sue opere recano l’impronta della perfezione,
tanto dal lato dell’arte di scrivere,
come da quello dell’ispirazione. Ei fu in
quest’anno che fra molte altre composizioni,
scrisse le sue ultime tre grandi sinfonie
e la sua partitura teatrale Così fan
tutte, leggiadra operetta che ebbe a Vienna
un brillante successo (•). Il male ond’era
afflitto rendeasi ogni dì più grave e minaccioso,
nò guari andò che il timore della
morte si impossessò del suo spirito e lo
tormentò lino agli estremi istanti. Un pensiero
fra gli altri lo preoccupava incessantemente;
ei dubitava di non aver fatto abbastanza
per la sua gloria, e questo pensiero
Io spronava ad attendere più ostinato
al lavoro, il che consumava le ultime
sue forze. Indarno gli amici suoi si provavano
a distrarlo; continuando indefesso
nel lavoro e contornato da essi appena ei li
udiva, nè rispondeva alle loro interrogazioni
altrimenti che con monosillabi. Talvolta
era egli sorpreso da tale smarrimento
di forze, che faceva mestieri trasportarlo
sur un sofà. Se conducevasi a diporto in
carrozza nulla ei vedeva, rimaneva assorto
in tristi pensieri, e manifestava tale impazienza
che bisognava ricondurlo a casa ove
si affrettava a rimettersi al lavoro che lo
uccideva.
Era egli in questo misero stato alloracliè
a richiesta del Direttore di un teatro
di Vienna, prese a comporre il Flauto
magico, opera d’un genere al tutto diffe«àj
rente dalle altre di Mozart, e nella quale
spicca una freschezza, un vezzo che non
yjf (i ) Vedi F’ctis. Dizionario degli Artisti musicali, la
biografìa di G. W. Mozart.
di leggeri sariasi creduto poter riscontrare
nelle ispirazioni di un moribondo. Mentre
componeva, non voleva essere interrotto
nè durante il giorno, nè pel sopravvenir
della notte.
Soventi volte el cadeva in un prostramento
totale, ed era colpito da svenimenti
che duravano parecchi minuti, ma nè le
preghiere di sua moglie, nè quelle de’ suoi
amici poterono mai ottenere ch’ei sospendesse
la composizione del Flauto magico,
alla quale pose fine nel mese di luglio
del 1791, sicché potè rappresentarsi nel
susseguente mese con un successo inaudito
a Vienna, perocché vi fu dato per
venti sere consecutive. Mozart non potè
assistere che alle prime dieci; in seguito
troppo malato per poter recarsi al teatro,
poneva l’orologio sulla tavola, e seguiva
coll’occhio il movimento dell’indice per
sapere qual pezzo esegui vasi in quel momento.
In preda a questo tristo piacere
l’idea che fra breve lutto sarebbe finito pellai,
lo assaliva, ed era quindi colpito _ da
profonda prostrazione. In uno di questi sì
tristi momenti ei se ne stava seduto dinanzi
alla sua tavola assorto in lugubri meditazioni
allorquando una carrozza si fermò alla
porta della sua casa; tosto poi gli è annunziato
uno straniero. Un uomo di mezzana
età e di signorili sembianze, sconosciuto
a lui e a sua moglie, entra con aria
imponente: «Sono a voi mandato, gli
dice, da parte di un personaggio d alto
riguardo...» - «Chi è egli codesto personaggio?
risponde Mozart interrompendolo.
- Vuol rimanere ignoto. - Che cosa desidera
egli da me? - Taluno, oggetto del suo
più tenero amore, calò nella tomba; egli
non saprà mai dimenticarne la memoria,
e vorrebbe rendergli omaggio facendo celebrare
a suo onore un ufficio funebre ogni
anno, epperò sono incaricato di chiedervi
un Rec/uiem di vostra composizione.» Colpito
da questa domanda, fattagli in un
tempo in cui ei stesso reputavasi vicino al
dì delle sue esequie, Mozart assentì incontanente
a quanto gli veniva chiesto dallo
straniero. Il quale soggiunse: «Non è posta
misura al tempo necessario al vostro lavoro;
perù si vorrebbe sapere l’epoca in
cui potrete darlo terminato. - Entro un
mese, rispose Mozart. - Qual somma domandale
pel vostro compenso? - Cento
ducati. - Eccoveli. - Lo straniero depose la
somma sulla tavola, e scomparve. Assorto
in cupi pensieri, Mozart non udì le osservazioni
di sua moglie intorno a questa
singolare avventura. Già egli era tutto
preoccupato dalla composizione del domandatogli
Requiem: immediatamente si accinse
al lavoro e vi si adoperò con tanta
attività che bastato avrebbe ad esaurire le
residue sue forze, se un altro importante
oggetto non fosse occorso a distrarlo da
una sì triste occupazione. Ricorreva l’epoca
dell’incoronazione dell’Imperatore
Leopoldo qual re di Boemia. L’Amministrazione
del teatro di Praga non pensò clic
agli ultimi momenti a far scrivere un’Opera
nuova per questa circostanza, e si rivolse
a Mozart nei primi giorni di agosto, annunciandogli
che gli stati generali della
Boemia aveano scelto per tema la Clemenza
di Tito di Metastasio. Lusingato dalla preferenza
che gli si accordava, accettò Mozart
le proposte quali vennergli fatte; sebbene
il termine assegnatogli fosse sì breve
che gli fu giuocolorza ridurre l’opera in
due atti, non musicare che i pezzi principali
e far comporre i recitativi da un
suo allievo. Si trasferì a Praga e nel decorso
di dieciotto giorni ebbe posto fine
alla sua partizione della quale consegnava i
fogli al copista mano mano li componeva.
E tuttavia non vi ha un solo pezzoscadente
in questa bell’opera che fu rappresentala
il 5 settembre del 1791. Tutte le arie, i
duetti, il finale del primo atto e il terzetto
del secondo sono di una bellezza finita
Questo nuovo eccesso di lavoro e l’esaltazione
che avea in lui eccitata pareva dovessero
annichilire le sue forze, tuttavolta le distrazioni
che gli vennero pòrte a Praga riaccesero
il suo coraggio e restituirono al suo
umore parte della prima ilarità. Al suo ritorno
a Vienna pareva migliorata la sua salute,
ma non fu che l’estremo barlume di una
esistenza prossima a spegnersi. Si rimise
alla composizione del Requiem, ma appena
aveva ricominciato il lavoro quand ecco
di nuovo farsegli innanzi lo sconosciuto.
«Non potei mantenere la data parola, gli
disse Mozart - Lo so; avete fatto bene a
non attenervi strettamente alla promessa
che mi deste; ma pure, qual nuovo termine
prefiggete al vostro lavoro? - Un altro
mese; quest’opera mi interessa grandemente
e voglio dedicarmivici eolia maggior
possibile attenzione - Basta cosi: se
non che i nuovi vostri sforzi meritano
una novella testimonianza della mia gratitudine.
Eccovi altri cento ducali.»
La signora Mozart fece tener dietro
all’incognito; ma il domestico incaricato
di ciò lo perdè di vista nella folla, e Mozart
finì per persuadersi che quello era un |
avvertimento del cielo e che scrivendo Tal-!
logalogli Requiem non faceva che comporre j
(1) Vedi V Opera citata. (