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GAZZETTA MUSICALE

N. 46

DOMENICA
13 Novembre 1842.

DI MILANO
Si pubblica ogni domenica. — Nel corso dell’anno si danno ai signori Associati dodici pezzi di scelta musica classica antica e moderna, destinati a comporre un volume in 4.° di centocinquanta pagine circa, il quale in apposito elegante frontespizio figurato si intitolerà Antologia classica musicale.
La musique, par des inflexions vives, accentuées. et. pour ainsi dire. parlantes, exprimè toutes les passions, peint tous les tableaux, rend tous les objets, soumet la nature entière à ses savantes imitations, et porte ainsi jusqu’au coeur de l’homme des sentiments propres à l’émouvoir.

J. J. Rousseau.

Il prezzo dell’associazione annua alla Gazzetta e all’Antologia classica musicale è di Aust. lire. 24 anticipate. Pel semestre e pel trimestre in proporzione. L’affrancazione postale della sola Gazzetta per l’interno della Monarchia e per l’estero fino a confini è stabilita ad annue lire 4. — La spedizione dei pezzi di musica viene fatta mensilmente e franca di porto ai diversi corrispondenti dello Studio Ricordi, nel modo indicato nel Manifesto — Le associazioni si ricevono in Milano presso l’Ufficio della Gazzetta in casa Ricordi, contrada degli Omenoni N.° 1720; all’estero presso i principali negozianti di musica e presso gli Uffici postali. Le lettere, i gruppi, ec. vorranno essere mandati franchi di porto.


STI ÌLI biografici GIOVASSI WOI.FASGO MOZART ARTICOLO IV. Fedi i N. 37. 38, 43 e 41 di questa Gazzetta. ’if i ritorno a Vienna al principiare ■>del 1788 Mozart ripigliò i suoi Jlavori di composizione stromen> tale e vocale, dedicandovisi con • mirabile attività. Ei fu intorno a questo tempo ch’ei sentì i primi sintomi d’una malattia di petto complicata con un’affezione nervosa, che lo gettava spesso in accessi di cupa melanconia. In simili circostanze il lavoro era il solo suo conforto nei tristi pensieri, sebbene gravasse il suo male. Egli scriveva con incredibile rapidità, e pareva che improvvisasse anziché comporre; e tuttavolta le sue opere recano l’impronta della perfezione, tanto dal lato dell’arte di scrivere, come da quello dell’ispirazione. Ei fu in quest’anno che fra molte altre composizioni, scrisse le sue ultime tre grandi sinfonie e la sua partitura teatrale Così fan tutte, leggiadra operetta che ebbe a Vienna un brillante successo (•). Il male ond’era afflitto rendeasi ogni dì più grave e minaccioso, nò guari andò che il timore della morte si impossessò del suo spirito e lo tormentò lino agli estremi istanti. Un pensiero fra gli altri lo preoccupava incessantemente; ei dubitava di non aver fatto abbastanza per la sua gloria, e questo pensiero Io spronava ad attendere più ostinato al lavoro, il che consumava le ultime sue forze. Indarno gli amici suoi si provavano a distrarlo; continuando indefesso nel lavoro e contornato da essi appena ei li udiva, nè rispondeva alle loro interrogazioni altrimenti che con monosillabi. Talvolta era egli sorpreso da tale smarrimento di forze, che faceva mestieri trasportarlo sur un sofà. Se conducevasi a diporto in carrozza nulla ei vedeva, rimaneva assorto in tristi pensieri, e manifestava tale impazienza che bisognava ricondurlo a casa ove si affrettava a rimettersi al lavoro che lo uccideva. Era egli in questo misero stato alloracliè a richiesta del Direttore di un teatro di Vienna, prese a comporre il Flauto magico, opera d’un genere al tutto diffe«àj rente dalle altre di Mozart, e nella quale spicca una freschezza, un vezzo che non yjf (i ) Vedi F’ctis. Dizionario degli Artisti musicali, la biografìa di G. W. Mozart. di leggeri sariasi creduto poter riscontrare nelle ispirazioni di un moribondo. Mentre componeva, non voleva essere interrotto nè durante il giorno, nè pel sopravvenir della notte. Soventi volte el cadeva in un prostramento totale, ed era colpito da svenimenti che duravano parecchi minuti, ma nè le preghiere di sua moglie, nè quelle de’ suoi amici poterono mai ottenere ch’ei sospendesse la composizione del Flauto magico, alla quale pose fine nel mese di luglio del 1791, sicché potè rappresentarsi nel susseguente mese con un successo inaudito a Vienna, perocché vi fu dato per venti sere consecutive. Mozart non potè assistere che alle prime dieci; in seguito troppo malato per poter recarsi al teatro, poneva l’orologio sulla tavola, e seguiva coll’occhio il movimento dell’indice per sapere qual pezzo esegui vasi in quel momento. In preda a questo tristo piacere l’idea che fra breve lutto sarebbe finito pellai, lo assaliva, ed era quindi colpito _ da profonda prostrazione. In uno di questi sì tristi momenti ei se ne stava seduto dinanzi alla sua tavola assorto in lugubri meditazioni allorquando una carrozza si fermò alla porta della sua casa; tosto poi gli è annunziato uno straniero. Un uomo di mezzana età e di signorili sembianze, sconosciuto a lui e a sua moglie, entra con aria imponente: «Sono a voi mandato, gli dice, da parte di un personaggio d alto riguardo...» - «Chi è egli codesto personaggio? risponde Mozart interrompendolo. - Vuol rimanere ignoto. - Che cosa desidera egli da me? - Taluno, oggetto del suo più tenero amore, calò nella tomba; egli non saprà mai dimenticarne la memoria, e vorrebbe rendergli omaggio facendo celebrare a suo onore un ufficio funebre ogni anno, epperò sono incaricato di chiedervi un Rec/uiem di vostra composizione.» Colpito da questa domanda, fattagli in un tempo in cui ei stesso reputavasi vicino al dì delle sue esequie, Mozart assentì incontanente a quanto gli veniva chiesto dallo straniero. Il quale soggiunse: «Non è posta misura al tempo necessario al vostro lavoro; perù si vorrebbe sapere l’epoca in cui potrete darlo terminato. - Entro un mese, rispose Mozart. - Qual somma domandale pel vostro compenso? - Cento ducati. - Eccoveli. - Lo straniero depose la somma sulla tavola, e scomparve. Assorto in cupi pensieri, Mozart non udì le osservazioni di sua moglie intorno a questa singolare avventura. Già egli era tutto preoccupato dalla composizione del domandatogli Requiem: immediatamente si accinse al lavoro e vi si adoperò con tanta attività che bastato avrebbe ad esaurire le residue sue forze, se un altro importante oggetto non fosse occorso a distrarlo da una sì triste occupazione. Ricorreva l’epoca dell’incoronazione dell’Imperatore Leopoldo qual re di Boemia. L’Amministrazione del teatro di Praga non pensò clic agli ultimi momenti a far scrivere un’Opera nuova per questa circostanza, e si rivolse a Mozart nei primi giorni di agosto, annunciandogli che gli stati generali della Boemia aveano scelto per tema la Clemenza di Tito di Metastasio. Lusingato dalla preferenza che gli si accordava, accettò Mozart le proposte quali vennergli fatte; sebbene il termine assegnatogli fosse sì breve che gli fu giuocolorza ridurre l’opera in due atti, non musicare che i pezzi principali e far comporre i recitativi da un suo allievo. Si trasferì a Praga e nel decorso di dieciotto giorni ebbe posto fine alla sua partizione della quale consegnava i fogli al copista mano mano li componeva. E tuttavia non vi ha un solo pezzoscadente in questa bell’opera che fu rappresentala il 5 settembre del 1791. Tutte le arie, i duetti, il finale del primo atto e il terzetto del secondo sono di una bellezza finita Questo nuovo eccesso di lavoro e l’esaltazione che avea in lui eccitata pareva dovessero annichilire le sue forze, tuttavolta le distrazioni che gli vennero pòrte a Praga riaccesero il suo coraggio e restituirono al suo umore parte della prima ilarità. Al suo ritorno a Vienna pareva migliorata la sua salute, ma non fu che l’estremo barlume di una esistenza prossima a spegnersi. Si rimise alla composizione del Requiem, ma appena aveva ricominciato il lavoro quand ecco di nuovo farsegli innanzi lo sconosciuto. «Non potei mantenere la data parola, gli disse Mozart - Lo so; avete fatto bene a non attenervi strettamente alla promessa che mi deste; ma pure, qual nuovo termine prefiggete al vostro lavoro? - Un altro mese; quest’opera mi interessa grandemente e voglio dedicarmivici eolia maggior possibile attenzione - Basta cosi: se non che i nuovi vostri sforzi meritano una novella testimonianza della mia gratitudine. Eccovi altri cento ducali.» La signora Mozart fece tener dietro all’incognito; ma il domestico incaricato di ciò lo perdè di vista nella folla, e Mozart finì per persuadersi che quello era un | avvertimento del cielo e che scrivendo Tal-! logalogli Requiem non faceva che comporre j (1) Vedi V Opera citata. (