Pagina:Gazzetta Musicale di Milano, 1842.djvu/201


- 191 -

versamenti di un artista suonatore, il signor Berlioz non possedeva i mezzi di formarsi da sè stesso la propria celebrità, egli aveva bisogno dell’altrui concorso per giugnere al possesso di quella fama che al presente sì degnamente lo premia: e questo altrui concorso vieppiù dilFicil cosa esser doveva ottenerlo a lui che dotato di potente fantasia non creò che opere ardite e colossali le quali escono dalle ordinarie proporzioni e domandano un intero popolo di esecutori maestri a validamente interpretarle. Berlioz è alla musica ciò che il pittore inglese Martin è alla pittura} egli non ama le vie già segnate e battute dagli altri} egli si ride degli ostacoli e delie ostilità dei poveri di spirito che invidiano e abborrono in lui una incontestabile superiorità di intelligenza e di dottrina. E ben fa: quando si è nel caso suo, e si può vantare tanta forza d’ingegno, tanto vigore di giovinezza e di immaginazione, sta bene r attendere senza impazienza il momento della giustizia del pubblico, per trionfare della turba dei rivali pigmei.» Ammettendo anche che in queste parole del corrispondente della Gazzetta Musicale di Parigi ci sia dell’esagerazione dettata dall’amicizia, abbiamo voluto riportarle, perchè tutte le espressioni di encomio rivolte al sig. Berlioz riescono gradite a noi che amiamo in lui un artista dedicato con tanto nobile ardore ai culto della musica, un artista che se anche talvolta non seppe frenare gli slanci di una maschia fantasia, ebbe però sempre di mira di innalzare la sua arte facendola ispiratrice di forti e generosi sentimenti, e non effeminata corrutrice degli animi e molle serva di un volgare sensualismo. Ogni compositore il quale si porrà su questa via sarà certo delle simpatie dei veri amatori delFarte di Mozart, di Beethoven e di Rossini} a coloro che fanno della musica una fiacca blanditrice di passioncelie da romanzo, o un mestiere di guadagno, o un iene e soave narcotico dell’anima, o tutte queste cose insieme, non verranno mai concedute le lodi del giornalismo non venduto. Dopo questa forse troppo seria digressione, che per altro può aver significato importante pei lettori non disattenti della nostra Gazzetta, torniamo ai sig. Berlioz. Fra i diversi pezzi dei grande Concerto di cui teniamo parola, quasi tutti di composizione del sig. Berlioz, nulla vi ha che abbia un’impronta di maggior novità del prologo della grandiosa sinfonia Giulietta e Romeo, della Marcia de’ Pellegrini che cantano la preghiera della sera, della romanza del Giovine pastore brettone, e finalmente della grande Sinfonia funebre e trioiifale per due orchestre e cori, composta per la traslazione delie spoglie delle vittime di Luglio e per l’inaugurazione della colonna della Bastiglia. In questo ultimo pezzo la marcia e l’orazione funebre hanno un carattere maestoso degno della maggior attenzione. Ma sopra ogni altra cosa, apoteosi produsse un effetto magico e destò un vero entusiasmo. Gli applausi scoppiarono con una forza che a mala pena bastava a gareggiare colle duecento parti d’orchestra che eseguirono mirabilmente questo pezzo capitale. DIZIONARIO MUSICALE CRITICO UMORISTICO’ Fedi il foglio JV. 1 2 e 29 di questa Gazzetta. Accademia. — Centone musicale, ove i più disparati elementi concorrono a formare un trattenimento, il cui pregio principale è appunto la varietà: pezzi stroinentali, pezzi vocali, Sinfonie, Concerti, Calcatine, Variazioni, Fantasie, Canzoni, Duetti, Cori, pezzi serj, bulli, buflo-serj. Questo genere di trattenimento potrebbe essere di grande giovamento al far progredire l’arte musicale, al propagare il buon gusto, all’eccitare fra i Dilettanti e gli Artisti una bella e nobil gara, ma oimèl sono d’ordinario di grave danno alla musica, perchè d’ordinario presiede a direzione delle accademie musicali, ben altro che un sentito amor dell’arte. Un po’ di vanità, un po’ di ganimedismo, ecco le molle, che con rare eccezioni, mettono in movimento le accademie private. E lo scopo primissimo, la mira finale della maggior parte delle accademie a pubblico affìsso qual è?... 11 maggior peso possibile del bacile. Talvolta il peso del bacile fa onore alla filantropia del pubblico e degli artisti, salvo il caso ove la maschera del filantropo non copre il disinvolto artista. (V Beneficenza) (Y. altri articoli sotto la parola Accademia) Accademia privata. — Uno dei più graditi trattenimenti sociali, ove l’amore della soavissima fra l’arti belle tien luogo del dotto Tarocco, dell’importante Scacco o di simili spreca-tempo, che occupai! seriamente il cerebro nelle ore destinate ad alleviarlo dalla fatica dello studio, dal peso delle cure della vita; trattenimento ove le alternate melodie o patetiche, o energiche, o gioviali, danno elasticità all’anima di chi non l’abbia del tutto floscia 0 borichina. Questo nobile divertimento potrebbe essere di molto vantaggio all’arte, alla civiltà, ai costumi se come d’ordinario, chi le dirige, non pensasse ben più alla scelta di belle invitate, al numero e simmetria delle steariche, od ai proprii guantini sopraflìni, che non alla scelta de’pezzi di buona musica, di senso poetico chiaro per sè solo, gradevole, utile (V. Cavatina)’, e se una falsa urbanità non vi profondesse l’adulazione. Esca pure dal corallino labbro di una signorina Dilettante la più sdolcinata Romanza, sian pure a stento inleljigibili le parole da lei cantate, o scminullo o falso l’accento, o mal applicate o soltanto abbozzale le fioriture, bisogna applaudirla a furore, bisogna decantarla una professora, bisogna dire che sa la musica a fondo, c simili insulti alla verità, per cui la signorina Dilettante Professora non pensa nemmen per sogno a correggersi, a cambiar maestro c metodo, come farebbe forse quando non ricevesse che gli applausi di civiltà e incoraggiamento. (V. questi articoli). Il signor Dilettante Cajo canta un’ina buffa con sonnifera vena comica, o con lazzi non buffi ma bu/fonici, con sali insipidi o sporchi? Bisogna battere generosamente palme a paline, bisogna dire che canta con una gran comica, che ha un gran spirito, è un genio... e’1 meschinello se la beve; fa il bocchino del ritroscllo a tanta gloria, ed invece di correggersi, di cambiar stile, di cercare quel vero sale comico che eccita la giovialità senza ricorrere alle caricature, alle scempiaggini, e senza offendere il pudore delle uditrici educate, non civettine, non sciocchine, fa ogni studio per toccare la gloria di scr Pagliaccio. E ’1 peggio si è poi che costui quando va al teatrò è il primo ad applaudire l’artista sguajato che colla lusinga di acquistarsi la simpatia dell’udienza, impresta dal trivio i scurrili equivoci, da Brighella la mimica; con quell’applauditore del mal gusto fa tosto pieno coro la race maulonniere degli applauditoli per riverbero; il pseudo-artista crede aver tocco il non plus ultra dell’arte, e così, con tutto il bisogno di imparare, non tenta di andar plus ultra. Ed ecco partire dalle accademie private il danno al Dilettantismo, agli artisti, all’arte ed al gusto del pubblico, in grazia dell’adulazione buttata senza risparmio dai vagheggini, dagli ultra-devoti al Bon-ton, dai giornalisti di pasta slra-dolce, e soprattutto dai Lioni pranzófìli. Accademia pubblica. — All’entrare in un’accademia musicale pubblica si paga una moneta sempre piccola in confronto di quel caro diritto compralo di esternare con urbana libertà il propro giudizio sul merito dei Cantanti, dei Sinfonisti, sulla regolarità della disposizione dell’orchestra (Vedi Orchestra - CembaloJ, sulla scelta dei pezzi, sulle convenienze rispettale senza pettegolezzi fra Artisti e Artiste, fra questi e Dilettanti (V. Convenienze - Dilettanti - Dilettantismo), sulla giustizia o falsità degli applausi della massa, e via dicendo. Altro diritto che si acquista col biglietto tascato si è quello di provarvi grate sensazioni, di sentirvi canto significante e non garrulette suonatine di gola, di gustarvi eloquenti melodie slromentali e non continui sforzi di mano, non le interminabili chiacchierine, insignificanti Variazioni, non 1 pasticcini Capricci, non le pazze strampalate Fantasie da giocolieri musicali non da professori, non pezzi insomina che se anche eseguiti con tutta la precisione possibile, assicurano bensì che l’esecutore ha leste le dila, intonalo l’orecchio, buoni i polmoni, ma lasciano però in dubbio se abbia anima pielo-armonica senza la quale si potrà (la capiscano una volta gli Euterpei) si potrà dilettare le orecchie, di qualunque dimensione siano, ma toccare le anime, movere i cuori non mai. Ben dirette le accademie, potrebbero essere di un utile grandissimo all’arte, ma appunto per iscarsità di buon gusto, di criterio musicale, di vero amore dell’arte in chi ne forma il piano e le dirige, riescono d’ordinario dannose. Le cause principali della cattiva riuscita delle accademie sono la scelta di que’ pezzi d’Opera clic non possono ottener effetto staccali dal complesso drammatico, spogliati de’ prestigi della scena, le stomachevoli pretese di convenienze di certi artisti di canto, le basse gelosie di alcuni sedicenti professori invidiosi o sprezzatori per VARIETÀ. 11. SI». ETTORE BEREIOZ A BRESSEEEES. Colla scorta della Gazzetta Musicale di Parigi riferiamo alcune particolarità intorno alla grande Accademia musicale data a Brusselles dal signor Ettore Berlioz. Il signor Ettore Berlioz arrivò a Brusselles preceduto da una grande fama la quale egli molto difficilmente doveva poter confermare. Se non che ei confidava nei mezzi grandiosi che gli sarebbero stati offerti a far mostra del forte suo ingegno; egli sperava di poter disporre di un orchestra di duecento parti e non meno. La sola Società reale della Grande Armonia poteva offrirgli le grandiose e vaste risorse vocali e stromentah necessarie alla sua riuscita. <t Per verità, il signor Berlioz, così si esprime il corrispondente della Gazzetta Musicale di Parigi, non pare a suo agio che allorquando dirige e comanda a un esercito intero di parti musicali. Epperò egli fa una magnifica figura al legto, allorachè con un solo gesto o con uno sguardo scatena o modera dei turbini d1 armonia, il suo temperamento forte e nervoso ha bisogno di esercitarsi in simili giganteschi sperimenti, nel modo stesso che il suo maschio ed acre spirito si pascola nelle gare delta polemica e nei conflitti del Giornalismo. Dotato di ferma, anzi di ferrea volontà, irremovibile nel mirare al suo scopo, non può mancare di coglierne o tosto o tardi quel compenso che, malgrado 1 invidia e le stupide arti della mediocrità, è dovuto agli ingegni distinti. E tosto o tardi il signor Berlioz sarà veramente risarcito di tante fastidiose tergiversazioni e accanite nimistà contro le quali altro artista meno forte di lui avrebbe da un pezzo soccombuto.o sarebbesi stancato. Ben diII seie, e i che veispre- rsi a ti ileano iggio icchè altro >. Se idea i sol iasi. so•rere s’è asso •tare dico che lono arte ina, i da rcj, un u aono ielle più lior de1 la dei i vi arsi;ciun- che la ìuigli la sta ernò nei n10- no si la. i isi I er I a- j lo j in! m | a- 0 gran fatica di braccia e di fiato fa loro penetrare per l’orecchio ciò che non possono rilevare cogli occhi, accade alcuna volta che il loro esordire non è senza qualche buon rispltamento, frutto il più sovente della freschezza della voce o della novità del soggetto. Ma le promesse di simil gente sono ìùochi fatui che scompaiono coll apparire. Esciti da una meschina educazione, crescono ad una carriera più meschina, benché tu i l’altro sia il premio che ne ritraggono. Essi non si mantengon poveri che nel sapere. Chi volesse raccogliere tutte le incongruenze, tutte le assurdità, tutte le ridicolaggini che si commettono dai cantanti anche de’più famosi a’nostri giorni, intraprenderebbe un’opera senza fine. Chi scrive queste parole si ricorda di aver udito su un teatro di cartello, un cantante di cartello, il quale, rappresentando il Pollione della Norma, dopo di aver cantato i primi versi di recitativo della sua cavatina, spiegando tutta quanta la voce che aveva in petto, giunto laddove dice airamico di parlar sommesso, allora pareva che a bello studio sciogliesse ancora la sua voce più forte. Egli che gridava a tutto fiato pregava l’amico di parlar sommessamente. Ma, ripeto, l’intraprendere una narrazione di questi fatti ci porterebbe all’infinito. Ne daremo alcun altro esempio col ritornare che faremo su quest’argomento che riescirebbe troppo ampio per un articolo. G. V.;iano, ibitaaltre ndati nma: sendezza