nuova nella sua propria espressione, nella
disposizione della sua frase, nella varietà
degli sviluppi della idea principale, come
nella modulazione, nell’armonia e nella stromentazione.
Nulla di quanto in fatto di
musica esisteva prima di lui, valer poteva
a dar l’idea dell1 overtura (TIdomeneo, dell’aria
Padre, germani, di quella di Elettra
nel primo atto, di quella d Ilia, accompagnala
da quattro stromenti obbligati, nè
del coro Pietà, Numi! e Coniam, fuggiamo.
Da tutto questo sorge una novella
epoca della musica drammatica, un mondo
di invenzioni, epoca che venne sviluppandosi
fino a’ nostri giorni; mondo dal quale,
da sessantanni in qua tutti i compositori,
chi più chi meno, attinsero la loro origine
musicale. La prima rappresentazione delYldomeneo
ebbe luogo il 29 gennaio del
-1781, in occasione dell’anniversario della
nascita dell’elettor di Baviera. Sarebbe sembrato
che un’Opera di sì nuova impronta
non dovesse essere compresa al suo primo
apparire; e nondimeno essa eccitò 1 entusiasmo
della popolazione di Monaco, e in
ispecie della gente dell’arte, i quali proclamarono
Mozart il più grande musico del
suo tempo.
Lusingato dagli elogi prodigati all’organista
della sua Corte, l’arcivescovo di Salisburgo
se lo fece venir addietro alla sua
andata a Vienna, nel marzo di quel medesimo
anno, lo alloggiò nel suo palazzo,
ma lo tenne confuso tra’ suoi servi e lasciò
che sedesse alla tavola della gente della
sua cucina. Una lettera di Mozart, scritta
intorno a quest’epoca, dipinge con quale
animo egli ricevesse un trattamento di questa
natura. Però il timore di recare pregiudizio
a suo padre e di fargli anche perdere
l’impiego, sola ultima risorsa del vecchio,
lo consigliò a sopportare pazientemente
la sua nuova situazione. Ei non poteva
neppure farsi udire nelle accademie
alle quali era di frequente invitato se prima
non ne aveva ottenuta licenza dalpadrone.
Da ultimo stancata la sua pazienza,
diede la propria demissione, e libero quindi
di sè, non cercò più verun impiego aulico,
e visse del prodotto del suo ingegno e delle
lezioni che dava. Alcuni ducati che queste
lezioni gli procacciavano furono per
quasi un intero anno la sola sua risorsa;
finché in forza di istanti sollecitazioni fatte
da qualche suo protettore gli venne allogata
dall’Imperatore Giuseppe II l’Opera
il Ratto del Serraglio, che Mozart doveva
•comporre per la Corte. Questo spartito, le
cui forme erano al tutto nuove, svegliò sulle
prime più sorpresa che piacere, ma gli artisti
di musica non tardarono a proclamarlo
quale capolavoro; Praga, Monaco, Dresda,
Berlino, Stuttgard, Carlsruhe, confermarono
l’opinione degli artisti; e i grandi signori
eli Vienna, per mostrarsi di spirito, ebbero
la degnazione di farsi a partecipare l’opinione
della maggioranza. Tuttavia all’Imperatore
non piaceva gran fatto la musica
di Mozart troppo forte pel suo gusto, per
il che non furono mai al tutto netti di retticenze
gli elogi ch’egli piacevasi largire a
colui che gli artisti collocavano al dissopra
di tutti i compositori del mondo.
«Questa musica è troppo bella per le
nostre orecchie, diceva egli a Mozart parlandogli
del Ratto del Serraglio; vi hanno
troppe note». «Nè più nè meno di quante
ne abbisognano», rispose l’artista. Giuseppe
II fece dare a Mozart centocinquanta
ducati per la composizione di quest’Opera.
Più tardi gli accordò una pensione di ottocento
fiorini col titolo di compositore di
Corte; ma pel durar di molti anni non gli
chiese nulla, tranne il piccolo spartito intitolato
Il Direttore di teatro, che si
rappresentò a Sclioenbrunn nel 1786. Piccato
di ciò, l’illustre compositore ebbe a
dire un giorno all’Intendente che gli pagava
gli stipendi: «Signore, è troppo pel
poco che mi si chiede, e non è abbastanza
pel molto che potrei fare». Malgrado questo,
Mozart era affezionatissimo al suo Sovrano,
tanto che gli bastò l’animo di rinunziare
alle seducenti offerte che gli fece il
re di Prussia, Federico Guglielmo, allorachè
ei visitò Berlino. Questo principe, avendogli
domandato che cosa ei si pensasse
della sua Cappella, ei rispose colla sua consueta
franchezza: «Sire, la vostra Cappella
possiede molti artisti distinti, e in nessun
altro luogo io udii eseguire meglio de’quintetti;
ma questi signori tutti insieme potrebbero
fare mollo meglio». «Ebbene,
gli rispose il re, fermatevi con me; voi
solo potete fare questo cambiamento; vi
offro per i vostri annui onorarli 3000 scudi
(11,260 franchi)». «E dovrei io abbandonare
il mio buon Imperatore?» replicò
Mozart. Toccato da questa prova di affetto
disinteressato, il re aggiunse: Ebbene,
pensateci meglio: non ritiro la mia offerta,
e sta in vostra facoltà accettarla anche entro
un anno». Di ritorno a Vienna, Mozart
si consultò co’ suoi amici intorno a
una sì importante circostanza che decider
dovea della sua sorte, ed essi lo eccitarono
ad accettare le offerte del re di Prussia,
ond’egli si decise a domandare la sua demissione
all’Imperatore. Giuseppe II udì con
dispiacere questa determinazione del grande
artista; e deliberato a trattenerlo gli disse
con aria di affabilità insolita «E che, mio
caro Mozart, vorreste voi lasciarmi?» Interdetto
a queste parole Mozart guardò il
principe con intenerimento e gli rispose:
«Maestà, io mi raccomando alla bontà vostra... Rimarrò al vostro servizio». Tornato
a casa sua, uno degli amici di lui gli
chiese se egli aveva saputo profittare di
questa circostanza per farsi aumentare gli
assegni: «Eh! chi pensa a queste cose?»
rispose Mozart con malumore!
Il Ratto del Serraglio erasi rappresentato
a Vienna il io luglio del 1782. Mentre
scriveva quest’Opera, sposò Costanza
Weber, virtuosa di pianoforte, dalla quale
ebbe due figli. Onde supplire ai bisogni
della sua famiglia ei non possedeva che il
suo reddito fisso di ottocento fiorini, quale
compositore di Corte; al resto provvedeva
collo scarso prodotto delle sue composizioni,
e in ispecie colle contraddanze e coi valz
che scriveva per le feste da ballo e per i
ridotti; perocché a cotal genere di lavori
era spesso condannata la penna che si riposava
dallo scrivere Don Giovanni, le
Nozze di Figaro, Così fan tutte, e il
Flauto Magico. La state Mozart viaggiava
per dare delle Accademie: fu per questi
viaggi artistici ch’ei compose la maggior
parte dei suoi concerti di pianoforte. Nel
1783 ei fece il suo Davide penitente,
oratorio che contiene diversi pezzi della
più gran bellezza, particolarmente un terzetto
per due soprani e tenore che può
annoverarsi fra le sue più lodate produzioni.
L’anno seguente si diede a’ suoi lavori
con un’attività prodigiosa che non
venne meno, fino al dì della sua morte.
I bellissimi sei quartetti componenti la sua
opera decima comparvero nel 1783. Egli
li dedicò ad Haydn. Nella sua lettera dedicatoria,
scritta con toccante semplicità,
ei dice al celebre maestro di Cappella del
principe Esterhazy che da lui imparò a far
i quartetti. Fu a quest’epoca che il padre
di Mozart venne a visitare suo figlio a
Vienna, e pregò Haydn di dirgli con sincerità
che cosa ei si pensasse di suo figlio,
oggetto delle speranze e della ambizion sua
di padre. «Sull’onor mio e al cospetto di
Dio, rispose il grand’uomo, vi dichiaro
che vostro figlio è il primo dei compositori
dei nostri giorni».
Dopo l’Operetta il Direttore di Spettacoli,
rappresentata a Schoenbrunn nel 1786,
produsse nell’anno stesso la mirabile partitura
delle Nozze di Figaro, la quale
racchiude maggior quantità di idee nuove
e di creazioni d’ogni specie che non in
tutte le Opere date dalla Germania e dal1
Italia nel corso degli ultimi cinquanta
anni (*). Le proporzioni della partitura le
Nozze di Figaro sono colossali; essa abbonda
di arie, di duetti e pezzi concertati
di carattere svariato, ne’ quali la ricchezza
delle idee, il gusto e la novità delfarmonia,
delle modulazioni e dell’istromentazione
si combinano per costituire il più
perfetto insieme. I due finali del secondo e
del quart’atto formano ciascuno da solo una
Opera intera più ricca di bellezze di primo
ordine che non verun’altra produzione musicale
drammatica. Nulla di quanto in musica
conoscevasi prima delle Nozze di Figaro
poteva dare idea d’un sì fatto capolavoro.
La riuscita di questa ammirabile
produzione dell’arte più elevata fu generale
in Germania, al suo primo comparire;
dovunque svegliò l’entusiasmo e tra tutte
le Opere di Mozart fu quella che meglio
venne compresa di primo tratto. Nel susseguente
anno, Bondini direttore del teatro
Italiano, il quale erasi stabilito a Praga,
allogò all’autore delle Nozze di Figaro
una nuova Opera e gli propose il soggetto
del Don Giovanni, il cui libretto era fattura
di un certo Abbate di Ponte. Mozart
si accinse al lavoro, e, cosa inaudita, il
mese d’ottobre del 1787 gli bastò per scrivere
questa immensa partitura, creazione
e tipo originale della musica che poscia si
volle chiamare romantica. La prima rappresentazione
dell’Opera fu data nel medesimo
anno sotto il titolo il Dissoluto
punito. Troppe bellezze si ammucchiavano
in quest’Opera, e codeste bellezze erano
d’un genere troppo nuovo perdi’essa potesse
essere compresa dal pubblico al suo
primo comparire; alcuni uomini dell’arte
solamente videro che Mozart aveva raggiunto
in questo lavoro il sommo grado dell’invenzione
e del sublime. I belli spiriti
ed i critici ne parlarono in vario modo;
ma posciachè il tempo ebbe fatto giustizia
di questi giudizii di poco peso, l’intera
Germania si entusiasmò per questa immortale
produzione del genio. B.
[Sarà continuato).
(ì) Questa è la sentenza del sig. Fétis. Vedi la Biografia
ili Mozart, nel suo Grande Dizionario biografico
alla quale ci siamo strettamente attenuti.
OSSERVAZIONI
©e un veedii» suonatore ili viola, ecc.
(Fedi il fotjlio N. 42 di questa Gazzetta)
Del resto mi sembra che in niun modo
debba venir meno la fama del nostro Palestrina
se egli non ha trattenuto il fui