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GAZZETTA MUSICALE | ||
N. 41 |
DOMENICA |
DI MILANO |
J. J. Rousseau.
ESTETICA MUSICALE.
Precetti Artistici
applicati alla musica.
(ìhticolo ii (°)).
Moius in fine velocior. Ogni volta che
la potenza del genere della vita si mostra
vittrice della potènza che l’oppugnava acquista
diritto alla nostra stima, alle nostre lodi.
Se poi, durando alcun tempo la lotta, la
medesima potenza vitale si mostra non
solo vittoriosa, ma piena di esuberante energia,
quando appunto saremmo inclinati a crederla
stanca-, allora ne suscita il sentimento
di ammirazione che non manca mai di manifestarsi
coi più clamorosi applausi. Tale
è il motivo del citato detto, che si può applicare
egualmente alla potenza morale e
creatrice del compositore, ed alla sveltezza
e potenza fisica dell’esecutore.
Dico potenza morale del compositore
riferendola e a quanto sopra accennammo
dell’aumento di artifizio^verso il fine!, e a
qualche felice idea novellamente introdotta
prima della conclusione, la quale non mancherà
mai di effetto se ispirata ed espressiva,
e finalmente ancora al semplice ritmo
più concitato o all’uso di passi più fraorosi
e brillanti, o di maggior bravura,
enchè gli applausi ottenuti con quest’ultimo
mezzo non sempre siano al compositore
dovuti.
Ella è questa la ragione della stretta
nella fuga, della cappelletta o cabaletta
che dirsi voglia, nei pezzi drammatici di
qualche estensione, cosi come dei passi
più difficili i quali, riservati al fine, non
mancano mai di assicurare un trionfo all’esecutore
che sa renderli con una certa
apparenza di facilità. Ragione che spiega
l’importanza del trillo finale egualmente
che la vaghezzaTdel capitello corinzio, eil
soffermarsi immobile il danzatore dopo
molti rapidissimi giri dopo i quali stimasi
difficile riprendere l’equilibro.
LII. Egli è qui luogo di ricordare il
dovere che hanno gli artisti di sagrificare
alle grazie, temperando tutte quelle espressioni
che si riferiscono a soggetti spiacevoli
quando non si possano evitare intieramente.
Sebbenelearti debbano non al solo diletto,
ma al perfezionamento morale per quanto
sta in loro aspirare, egli è però vero che
non possono giungere a sì nobile scopo che
Fer mezzo di quel diletto che nasce dalesercizio
di sensibilità e della vita: eser(a)
Vedi il N. 40 di questa Gazzella.
DI MILANO
La musique, par des inflexions vires, accentuées, et,» pour ainsi dire, parlantes, exprime toutes les pas»
sions. peint tous les tableaux-, rend tous les objets,
«soumet la nature entière à ses savantes imitations,» et porte ainsi jusqu’au coeur de l’homme des sen»
timents propres à l’émouvoir.»
J. J. Roussf.au.
j! cizio al quale la volontà ricusa di prestarsi
1 se si tratta di oggetti o idee ributtanti. La: vista di un cadavere o di un’orrida ferita
fa torcere lo sguardo inorridito, cosi come
j le grida stridule e forsennate feriscono inI
gratamente l’orecchio e conviene veraI
niente che l’artista sia di pessimo gusto,
e d’animo tutt’altro che gentile, per lordare
sè stesso e l’arte con la rappresentazione
di cose che l’urbanità proscrive;
massimamente se non giustificate da lodej
vole scopo.
Il Pittore ed il Poeta, le cui arti possono
accennare ad oggetti materiali e determinati
e sono per ciò stesso dotate di
un’influenza più immediata sulle idee,
possono più spesso essere condotti dalla
natura dell’argomento ad accennare a simili
idee; ma sono in pari tempo con
maggior facilità avvertiti della loro sconcezza
e bruttezza.
Il musico non è meno in pericolo di cadere
in siffatti errori senza poterli poi giustificare
colla ragione di lodevole scopo
morale al quale egli coi soli mezzi dell’arte
propria non può mirare che indirettamente.
Pel musico sono trasgressioni a sì giusto
precetto le imitazioni obbiettive di suoni
discordanti, di voci urlanti, di grida smoderate
quando si vogliano rendere troppo
| fedelmente a costo della buona armonia.
Ciò fanno quei concertisti ciarlatani che
privi di vero merito cercano supplirvi imitando
l’abbajar de’ cani, il miagolar dei
gatti, e tante altre scioccherie che il solo
idiota applaude credendole cose molto difficili.
Più ancora il trasgrediscono quei maestri
che disprezzando le leggi più inconcusse
della buona armonia, affastellano nelle loro
composizioni modulazioni viziose, armonie
discordanti, errori d’ogni sorta, sì che se
argomentar volessimo il grado di squisitezza
del sentire dal modo di scrivere di
molti di essi, non privi di felice immaginare
e di talenti artistici, saremmo portati
a crederne ben ottuso l’organo sensorio.
No, le leggi dell’armonia non sono nè
convenzioni da cui si possa deviare, nè
sono dettate dal capriccio o dispotismo dei
maestri istruttori; ma la rivelazione dell’intima
natura dell’uomo in relazione coll’arte,
sono il limite del bello nell’elemento
armonia.
Chiuderemo questo articolo con ricordare
ai novelli Scrittori la necessità di formarsi
uno stile ponendo sott’occhio un’osservazione
pur troppo giustissima che ci
vien fatta dai critici stranieri alla quale non
Il prezzo dell’associazione annua alla Gazzetta c alVdnloloyia
classica musicale è di Aust. lire 24 anticipate.
Pel semestre e pel trimestre in proporzione. I.’affrancazione
postale della sola Gazzella per l’interno della
Monarchia e per l’estero fino a confini è stabilita ad.-11111110
lire 4. — La spedizione dei pezzi di musica viene fatta
mensilmente e franca di porto ai diversi corrispondenti
dello Studio Ricordi, nel modo indicato nel Manifesto.
— Le associazioni si ricevono in Milano presso l’Ufficio
della Gazzella in casa Ricordi, contrada degli Omenoni
K.° 1720; all’estero presso i principali negozianti
di musica e presso gli Uffici postali. — Le lettere, i gruppi,
ec. vorranno essere mandati franchi di porto.
vale rispondere altrimenti che colf invincibile
eloquenza dei fatti.
LIII. A ragione osservano essi che nella
musica italiana, specialmente drammatica, ( quasi la sola che abbiamo dacché
fummo presi dalla mania delle riduzioni)
a partire dalla rivoluzione Rossiniana, non
ostante la moltiplicità degli scrittori, trovasi
una tale uniformità che difficile ne
rende il riconoscere lo stile individuale di
ciascuno, e ben poca varietà e meno novità
presentano le nuove produzioni. (*)
Dipende ciò forse da carattere nazionale?
0 dovremo noi pendere verso l’opinione
di chi reputa esaurite tutte le possibili combinazioni
e nulla di nuovo ed originale potersi
ornai immaginare? Nè l’ima nè l’altra
ci sembrano le vere cagioni e perchè riflettiamo
quanto varia è dovunque natura
e perchè troviamo grandissima differenza
di stile e molta novità negli autori stranieri.
Rensì crediamo tanta uniformità dei nostri
nascere dall’essersi fatti seguaci, anzi
schiavi di certe determinate forme e per
lo favore che ottennero presso il pubblico,
e per la fatica che in seguirle si risparmia.
Volgiamo lo sguardo alle nostre opere
teatrali, consideriamone le sinfonie, le arie,
1 duetti e troveremo quest’uniformità, queste
forme che fanno di essi quasi un medagliere
in cui non trovi variati che i tratti
delle fisonomie che vi sono effigiale. Sempre
le medesime divisioni di tempi, sempre
motivi intercalati coi crescendo e negli adagio
e nelle cappellelte e nelle sinfonie e
nei pezzi concertati. La medesima uniformità
si può di leggieri osservare nell’arte
di trattare gli accompagnamenti: sempre
i medesimi arpeggi o piani o a sestine o
a contrattempi o a suoni battuti. Ora qual
novità vi può essere mentre si seguono
così servilmente le medesime traccio? Fossero
anche sempre nuovissime le melodie,
sempre svariate le modulazioni vi sarebbe
pur sempre monotonia se non si varia la
disposizione, e le forme degli accompagnamenti,
e non si tralascia di intercalare
coll’ornai troppo sentilo crescendo rossiniano
(9).
(8) Questa accusa ci fanno gli stranieri c specialmente
i francesi. Hanno ragione, e pochi 0 nessuno de’ nostri
scrittori di musica potino vantarsi di non meritarla. A
che serve adunque il ribellarsi? L’amore della gloria
nazionale debbe impegnarci a smentire col fatto tale
censura, non con polemiche che vane riescono quando
non sostenute dal vero.
(9) Aggiugni a questa monotonia di condotta quella
non meno nocevolc degli accompagnamenti. Cinque o
sei forinole di arpeggi c movimenti d’armonia, ceco lutto.
È egli questo buon mezzo di ottenere varietà ed interesse? Non mai: chè anzi lo associare queste idee accessorie
tanto comuni ad una melodia benché peregrina