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GAZZETTA MUSICALE

N. 41

DOMENICA
9 Ottobre 1842.

DI MILANO
Si pubblica ogni domenica. — Nel corso dell’anno si danno ai signori Associati dodici pezzi di scelta musica classica antica e moderna, destinati a comporre un volume in 4.° di centocinquanta pagine circa, il quale in apposito elegante frontespizio figurato si intitolerà Antologia classica musicale.
La musique, par des inflexions vives, accentuées. et. pour ainsi dire. parlantes, exprimè toutes les passions, peint tous les tableaux, rend tous les objets, soumet la nature entière à ses savantes imitations, et porte ainsi jusqu’au coeur de l’homme des sentiments propres à l’émouvoir.

J. J. Rousseau.

Il prezzo dell’associazione annua alla Gazzetta e all’Antologia classica musicale è di Aust. lire. 24 anticipate. Pel semestre e pel trimestre in proporzione. L’affrancazione postale della sola Gazzetta per l’interno della Monarchia e per l’estero fino a confini è stabilita ad annue lire 4. — La spedizione dei pezzi di musica viene fatta mensilmente e franca di porto ai diversi corrispondenti dello Studio Ricordi, nel modo indicato nel Manifesto — Le associazioni si ricevono in Milano presso l’Ufficio della Gazzetta in casa Ricordi, contrada degli Omenoni N.° 1720; all’estero presso i principali negozianti di musica e presso gli Uffici postali. Le lettere, i gruppi, ec. vorranno essere mandati franchi di porto.


ESTETICA MUSICALE. Precetti Artistici applicati alla musica. (ìhticolo ii (°)). Moius in fine velocior. Ogni volta che la potenza del genere della vita si mostra vittrice della potènza che l’oppugnava acquista diritto alla nostra stima, alle nostre lodi. Se poi, durando alcun tempo la lotta, la medesima potenza vitale si mostra non solo vittoriosa, ma piena di esuberante energia, quando appunto saremmo inclinati a crederla stanca-, allora ne suscita il sentimento di ammirazione che non manca mai di manifestarsi coi più clamorosi applausi. Tale è il motivo del citato detto, che si può applicare egualmente alla potenza morale e creatrice del compositore, ed alla sveltezza e potenza fisica dell’esecutore. Dico potenza morale del compositore riferendola e a quanto sopra accennammo dell’aumento di artifizio^verso il fine!, e a qualche felice idea novellamente introdotta prima della conclusione, la quale non mancherà mai di effetto se ispirata ed espressiva, e finalmente ancora al semplice ritmo più concitato o all’uso di passi più fraorosi e brillanti, o di maggior bravura, enchè gli applausi ottenuti con quest’ultimo mezzo non sempre siano al compositore dovuti. Ella è questa la ragione della stretta nella fuga, della cappelletta o cabaletta che dirsi voglia, nei pezzi drammatici di qualche estensione, cosi come dei passi più difficili i quali, riservati al fine, non mancano mai di assicurare un trionfo all’esecutore che sa renderli con una certa apparenza di facilità. Ragione che spiega l’importanza del trillo finale egualmente che la vaghezzaTdel capitello corinzio, eil soffermarsi immobile il danzatore dopo molti rapidissimi giri dopo i quali stimasi difficile riprendere l’equilibro. LII. Egli è qui luogo di ricordare il dovere che hanno gli artisti di sagrificare alle grazie, temperando tutte quelle espressioni che si riferiscono a soggetti spiacevoli quando non si possano evitare intieramente. Sebbenelearti debbano non al solo diletto, ma al perfezionamento morale per quanto sta in loro aspirare, egli è però vero che non possono giungere a sì nobile scopo che Fer mezzo di quel diletto che nasce dalesercizio di sensibilità e della vita: eser(a) Vedi il N. 40 di questa Gazzella. DI MILANO La musique, par des inflexions vires, accentuées, et,» pour ainsi dire, parlantes, exprime toutes les pas» sions. peint tous les tableaux-, rend tous les objets, «soumet la nature entière à ses savantes imitations,» et porte ainsi jusqu’au coeur de l’homme des sen» timents propres à l’émouvoir.» J. J. Roussf.au. j! cizio al quale la volontà ricusa di prestarsi 1 se si tratta di oggetti o idee ributtanti. La: vista di un cadavere o di un’orrida ferita fa torcere lo sguardo inorridito, cosi come j le grida stridule e forsennate feriscono inI gratamente l’orecchio e conviene veraI niente che l’artista sia di pessimo gusto, e d’animo tutt’altro che gentile, per lordare sè stesso e l’arte con la rappresentazione di cose che l’urbanità proscrive; massimamente se non giustificate da lodej vole scopo. Il Pittore ed il Poeta, le cui arti possono accennare ad oggetti materiali e determinati e sono per ciò stesso dotate di un’influenza più immediata sulle idee, possono più spesso essere condotti dalla natura dell’argomento ad accennare a simili idee; ma sono in pari tempo con maggior facilità avvertiti della loro sconcezza e bruttezza. Il musico non è meno in pericolo di cadere in siffatti errori senza poterli poi giustificare colla ragione di lodevole scopo morale al quale egli coi soli mezzi dell’arte propria non può mirare che indirettamente. Pel musico sono trasgressioni a sì giusto precetto le imitazioni obbiettive di suoni discordanti, di voci urlanti, di grida smoderate quando si vogliano rendere troppo | fedelmente a costo della buona armonia. Ciò fanno quei concertisti ciarlatani che privi di vero merito cercano supplirvi imitando l’abbajar de’ cani, il miagolar dei gatti, e tante altre scioccherie che il solo idiota applaude credendole cose molto difficili. Più ancora il trasgrediscono quei maestri che disprezzando le leggi più inconcusse della buona armonia, affastellano nelle loro composizioni modulazioni viziose, armonie discordanti, errori d’ogni sorta, sì che se argomentar volessimo il grado di squisitezza del sentire dal modo di scrivere di molti di essi, non privi di felice immaginare e di talenti artistici, saremmo portati a crederne ben ottuso l’organo sensorio. No, le leggi dell’armonia non sono nè convenzioni da cui si possa deviare, nè sono dettate dal capriccio o dispotismo dei maestri istruttori; ma la rivelazione dell’intima natura dell’uomo in relazione coll’arte, sono il limite del bello nell’elemento armonia. Chiuderemo questo articolo con ricordare ai novelli Scrittori la necessità di formarsi uno stile ponendo sott’occhio un’osservazione pur troppo giustissima che ci vien fatta dai critici stranieri alla quale non Il prezzo dell’associazione annua alla Gazzetta c alVdnloloyia classica musicale è di Aust. lire 24 anticipate. Pel semestre e pel trimestre in proporzione. I.’affrancazione postale della sola Gazzella per l’interno della Monarchia e per l’estero fino a confini è stabilita ad.-11111110 lire 4. — La spedizione dei pezzi di musica viene fatta mensilmente e franca di porto ai diversi corrispondenti dello Studio Ricordi, nel modo indicato nel Manifesto. — Le associazioni si ricevono in Milano presso l’Ufficio della Gazzella in casa Ricordi, contrada degli Omenoni K.° 1720; all’estero presso i principali negozianti di musica e presso gli Uffici postali. — Le lettere, i gruppi, ec. vorranno essere mandati franchi di porto. vale rispondere altrimenti che colf invincibile eloquenza dei fatti. LIII. A ragione osservano essi che nella musica italiana, specialmente drammatica, ( quasi la sola che abbiamo dacché fummo presi dalla mania delle riduzioni) a partire dalla rivoluzione Rossiniana, non ostante la moltiplicità degli scrittori, trovasi una tale uniformità che difficile ne rende il riconoscere lo stile individuale di ciascuno, e ben poca varietà e meno novità presentano le nuove produzioni. (*) Dipende ciò forse da carattere nazionale? 0 dovremo noi pendere verso l’opinione di chi reputa esaurite tutte le possibili combinazioni e nulla di nuovo ed originale potersi ornai immaginare? Nè l’ima nè l’altra ci sembrano le vere cagioni e perchè riflettiamo quanto varia è dovunque natura e perchè troviamo grandissima differenza di stile e molta novità negli autori stranieri. Rensì crediamo tanta uniformità dei nostri nascere dall’essersi fatti seguaci, anzi schiavi di certe determinate forme e per lo favore che ottennero presso il pubblico, e per la fatica che in seguirle si risparmia. Volgiamo lo sguardo alle nostre opere teatrali, consideriamone le sinfonie, le arie, 1 duetti e troveremo quest’uniformità, queste forme che fanno di essi quasi un medagliere in cui non trovi variati che i tratti delle fisonomie che vi sono effigiale. Sempre le medesime divisioni di tempi, sempre motivi intercalati coi crescendo e negli adagio e nelle cappellelte e nelle sinfonie e nei pezzi concertati. La medesima uniformità si può di leggieri osservare nell’arte di trattare gli accompagnamenti: sempre i medesimi arpeggi o piani o a sestine o a contrattempi o a suoni battuti. Ora qual novità vi può essere mentre si seguono così servilmente le medesime traccio? Fossero anche sempre nuovissime le melodie, sempre svariate le modulazioni vi sarebbe pur sempre monotonia se non si varia la disposizione, e le forme degli accompagnamenti, e non si tralascia di intercalare coll’ornai troppo sentilo crescendo rossiniano (9). (8) Questa accusa ci fanno gli stranieri c specialmente i francesi. Hanno ragione, e pochi 0 nessuno de’ nostri scrittori di musica potino vantarsi di non meritarla. A che serve adunque il ribellarsi? L’amore della gloria nazionale debbe impegnarci a smentire col fatto tale censura, non con polemiche che vane riescono quando non sostenute dal vero. (9) Aggiugni a questa monotonia di condotta quella non meno nocevolc degli accompagnamenti. Cinque o sei forinole di arpeggi c movimenti d’armonia, ceco lutto. È egli questo buon mezzo di ottenere varietà ed interesse? Non mai: chè anzi lo associare queste idee accessorie tanto comuni ad una melodia benché peregrina