n. CONSERVA TOMO RI MUSICA.
Onorata dalla presenza delle LL. AA.
II. e 11R. il S erenissimo Arciduca Yi’cerè e
la Serenissima Arciduchessa "Viceregina, dell’Augusta
loro figlia l’Arciduchessa Maria,
di S. E. il sig. Conte di Spaur, Governatore
della Lombardia, e d’altri illustri e
cospicui Personaggi, la mattina del giorno
0 ora scorso seguì nella grand" aula di
questo I. R. Consevatorio la consueta annuale
accademia, dedicala a rendere solenne
la distribuzione de’ premj a quelli
tra gli allievi che ben meritarono nel corso
degli studj. L’adunanza fu, come sempre
eletta e numerosissima; ed acciamatissimi
l’urono lutti i pezzi musicali offerti a ricreamento
dell’uditorio e ad esperimento della
valentia degli alunni, sui quali sì profittevole
e si benignamente si versa la splendidezza
della munificenza sovrana.
Il trattenimento cominciò coll’essere inaugurato
dall’inno nazionale eseguito sulle
note di Haydn da tulli gli allievi dell’uno
e dell’altro sesso; e primo ad essere salutato
da bella copia d’applausi fu l’alunno
Arditi di Vercelli, il quale produsse a
piena orchestra una sua sinfonia in cui,
oltre la scorrevolezza e la leggiadria delle
immagini, era da commendarsi il buon maneggio
delle armonie. Una scena e duello
di composizione dell’alunno Bellini e cantati
dall’alunna Cella coll’altro alunno
Gandini fu la seconda produzione che intrattenne
gli uditori, i quali furon egualmente
liberali d’applausi così all’ingegno
dell’inventore che a quello degli esecutori.
Ci parve nondimeno che distinta lode meritasse
l’alunna Cella, per l’espressione,’il
sentimento e la perfetta intonazione che
regola il suo canto formato da una bella,
suonante, e gradevolissima voce. Un altro
esperimento che piacque agii ascoltatori fu
una fantasia per fagotto composta ed eseguita
dall’alunno Devastili, il quale assai
fu encomiato per due pregi che ci parvero
caratteristici: quello di un’arte di cavare
dallo stromenlo suoni sempre soavi, e quello
di adoperare un metodo di comporre che,
anziché alle malagevoli difficoltà, mira a
creare una dolce ed attraente melodia. Festeggiato
poi sovra tutto fu un duetto di
Donizetli nell’Opera Maria Padilla, cantato
dalle alunne Pecorini e Boha. La
venustà, il colorito ed il perfetto accordo
con che venne eseguito furono veramente
mirabili. E qui distintamente ci sembrò si
manifestasse il valore del maestro Mazzuccalo,
distinto ingegno, il quale sì maestrevolmente
adopera i mezzi dell’educazione
a comporre di due spirili un solo, che
move le più care armonie quasi fossero animate
da una sola volontà: questo pezzo
fu un vero prodigio di bella esecuzione.
L’alunna Pecorini sorprese per una rara
abilità a vincere le cose più difficili; l’alunna
Bolza per una certa qual soavità di
modulazione che scende nell’animo come
una favella incantevole. Notabilmente Iodata
fu poi un aria di Mercadante nella
Gabriella di Vergy, eseguita dall’alunno
Mazzocchi, e così un divertimento per
violoncello composto e suonato dal bravo
alunno Quaienghi: l’uno fu degno d’elogio
per affettuoso vezzo di canto; l’altro
per brio e vivezza d’idee, non meno che
per una singolare bravura di esecuzione.
Èli finale di Panini nella S iJTo, cantato dall’alunna Bolza con quella dolcezza e maestria
che le è propria, fu degno chiudimeli to
alla prima parte del trattenimento.
La ricreazione ricominciò con una pre?evole
sinfonia del Devasini ed un’aria dei
‘uritani di Bellini cantata dalla Pecorini,
nella quale più che in altro mostrò tutto il suo
raro magistero nel canto. I suoi gorgheggi
sono d una nitidezza e di una leggiadria
che al vero sorprende. Tenne indi dietro
a questi pozzi uno scherzo brillante per
due violini composto cd eseguito sopra
vari motivi di Donizetli dagli alunni Arditi
e dotti, che neH acCàdemia s’ebbe meritamente
gli onori del trionfo. I battimani
furon cosi insistenti, che per quattro volte
dovettero ricomparire al cospetto dell’udienza
entusiasmata. L’uno fu degno delI
altro; e l’intelligenza era in loro si grande
nel saper formare di due un solo stromento,
che detto si sarebbe che ambedue
fossero mossi da un arcano prestigio. Chi
non ha udito non può farsi un’immagine
dell’esito stupendo ch’essi hanno ottenuto.
La scena cd aria del Bravo di Mercadante:
Della vita nel sentiero, cantata dall’alunno
Gandini, colse onori malgrado che succedesse
al miglior saggio del divertimento.
Così distintamente applaudito fu un duetto
che venne dopo, di fattura dell’alunno Meiners.
ed eseguito dalle alunne Balza e. Cella,
in cui la bella composizione fu egregiamente
interpretata dalle valenti esecutrici.
II finale dell’atto primo della Donna, del
Patio di Rossini, benissimo eseguito da tutti
i nominati allievi cd allieve cantanti, diede
fine alle armonie.
Per mano poi della prelodata E. S.. il
signor conte di Spaur. Governatore, seguì
la solenne distribuzione de’premj agli alunni
ed alle alunne che avendo quest’anno compiuto
il corso de’ loro studj furon giudi cati
meritevoli di questa onorifica ricompensa.
E furon premiati
Nel bel Canto.
Prcoam l- iovvvmw, di Piacenza,
lloi./i I.i’i<-iA. iiiilsìEsese.
Mazzocchi Luci, ili Piacenza.
Nel Violino.
Ariiiti luci, vercellese. ai tei» e enti
menzione onorev ole nella l’»iii|io>
dizione, coinè (studio accessorio.
•Sotti lirici, milanese.
Nel Violoncello.
5)imi!V(.nj (ii’ouEi.m, mantovano.
Nel Fagotto.
nr.vMLti Sòiesumi’, milanese, attrite
eon menzione onorevole nella CoittBcosizione,
come studio oecessorio.
A queste nostre parole crediamo di non
poter dare fine migliore che rendendo pubblica
testimonianza alle cure solerti e veramente
paterne con che il signor Conte
Renalo Borromeo, sopratlende all’ordine ed
alla direzione delle costi dello stabilimento.
Un pubblico omaggio a chi dedica tante
cure a beneficio della società è il minor
premio che si possa offerire. G. V.
DELLA MUSICA DE’ GRECI.
(articolo II.)
(redi il foglio N. 27 di questa Gazzetta).
Ne’tempi più remoti, pare che la musica
sia stata il maggior dilettò del greco popolo.
Molti avvéniménti maravigliosi si raccontano
intorno agli effetti da quest’arte
prodotti; ma non sono da credersi sì fatte
cose alla cieca. Nè sempre sono questi avyenimenti
concepibili: coloro però che sono exp*
stati testimoni della influenza della musica li/L
sulla passione d una adunanza d’uòmini, gf
o sul carattere melanconico di individui
isolati, non le disprezzano interamente. Egli
è probabile che tutte le tradizioni popolari
dell’antichità, per assurde che potessero
parere, abbiano loro origine in quegli avvenimenti
reali la cui verità è nascosta
sotto il velame della allegoria.
In fra gli uomini celebri negli annali
della musica de Greci di quest’epoca, va
per la maggiore Orfeo, il quale scrisse inni
religiosi, perfezionò il flauto ed aggiunse
alla lira le corde hypate ossia si. e parypate
ossia do, le quali per mezzo della corda re,
aggiunta precedentemente da Lino, compivano
1 eptacordo, cioè le sette note. Orfeo,
secondo la storia greca, attraeva gli animali
selvaggi dal fondo delle foreste eoH’allettamento
della sua musica; la qual cosa importa
che per mezzo della sua sapienza e
prudenza raddolcì i costumi del suo tempo
e rese gentili que’popoli barbari fra’quali
vivrà. Lino, discepolo d’Orfeo e maestro
d Ercole (quel medesimo che aggiunse una
corda alla lira) è del pari avuto pi r uno
de più grandi musici deli"antichità. Poscia
vengono Musco, figlio o, secondo alcuni
scrittori, discepolo d’Orfeo; Tamiri al quale
il medesimo insegnò a trattar la lira; Chirone
precettore d’Achille, cd Ambone, figlio
di Giove e di Antiope. Si narra che avendo
costui innalzato un altare ad Ercole, ebbe
da questo dio in dono lina virtù così straordinaria,
che al suono della sua lira le pietre
da sé si mossero e ne furono senza opera
d uomo fatte le mura di Tebe. Ambone si
tiene come discepolo d’Orfeo nel suono
della lira e come inventore del modo lidio.
Nondimeno alcuni scrittori gli contendono
questo vanto; e Pausania afferma che solamente
fu celebre per la sua parentela colla
famiglia di Tantalo.
Lo stato cui questi personàggi lasciarono
la musica si può desumere preciso colla
scorta del poema d Omero. Tutti hanno
contezza delle accurate descrizioni, delle veraci
isloriche narrazioni di questo principe
de’poeti; però solo è mestieri aver ricorso
alle sue opere per rinvenire una fedel pittura
de" costumi e degli usi del tempo in
cui vivea.
L epoca della guerra di Troja, del pari
che quella di tutti gli avvenimenti [(receduti
alla nascita di Gesù Cristo, è argomento
di gravi discussioni. Secondo Dionigi
d Alicarnasso e Vafrone. questo celebre
assedio fu l’anno Ì185 prima dell’era
volgare. I calcoli dell’arcivescovo Uslicr,
del Dott. Blair, e i marmi di Oxford coincidono
con questa data; ma Newton e
dopo lui il D. Priestley lo assegnano a 904
anni prima di Gesù Cristo, mentre che i
marmi d’Arundel ne fissano l’epoca verit’anni
prima del tempo supposto da Dionigi
d Alicarnasso e da Marrone. Il tempo
in cui visse Omero è soggetto di quistione,
e altrettanto è della patria di questo grand
uomo. Il Dott. Blair il fa vivo 900 anni
prima di Gesù Cristo, il D. Priestley 830,
e i marmi d’Arundel presso a 1000.
Si è parlato di musica più di cinquanta
volte nell’Iliade e nella Odissea, e sempre
Con gran lodi di quest’arte. La musica vocile
era certamente più coltivata d’ogni
altra in questi tempi eroici, perché, quantunque
non si parli di canto senza stranienti,
non vi si discerne perù la minima