resto non so tacervi che mi trasse al buon
umore quel vostro escandere perchè si ardisce
asserire il decadimento dell arte ni
faccia ai benemeriti ed operosi ingegni che
sono stati gli autori del suo stato fiorente,
e che tuttavia si adoperano a, mantenerla
in onore. Pensate che Rossini si sentirà
mortificato perchè v’è chi protesta che la
musica venne meno dacch’egli non iscrive
più drammi?
Che cosa voless’io dire quando dichiarai
che parlando del decadimento dell’arte
m intesi alludere a qite’ maestri che dopo
Rossini e Bellini comparvero su l’orizzonte
teatrale, già ve l’ho spiegato. M’intesi dire
che nessuno di quei tanti che nominate
come glorie presenti, e ch’io non rinominerò
per non offendere il loro amor proprio,
nessuno ha finora mostralo di saperci tener
compenso della perdita di Rossini e Reilini.
Se voi opinate altrimenti, ed il vero
non giugne a disingannarvi, io non so altro
che farvi. Aggradite 1 augurio di Don Alonso
e fatelo di ricambio anche a me che ve ne
sarò obbligalo. Non lascierò del resto di
ricordarvi che arrampicate sugli specchj
quando interrogate voi stesso s io pretenda
che (/negli astri novelli che si affacciano
pur ora appena all’orizzonte debbano di
subito oscurare e vincere que tanti soli che
risplendono a pien meriggio. Mentre volete
far credere che coloro che sostengono
il decadimento della musica patiscono difetto
di critica ragionata perchè è intempestivo, ingiusto ed assurdo proclamare la
musica scaduta in Italia perchè fra i novelli
maestri che sono sorti da cinque o
sei anni, ninno è che abbia oscuralo quei
grandi che pur vivono e fioriscono tra noi,
voi porgete una prova tale di presenza di
spirito che quasi quasi fa trasecolare. E per
che modo venite parlando di critica ragionata
e d’ordine di tempi, voi che a carpire
il trionfo della contesa asserite che
il maestro Ricci, il maestro Coppola, ecc.
sono sorti al teatro da cinque o sei anni?
Son eglino proprio astri cosi novelli che
si possano dire jeri appena comparsi sull’orizzonte
teatrale? Quanti anni sono che la
Chiara va facendo l’eroina tra le fighe?
E la fina Pazza non conta già dieci buoni
anni di fortuna? E l’Ines di Castro è forse
stata generata jeri l’altro? Dove sono i
Guglielmo Teli, le forme, i Giuramenti,
le Bolene, che vennero dopo questi fortunati
cominciamenti ad illustrare ed inigantire
il nome musicale italiano? Chi
egli altri maestri ha fatto quello che
non fecero questi primi? Quasi tutti, invece
di andare in su, vennero, comparvero,
ed andarono in giù. Le più Delle
Opere di Ricci sono tra le prime: alcune
delle sue ultime sono meschinità al giudizio
della scienza. Coppola parli dal nido
colle ali di un’aquila e vi tornò con quelle
di una rondine. Nini fece la sua Maréscialla
e poi... e poi... Dei tanti che nominate
il solo Verdi ha dato argomento di
progresso col suo Babucodonosor: degli
altri li speriamo ancora. G. Vitali.
STORIA DELLA MUSICA.
©zsscìsse
( V. i f. 53 e 54 di questa Gazzetta).
La scala chequi disegniamo contiene le
note essenziali degli otto modi. Bisogna
por mente che ne’ graduali ed antifonarii
romani non si mettono che quattro linee
nella nota, e solamente due chiavi si adoperano
chiamate chiavi di fa pel basso e
chiave di do pel tenore. Il tuono di do e
i suoi due relativi fa e sol sono i soli tuoni
maggiori} la. mi e re i soli minori. In questi
libri di coro si trovano solamente due
figure di note, la quadrata, e quella fatta
a mandorla} la prima serve per le sillabe
lunghe e la seconda per le brevi. Però le
note brevi non erano in uso al tempo di
san Gregorio. I francesi, in alcuno de’loro
graduali e de’ loro antifonarii moderni, aggiungono
una linea o una gamba alla nota
uadrata, lo che serve a prolungare la sua
urata.
Limiti degli otto tuoni del canto fermo.
1.0 o 2.° 3.0 -c. 4.0
autentico plofale autentico piagala
Difficile è poter determinare precisamente
l’epoca onde la musica istromentale fu introdotta
nel ministero divino. E però presumibile,
e cosi la pensa il dott. Burney,
che prima del regno di Costantino, la religion
cristiana essendo perseguitata, e i
suoi novelli credenti sovente turbati nell’esercizio
de’ loro atti di divozione, gli
stromenti di musica non potessero essere
in uso. Certo solamente dopo il fermo stabilimento
del cristianesimo in lutto l’impero
romano s’incominciò a servirsi di stromenti
nelle grandi cirimonie, ad imitazione
degli Ebrei, e ancora de’popoli pagani,
che in lutti i tempi avevano accompagnato
i loro inni e i loro canti religiosi cogli
stromenti.
L’opinion generale attribuisce a papa
Vitaliano l’introduzione dell’organo nella
Chiesa romana verso l’anno 070, quantunque
alcuni autori suppongano che questo
stroiuento vi fosse in uso anche prima di
questo tempo. Il dott. Burney cita un epigramma
di Giuliano il filosofo o l’apostata
verso il 300, e copiato dall’Antologia di
Du Cange, come una prova che da lungo
tempo esisteva.
Crede Ammonio che non si adoperasse
l’organo ne’divini uffici prima dell’anno 840,
sotto il regno di Luigi il Pio. Bingbam (0
afferma che ciò non fu prima del tempo
di San Tommaso d’Aquino, ed egli attribuisce
l ouox’e dell’essere stato l’organo introdotto
nella Chiesa a Marino Sanuto,
l’anno 1290. Questo autore soggiugne: «la
nostra Chiesa non usa gli stromenti di musica
come sono l’arpa e il salterio per celebrare
le lodi di Dio. a fine di non imitare
i Giudei «. Nondimeno, per l’attestazione
di Gervasio, monaco di Canterbury,
gli organi erano in uso più di cent’anni
avanti l’epoca ond’egli scriveva, cioè verso
la fine del dodicesimo secolo o in sull incominciare
del tredicesimo, e par certo che
l’ammissione dell’organo nelle Chiese precedesse
di molto quest’epoca. 11 greco imperatore
Costantino Copronimo mandò un
orbano in presente a Pipino re di Francia,
verso il 755, e nel 812 se ne costrusse uno
a Aix-la-Chapelie perCarlomagno. Seconda
(1) Ve’]e sue Origines sacrae.
D. Bedos di Celles, benedettino, questo fu
il primo organo che avesse i mantici in
luogo di andare ad acqua ù). Nel 82C, Giorgio,
sacerdote veneziano, visitò la Corte
di Luigi il Clemente e costrusse un organo
idraulico ad Aix-la-Chapelle.
Ilawkins, nella sua istoria della musica
dà la figura d un antichissimo monumento
di Roma ricordato da Mersenne, sul quale
si vede un organo. Però 1 antichità di questo
monumento è messa in quislione da
Mason nel suo Saggio sopra la musica di
Chiesa. Cassiodoro, che era nato a Squillaci
nel 481 e che morì verso il 57i, ha
descritto gli organi a mantici del suo tempo
nella maniera che segue: «l’organo è uno
strumento composto di varie canne, che
formano una specie di torricella le quali
per mezzo del vento prodotto dai mantici,
rendono un suono forte e prolungato ed
a fine di produrre gradevoli effetti, v’hanno
dai lati certi congegni di legno che attratti
e respinti dal suonatore, fanno sentire giuochi
variati e piacevoli >•>. Vitruvio che fioriva
un secolo avanti l’era cristiana dà anch’egli
la descrizione dell’organo, e san Girolamo
parla di due di questi istromenti}
uno che aveva dodici paia di mantici e che
era udito alla distanza di quasi un miglio, e
1 altro a Gerusalemme che poteva sentirsi
dal monte Oliveto. L’autenticità del passo
attribuito a san Girolamo nel quale è fatto
menzione di questi due stromenti è messa
in dubbio da Marsenne.
Riassumendo tutto ciò che abbiam detto, non si può dubitare che gli organi
sieno stati portati a una certa perfezione
verso il sesto o settimo secolo, senza avere
però posseduto allora quella varietà d’armonia,
quella potenza di suono e il perfetto
meccanismo che orna (nielli che veggiamo
oggidì nelle nostre Chiese. Verso
la fine del settimo secolo i tedeschi conoscevano
gli organi} eglino sapevano suonarli
e costruirne} ma non si sa come questa
cognizione fosse loro pervenuta. All’epoca
onde l’organo fu nelle Chiese introdotto,
il canto gregoriano o canto fermo
cominciò ad essere adattato alle voci nella
maniera che fu in seguito chiamata discantus,
Io che nell infanzia del contrappunto
significava doppio canto. Questo metodo
di canto fu in prima solamente praticato
coll’organo} ma fu tosto consecrato senza
più all’esecuzione vocale, e da due voci,
fu esteso poscia a tre, a quattro, ecc.} e i
termini triplo, quadruplo, moletto, e quinto
cominciarono ad essere applicati alle composizioni
musicali.
Nella vita di Swithiuus, scritta da Wolstan,
monaco benedettino di Winchester,
troviamo la descrizione d uri organo eretto
nella cattedrale di questa città dal vescovo
Elfeg, nel 951. Egli narra che quest’organo
aveva dodici mantici in alto e dodici in
basso, e che vi bisognavano settanta uomini
per metterlo in movimento. Era suonato
da due organisti ed avea dieci tasti,
e quaranta canne per ciascun tasto (2). Questo
era forse il maggiore organo a quel
tempo, e mentre nel continente questo
stromenlo era appena conosciuto, aveva già
in Inghilterra toccato un alto grado di perfezione
(3).
Non meno che la musica sembra avere
la danza fatto parte de’ riti religiosi dei
I (-{) Yedi l’ftrt du facteur d’orgues, t. 2.
(2) victa Sanctorum, ord. S. Benedici.5 pubblicati da
| Mabillon, t. Vili, pag. 6J7.! (3) Si vede qui la prevenzione inglese a favore di tulio, ciò che appartiene al suolo dell’Inghilterra, prevenzione
j assai mal fondata in ciò che riguarda la musica. F.