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GAZZETTA MUSICALE | ||
N. 35 |
DOMENICA |
DI MILANO |
J. J. Rousseau.
SCmZZI BIOGRAFICI.
ALESSANDRO SCARLATTI.
a storia della musica porge alla
savia considerazione del critico
generai successione di progresso
e una serie speciale di disg-*
verse epoche di decadimento alle
quali di tempo in tempo, per l’ingegno e virtù
di molti artisti eccellenti, è stato posto, per
mezzo di salutari e felici riforme, conveniente
rimedio. Non per altra via poteva
l’arte essere nobilitata a pervenire ad uno
stato fiorente se non per quella della sperienza
dei mali e pel guiderdone dell’encomio
dei dotti onde va retribuita l’opera
di que’ savii che si oppongono validamente
all’abuso. Dopo i primi saggi dei
famosi inventori del melodramma, Ri miccini,
Caccini e Peri ri), come si venne ingenerando
l’abuso del maraviglioso ne’ favolosi
soggetti e nelle sceniche decorazioni,
cosi la musica incominciò a trascorrere in
soverchia estensione di scienza, e tutti quegli
argomenti onde può quest’arte meglio
mostrarsi ingegnosa e materiale di quello
che semplice, ispirata e spontanea, come
sono i canoni, le fughe, i ricercaci, le imitazioni
continuate, ecc., furono introdotti
nel melodramma. Ora, dappoiché Alessandro
Scarlatti fu il primo che validamente
si facesse incontro a questo abuso assumendo
uno stile semplice e piano, ottimamente
(secondo che portava lo stato e la
condizione dell’arte al suo tempo) proporzionandolo
e temperandolo alla espressione
de’ sentimenti poetici e alla ragion drammatica
del fatto, ebbe da’ suoi contemporanei
ammiratori nome di compositor prodigioso
ed insuperabile, e fu eziandio da
quelli che vennero appresso venerato e
stimato assai. Noi che dopo due secoli di
cotanto progresso dell’arte veniamo a parlare
di lui, intendiamo rendergli il merito
singolare dell’iniziata riforma, la giusta lode
che meritano le sue composizioni rispetto
al tempo in che visse, e del pari non preterire
quel savio avvedimento onde elle
vogliono essere comparativamente giudicate
oggidì. Non sempre la celebrità e il nomo
dell’artefice corrispondono alla verace eccellenza
delle òpere; ma in cose di belle arti,
spesso i gran nomi primitivi e i grandi
inventori che operarono nell’infanzia dell’arte
cedono, per lo paragone de’ pratici
saggi, ai mediocri successori e agli imita(1)
Veggansi gli articoli sulla Invenzione del melodramma
dati in questa stessa Gazzella.
tori più remoli che operarono ne’ tempi
più fiorenti. Per la qual cosa strano errore
è di molli presumere di entrare in
siffatte materie senza la continua e fedele
scorta della critica dei tempi. A lei sola è
dato mettere in chiaro quelle tante discrepanze
di giudizii che altro non sono che
un mistero alla mente de’ più; a lei sola
rifornire alla storia quei lumi filosofici onde
gli avvenimenti si possono dalle loro cause
ed origini descrivere con intelligenza di
tutti e con frutto di universale ammaestramento.
Nacque Alessandro in Napoli l’anno 1050;
e poiché fatto grandicello mostrava facoltà
di buona voce ed ingegno inchinato alla
musica, studiò in patria il canto, e in una
delle migliori scuole che allora fossero in
Napoli attese ai [trincipii dell’armonia e
della composizione. Ma perciocché egli in
sua gioventù fu ancora eccellente suonatore
di arpa, e divenne poscia dopo continuati
studii grande compositore secondo
il suo tempo, noi vogliamo osservare che
l’arte di suonare l’arpa o l’organo o il cembalo
è sempre stata ed è tuttavia la miniera
onde derivano i grandi maestri: e
come fu detto, rispetto alla pittura, che
l’arte dell’orafo è sempre stata il seminario
dal quale sono usciti i grandi artefici,
così quanto alla musica, la pratica de’ suddetti
slromenti (siccome quelli che meglio
d’ognt altro datino idea della ragione armonica
e del complesso di più parti) raro
è che non sia la prima occupazione di coloro
che nella composizione divengono
eccellenti. Sentendo adunque Alessandro
quanto a quei dì fosse celebrato il nome
di Jacopo Carissimi maestro della Cappella
Pontificia, ed avendo avuto opportunità
di udire alcune composizioni di
quel maestro cbe gli parvero prodigiose,
specialmente per l’effetto delle dissonanze,
(delle quali il Carissimi, dietro a Claudio
Monteverde, che primo le aveva nella composizione
introdotte si compiacque farne discreto
uso) deliberò di andarne a Roma
per avere ivi agio di imparare quella maniera
acconciandosi presso il Carissimi in
qualità di alunno della Cappella.
Veggendo Jacopo, con quanto amore
il giovane attendeva agli studii e come
mostrasse un ingegno elevato e molto desideroso
di tentar cose nuove, gli pose singolare
affezione e con grande amore lo ammaestrava:
tanto che in pochi anni lo tirò
innanzi nell’arte e lo condusse a termine
di poter fare da sé. Aveva Alessandro, per
cagione degli studii fatti, e per la virtù
del suo ingegno, che in lui mirabilmente
operava, potuto vedere come l’arte si sarebbe
agevolmente resa migliore dando alla
melodia più cospicue forme e tentando
nuovi armonici effetti, lo cbe ardito non
aveva peranco maestro nessuno: tal cbe,
se prima le composizioni del suo maestro
gli erano sembrate prodigi, comparandole
poscia colle recenti idee da lui concepite,
gli tornavano puerili e meschine. Per la
qual cosa, l’alto animo, incominciò a far
sentire in pubblico le cose sue, ed avendone
molto plauso ottenuto, e destatane
l’invidia degli altri maestri cbe allora erano
in Roma, conobbe di potersi liberamente
commettere al suo genio con isperanza di
buon successo.
(Sarà continuato).
DELLE PRESENTI CONDIZIONI
DELLA MUSICA IN ITALIA
SECONDA REPLICA AL SIG. NIELLIMI (1).
(Vedi il foglio IV. 33.)
Le ragioni da me recate in prova dell’odierno
decadimento della musica voi le
riportaste in parte, in parte le taceste: io
le ripeterò tutte perchè è dal loro complesso
cbe emerge la verità. La musica,
dissi, è decaduta, perchè la grandezza delle
arti non si misura dal nome de1 molti artisti
viventi o vissuti, ma dal valore e dal
numero sempre crescente delle vere opere
grandi. Ella è decaduta perchè da vent’anni
in poi il ceppo della musica italiana
non ha dato più verun rampollo che sia
da porsi a fronte di quelli che germogliarono
vent’anni avanti. Ella è decaduta
perchè col debito rispetto di tutti, i compositori
cresciuti in quest’ultimo tempo
(I) No giova ripetere quanto abbiamo gii detto altra
volta, elio cioè se insistiamo nel confutare a lungo c
per minuto l’opinione del sig. Mcllinìin riguardo al tanto
da lui vantato attuale stato di prosperili della musica
italiana, sì il facciamo perchè Siam persuasi essere in
essa opinione formolato il modo di sentire, in fatto di
cose musicali, di una gran parte di coloro che si occupano
di simili disquisizioni. E con tanto maggior impegno
poi combattiamo gli erronei giudizii di eia vorrebbe
a tutta forza dipingerci i giorni presenti come un’invidiabile
età dell’oro della musica italiana, dacché siatn
persuasi clic nulla vi ha che maggiormente ritardi il
vero incremento dell’arte quanto il venir predicando incautamente
ch’cssa è al sommo de’ suoi progressi e addormentarla
quindi in questa felice ma ingannevole opinione.
L’amore al proprio paese non si prova già con
vuote millanterie o col farsi adulatori smaccati delle
patrie mediocrità, c ingiusti c beffardi derisori del inerito
degli stranieri, ma bensì col proclamare arditamente
il vero anche allorquando la manifestazione di esso
riesca tutl’altro che lusinghevole alle vanità cittadine.
Se i giornali lcttcrarii cd artistici non si dedicano a questo
difficile, scabroso ma utile ufficio, a quale miglior
prò vorremo farli servire?
Z’JEsIen».
Ili