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dicarne qualcuno di cotesti esemplari della suprema perfezione dell’arte da voi tanto vantata? - E non di meno aprite il ragionamento vostro ponendo per cominciamento d’aver ben dimostrate coteste vostre gratuite asserzioni; con tanta solidità di principj venite combattendo le ragioni di chi porta un avviso contrario al vostro! A qual termine potrete voi lusingarvi d’arrivare: incominciando dall’asserire d’aver dimostralo ciò ch’è impossibile di dimostrare? Farete anche qui le maraviglie perch’io vi riesco così incomprensibile maestro di logica?

Ma perciocché questo della massima ascensione della musica è uno dei punti cardinali della controversia, intorno al quale le argomentazioni già fatte non valsero a rimovervi d’opinione, io mi risolvo di non abbandonare questo punto senza provarmi ad un nuovo argomento per convincervi che senza dubbio l’arte musicale non è ancora pervenuta a quella sommità a cui certamente deve arrivare. L’argomento vi parrà semplice e breve ma forse perciò potrà riescire d’un effetto migliore.

È egli vero che la musica si compone di melodia e d’armonia? - Verissimo.

È egli vero che la musica italiana è la prediletta fra le musiche del mondo, non perché sia la musica perfetta per eccellenza, ma perché prendendo vita e forma dal canto, prima essenza d’ogni musica, è la più inspirata, la più soave, la più ricca, la più feconda di idee melodiche? - Verissimo.

È egli vero che la musica alemanna, ancorché non animata, non infiorata dal bel canto italiano, pure è tenuta in concetto di molto merito tralle nazioni per la ricchezza, per la grandiosità, per lo studio, per la dottrina, per l’eccellenza della parte armonica che può dirsi la parte scientifica, la parte metafisica dell’arte? - Verissimo.

È egli vero che l’arte musicale non potrà dirsi giunta alla sua perfezione se non quando si vedrà compiuta la congiunzione di queste due scuole l’una eminentemente melodica, l’altra eminentemente armonica, perché, come già fu detto, la musica è composta non solo di melodia, ma anche d’armonia? - Anche questo verissimo.

È egli vero che finora la musica italiana, parlando in generale, perché una rondine né un fiore non fa primavera, non può ancora vantare di possedere compositori e composizioni, le quali attestino che siasi pensato a questo nobile congiungimento, da cui dee scaturire la musica veramente perfetta? - Anche questo verissimo; e dico verissimo parlando del generale, perché Mercadante sarebbe un’eccezione alla generalità. Ma se Mercadante è un’eccezione, non è per questo ch’egli abbia prodotto de’ lavori di perfezione; non avendo egli pensalo a quest’opera benemerita, che allorquando la sua immaginativa aveva già sviluppato i più gagliardi suoi frutti.

È egli finalmente vero che non a ragione fu asserito che la musica drammatica abbia spiegato a’ nostri dì tutta la ispirazione che può infonderle il genio, e tutta la perfezione che può ricevere dall’arte, se propriamente a questa perfezione dell'arte la musica italiana non ha ancora pensato?

A questa dimanda non darò io la risposta perché sarebbe vanità. Solo verrò soggiungendo che questa di educare, d’invigorire di sublimare il genio italiano allo studio dell’artistico magistero, e quindi all’applicazione delle sapienti armonie alemanne, non è un’idea ch’io vengo qui per la prima volta improvvisando; sibbene fu il seme che diede nascimento alla Gazzetta Musicale, la quale fin dai primi numeri chiaramente venne proclamando un siffatto intendimento. Molti scrittori professarono già una tale opinione; e non è molto, per darne un esempio, che vennero lette sul Moniteur di Francia alcune parole d’uno scrittore che per nulla appare straniero alla scienza, le quali mi piace di riportare perché ottimamente concordano ad esprimere l’enunciato pensiero. «Indubbiamente, dice quello scrittore, noi siam d’avviso che il vero, il bello in fatto di musica drammatica, trovasi in una transazione tra le due scuole alemanna ed italiana, egualmente esclusive ed estreme in senso diverso, ed in uria fusione delle singole loro bellezze reali, incontestabili. Ma per ben operare e compiere contesta desiderata unione uopo è d'uno spirito franco, diritto, comprensivo, d’un’intelligenza spoglia di pregiudizj, e sovra tutto di quel buon senso che è una delle luci del genio, e che non è né la meno infrequente, né la men preziosa». Io sono ben lungi dal presumere di essere di cotesti spiriti diritti ed intelligenti, ma parmi che si possa sostenere che in questa sentenza si racchiude una gran verità.

Venendo ora al seguito della vostra risposta, intorno a cui tante cose rimangono ancora, dirò che una seconda obbiezione che mi faceste senza verun sostegno di ragione è quella che ingiustamente v’abbia accusato d’esser caduto in contraddizione quando veniste promettendo di voler provare che la musica avea tocca la sommità del suo corso e che oggimai mostra di volgere alla sua decadenza, mentre al contrario, con gran sorpresa di chi vi lesse, siete venuto a conchiudere ch’ella è oggi al colmo del suo fiorire.

Gl'ingegnosi avvolgimenti di parole provan che chi li fa ha una specie d’ingegno; ma le cose di fatto non si cancellano cogli avvolgimenti delle parole. La contraddizione sussiste flagrante; ed io farò di convincervi della verità di ciò che vi dissi col farvi alcune altre domande.

Potete negare, voi, signor Mellini, d’aver affermato nel secondo paragrafo del vostro articolo che la musica a’ dì nostri abbia raggiunto il sommo grado della perfezione e dell’ispirazione, e che ora cotest’arte nobilissima mostra di volgere alla sua decadenza?

Potete negare d’aver dichiarato due linee dopo che con un breve esame di fatti vi argomentavate di provare quest’assunto e di convincerne quue’ molti a’ quali paresse strabocchevole e strano?

Potete negare che la fine del vostro articolo, in luogo di provare che l’arte era volta al suo decadimento, asserì ch’ella si mantiene in fiore anche oggidì, che anzi ora è al colmo del suo fiorire, che niuno potrà argomentare di migliorarla in appresso, che vano ed ingiusto è il lamento che oggi vi sia penuria di buoni compositori e di opere eccellenti?

Potete negare che dopo di esservi consolato di questa culminante floridezza dell’arte, voi parlaste del suo decadimento come io ho finora parlato del re de’ ventiquattro parasoli, ed avete così mancato alla promessa conclusione senza scusa di discolpa?

Potete finalmente negare che l’attestare che la musica si mantiene in fiore anche oggidì, non è proprio lo stesso che dire ch’ella mostra di volgere alla sua decadenza?

Se qui non v’ha contraddizione, nessuna contraddizione fu mai profferita dopo il famoso oracolo sibillino. Ve lo ripeto, signor Mellini: la contraddizione sussiste in tutta la sua indiscolpabilità: nessuna industriosa desterità oratoria ve ne può mondare; e se io, temperando colla blandizia dell’espressione la verità del fatto, dissi per iscusarvi che se non l'assoluta realtà almeno una grande apparenza di contraddizione mi sembrò di scorgere nel vostro ragionamento, senza cambiare il vero, voi non potete spacciare ch’io vi sia mal destro insegnatore di logica, né tanto meno dovete, come il lupo della favola, stringermi la testa tra i denti poiché sentite ch’io v’ho rimessa la spina dalla gola, accomodando le vostre frasi alla più discreta possibile interpretazione. A voi si conveniva comprovare che la contraddizione non fosse e non vantare ch’essa non era più, dopo che io l’aveva tolta mutando, raccozzando, riformando le vostre parole. Non vi tacerò, signor Mellini, che su questo punto il vostro secondo articolo mi fece assai dispiacere, perché non avete recata con voi tutta quella lealtà che debbe essere indispensabile ad un uomo di lettere. Allorché trattasi di cose pubbliche che ad ognuno è agevole di verificare è vano il rivestirle di nuove apparenze. Avete promesso di far palese che 1'arte mostra di volgere alla sua decadenza e concludeste all’incontro che era all’eccesso del suo fiorire. È gratuita assolutamente la conversione che ora venite facendo del vostro scritto collo spiegare che altro non voleste significare se non che la musica drammatica venuta a quella eccellenza oltre la quale non è concesso di aggiugnere, quantunque mantengasi per opera de’ moderni in fiore anche oggidì, ora mostra però di volgere alia sua decadenza No: questo non è ciò che diceste: voi avete concluso che la musica è al colmo del suo fiorire: l’essere al colmo del suo fiorire, per quelli che sanno leggere come per quelli che sanno scrivere, non è lo stesso che mostrare di volgere al suo decadimento. Volgetele e rivolgetele come potete, le vostre parole; e prestate pur loro quella intenzione che più vien cozzando colla loro vera significazione. Ma fin che lo stare in cima sarà diverso dello scendere al basso, voi non potrete vantar mai d’esservi discolpato dell’accusa di contraddizione.

G. Vitali.


VARIETÀ.

LISZT.


Dappoi che Liszt si diede a scorrere questa e quella parte dell’Europa, i suoi viaggi possono aversi in conto di tante marcie di trionfo e le sue rade e brevi fermate nella città di Parigi (che vuol pur vantarsi patria di lui adottiva) sono da riguardarsi come tante epoche memorabili per l’arte e come tante nobili e generose opere di beneficenza. Pur beati quegli ingegni a’ quali è dato satisfar degnamente quel nobile disìo della gloria che Iddio ha loro posto in cuore a fine di renderli più grandi al cospetto degli uomini, e per es-