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cale che vogliamo adottare in questa Gazzetta col proposito di corroborarla sempre di esempii e di fatti.
Un più lungo e particolarizzato articolo intorno al merito di questa Opera e alla sua esecuzione, si darà nel prossimo foglio. I nostri lettori vorranno perdonarci il ritardo, solo che siano persuasi della necessità di profferire maturo e imparziale il giudizio di un lavoro di alta e complicata importanza, qual'è una tragedia lirica alla cui perfetta produzione devono contribuire per sì vario modo tanti e sì diversi disparati elementi.
Intanto (tacendo degli altri cantanti dei quali crediamo ben fatto l’aspettare a far cenno) diremo di volo che la signora Abbadia e come attrice e come cantante sostenne la difficile e laboriosa parte di Saffo con tale abbondanza di affetto e così bella e naturale vena di ispirazioni che in vero non avremmo osato sperare da una artista sì giovine nelle ardue prove della scena. Ella ne fu largamente compensata dal pubblico. - Sarebbe agevole pronosticare alla signora Abbadia un veramente luminoso avvenire, quando si potesse essere certi che ella saprà e vorrà resistere alle tante ammalianti seduzioni della gloria, e non prodigare i doni di un organo prezioso, e vedersi poi costretta a trasandare i migliori precetti dell’arte che nella spontaneità e soavità ripongono i più begli effetti del canto, nella verità e nella giusta misura, quelli dell’azione.
B.
— Abbiamo udito con vero piacere che
il valente nostro violinista Bazzini, nell’Accademia
data sere fa dalla Società de’ Nobili, siasi distinto in modo particolare
eseguendo la Fantasia sulla Beatrice di
Tenda ed un Grande Adagio e Capriccio
di bravura, ambedue di sua composizione,
ed il Duetto di Benedict e De Bériot
sulla Sonnambula (1), del quale si volle la
replica.
Thalberg, che suonò nella medesima Accademia, si unì agli applaudenti e fece così più bello l’omaggio reso al distinto ingegno musicale dell’artista italiano.
— Parigi. I maires de’ dodici circondari di Parigi hanno pubblicato il programma dei corsi per l’insegnamento gratuito del canto. Questo insegnamento ora ha luogo in cinquanta scuole mutue ed in dieci classi di adulti. Non è cosa senza importanza il far conoscere che più di quattro mila fanciulli ed ottocento adulti, si applicano allo studio del canto in queste scuole, e che più di dodici mila fanciulli inoltre ricevono una istruzione musicale preparatoria ai canti delle preghiere e delle marcie.
— Enrico Bertini, sempre indefesso nel toglier le lacune che posson esistere nello studio del pianoforte, si occupò di ridurre a quattro mani i preludj e le fughe di Sebastiano Bach, onde questa diffìcilissima opera potesse più generalmente eseguirsi e servisse a sviluppare il gusto dello stile elevato. L’editore Schonenberger pubblicò il lavoro del Bertini sotto il titolo di École de la musique d’ensemble.
— Teatro Italiano. — Il concertista di clarinetto Ernesto Cavallini nella sera del 19 prossimo passato, fra un atto e l’altro della Lucia, eseguì due pezzi di sua composizione. L’abile virtuoso è stato accolto con molto favore. Le variazioni sull’Elisa e Claudio nella forma parvero piuttosto vecchie, e quelle sull’Elisir d’Amore furono trovate più belle e più nuove. L’esecuzione però fu perfetta in ambidue i pezzi, e Cavallini dovette essere assai soddisfatto dell’accoglienza fattagli. Interrotto molte volte dagli applausi e da’ bravo, è stato chiamato fuori dopo ciascun pezzo, onore che gli abituati di quel teatro non accordano che a loro prediletti cantanti. (Dalla France Musicale).
— Nell’istesso teatro nella scorsa settimana si produsse per la prima volta la Vestale di Mercadante con un gran successo. Fra i pezzi di questo severo ed in qualche brano troppo rumoroso spartito piacquero specialmente nel primo atto il duetto fra la Grisi ed Albertazzi ed il sestetto; nel secondo atto il duetto fra Mario e Tamburini, che fecesi replicare, come pure la successiva aria di basso con cori; e nel terzo atto l’aria di Tamburini ed un’aria di un’altra opera di Mercadante introdotta da Mario. L’esecuzione è stata molto buona.
— Per la sera del 7 corrente al teatro dell’Opera Italiana si annunziava un’importantissima solennità musicale. 11 vero Stabat Mater di Rossini doveva essere eseguito da tutti i principali cantanti di quel teatro coi cori e coll’orchestra notabilmente aumentati per dare all’esecuzione tutta la pompa possibile.
— Accademia reale di musica. La Regina di Cipro, grand’opera in cinque atti, alla prima rappresentazione non trovò favorevole il pubblico giudizio. In seguito però le cose cambiarono di aspetto in modo che la elaboratissima e poco melodica composizione del maestro Halevy, da Berlioz, e da qualche altro critico, fra molti elogj, si proclamò degna sorella dell’Ebrea. Tennero replicati un delizioso coro di gondolieri, ed alcune stroffe dette da Massol. Duprez, Baroilhet e madama Stoltz furono festeggiati e chiamati sulle scene. Vuolsi che per le decorazioni siansi spesi circa ottanta mila franchi.
— Bruxelles. I figli di B. Schott pubblicano in questa città una raccolta molto interessante nella quale gli artisti ponno trovare degli eccellenti articoli, e gli amatori di graziosi pezzi di musica. Essa si intitola Rivista musicale del Belgio.
— Dresda. Francesco Morlacchi, maestro di cappella di S. M. il Re di Sassonia, autore del Tebaldo ed Isolina e di molti altri applauditi spartiti, fu colpito in Inspruck d’apoplessia fulminante nel mentre recavasi in patria. In uno dei prossimi numeri di questa Gazzetta Musicale s’inseriranno alcuni cenni risguardanti la vita e le opere di questo celebre compositore.
— Berlino. L’arrivo di Spontini in questa capitale è stato segnalato colla dimissione dal Re di Prussia inviata al conte di Redern. I giornali tedeschi nella disgrazia dell’intendente generale de’ teatri vedono una manifesta prova della benevolenza di S. M. per Spontini. Perciò il famoso maestro disimpegnerà in Prussia gli eminenti incarichi di cui è insignito finché l’Istituto di Francia glielo permetterà.
NOTIZIE MUSICALI VARIE.
STABAT MATER di Rossini.
Quistione di proprietà.
Ecco in breve i fatti principali risguardanti questo importante
processo.
Viaggiando Rossini in Ispagna verso il 1833 vi conobbe l’abate don Manuel Eernandez Varelas, arcidiacono di Madrid, e gli dedicò uno Stabat Mater; non tutto però di sua fattura, come dichiarò con sua lettera 29 ottobre 1844, pubblicata ne’ giornali francesi. Per la dedica di questo Stabat egli fu regalato dall’arcidiacono di una tabacchiera del valore di fr. 1500. Morendo l’abate lasciò suoi eredi i poveri di Madrid, ed i suoi esecutori testamentarj, trovato il manoscritto dello Stabat già dedicato al medesimo da Rossini, lo posero, cogli altri oggetti ereditari, all’incanto, ed il prezzo maggiore che ne fu offerto essendo stato di 5000 reali, fu esso deliberato a certo sig. Oller oblatore di detta somma, il quale poi lo cesse all’Aulagnier editore di musica a Parigi, che insieme coll’altro editore di quella città sig. Schlesinger ne intraprese di nascosto l’edizione.
E pare che in tal modo facessero perchè loro fosse noto che fino dal 1832 Rossini aveva verbalmente ceduto la proprietà del suo Stabat ai signori Troupenas e C.° parimente editori di Parigi con diritto di poterlo stampare come più sarebbe loro piaciuto e venderlo all’estero, riservandosi soltanto di compirlo tutto di suo lavoro e ridurlo di suo pieno aggradimento, cosa di poi che per la sua oziosità andava protraendo.
Ma nel volgersi dell’anno ora scorso, venuto a cognizione dei Troupenas e C.° che si stava preparando un’edizione clandestina d’uno Stabat attribuito a Rossini, il sig. E. Masset, rappresentante di quella ditta, si recò a Bologna, dove allora dimorava Rossini, ed il 22 dello scorso settembre convalidò l’antecedente verbale cessione dello Stabat con una cessione legale, in cui fra le altre cose l’autore parlando dell’opera sua dichiara «N’avoir jamais donné à personne jusqu’à ce jour le droit de la publier.» Muniti di questo atto i Troupenas e C.° ottennero e procedettero ad un sequestro presso Schlesinger delle tavole nascostamente incise di quest’opera, delle quali ne rinvennero 63, senza il solito numero dell’edizione, colla sola indicazione di una casa d’Amburgo, e colla prova che 27 tavole erano già state spedite in quella città.
In conseguenza di tale sequestro i Troupenas e C.° chiamarono in giudizio alla Polizia Correzionale Schlesinger ed Aulagnier, accusandoli di contrefaçon et de vol.
I dibattimenti seguiti innanzi al Tribunal Correzionale furono semplici, come portava la natura della lite. È attributo di questo Tribunale lo stabilire sull’esistenza d’un delitto, e non sul diritto d’una proprietà, e qui esso doveva decidere sull’accusa di contraffazione e di furto intentata dai Troupenas e C.° contro Schlesinger ed Aulagnier. Ma per provare o l’una o l’altro bisognava che precedentemente il Tribunal Civile avesse deciso sui titoli di proprietà prodotti dalle parti, e quindi si riportò a questa decisione per statuire poscia sulla validità dell’accusa, o sulla incolpabilità degli accusati.
— Nel foglio di domenica. N.° o della Gazzetta Musicale daremo ai signori associati il bellissimo quartetto dello Stabat Mater di Rossini; Quando corpus morietur a quattro sole voci, due soprani, tenore e basso. L'intero Stabat' verrà dopo pochi giorni pubblicato dalla ditta Ricordi.
Dizionario Musicale
CRITICO-UMORISTICO.
(Continuazione del N.° 1 della Gazzetta Musicale).
Abbambaggiare. Vocabolo attissimo ad indicare quella
piccola operazione colla quale è necessario molte volte
premunire le orecchie allorachè si vuole entrare in certi
teatri ove si eseguiscono alcune musiche di stile così
detto grandioso e la cui grandiosità è tutta riposta nelle
dimensioni della gran cassa detta volgarmente tamburone
ec. L’operazione di abbambaggiare le orecchie,
serve a meraviglia anche se si tratti di certe arie tragiche
che si dicono cantate ma che in fatto sono (Vedi le
parole strillare, strilli, strillatori, strillatrici,
e simili).
Abbellimenti. Gli abbellimenti o fioriture sono al bel canto quello che la toelette è alle leggiadre signore. Nulla di più goffo di una bella la qual pretenda alla galanteria con uno sfoggio male assortito di ornamenti; nulla di più sgradevole di un pezzo di musica infarcito di gruppetti, di trilli, mordenti, volatine ed altre simili cianfrusaglie cromatiche. Semplicità, sobrietà, opportunità, ceco i tre clementi principali della buona toelette come delle buone fioriture. Una signora che entri in un salon sopraccarica di merletti e di nastri fa la medesima cattiva figura di una cantante che involga una semplice cantilena in un nembo di abbellimenti. Eppure quante volte così nei teatri di cartello come nelle brillanti conversazioni ci accade di dovere esclamare: oh che perfido gusto! Però si osserva che se fino a un certo tempo i cantanti gareggiarono goffamente nel fare sfoggio di ornati o di agilità anche a scapito del buon senso e dell'opportunità, al presente (massime in una certa specie di musica drammatica italiana), si dà nell’eccesso opposto: vai a dire la voga del così detto canto spianato (che in sostanza e in molti casi non è che un solfeggiar da principianti) ha dato bando ad ogni sorta di fioriture; ond’è a temere che il tipo caratteristico del così detto bel canto italiano si perda del tutto per far luogo ad un genere di declamazione cantata che molto bene si conviene nelle alte e forti posizioni drammatiche, ne’ punti dell’azione ove ci ha vigoroso contrasto di passioni, ma improprio ne sembra nelle scene in cui dee predominare la manifestazione blanda dei miti e soavi affetti o la pittura delle situazioni morali sparse di una tal quale leggera e aggraziata tinta poetica. Tra i maestri moderni italiani il Bellini fu sommo nel cogliere la giusta distinzione tra questi due diversi modi di espressione propria del linguaggio musicale; e nella Sonnambula e ne’ Puritani abbondano gli esempi opposti; del vero canto spianato e del canto rifiorito, determinati sì questo che quello dallo spirito della posizione drammatica e dall’indole degli affetti proprii in quel dato momento al personaggio che canta.
Nel modo stesso che dà prova di vanità e di cattivo gusto il cantante che sopraccarica mal a proposito di abbellimenti le frasi del suo canto, così fa dubitare della sua imperizia od impotenza quell'altro che affetta di attenersi con iscrupoloso rigore ai modi più gretti del porgere a note nude e senza ombra di rinfioriture o leggiadro distacco di voci. In questo caso l’intelligente è autorizzato a sospettare che quel tal cantante o que la signora cantatrice si attengano al cantare spianato e lo proclamino il genere per eccellenza, al modo stesso che certuni, pur bramosi di essere creduti ricchi malgrado lo squallore della loro borsa, vantano l’economia come una bellissima virtù, onde avere un pretesto di fare impunemente lo spilorcio.
Un tempo i compositori, forse per risparmio di fatica, lasciavano in pieno arbitrio del cantante l’adornare le cantilene con quegli abbellimenti che a lui suggeriva il suo estro o meglio forse il suo bizzarro capriccio. Quali abusi nascessero da codesta licenza lo lasciamo dire a que’ nostri vecchi i quali ricordano aver udito parecchie eroine di Metastasio morire teatralmente con piccoli motivi alla polacca e con rondoletti a mordenti e a tripole puntate. Ma chi non sa che ai giorni de’ nostri nonni non si pensava gran fatto all’estetica, e purché si cantasse in modo da dar gusto all’orecchio non si badava più che tanto al sottile significato poetico delle frasi e della situazion drammatica? Tempo beato era quello in cui almeno i cantanti commettevano i controsensi più badiali senza far pompa di una tal quale goffa pretesa alla pura espressione tragica, che rende tanto ridicoli certi nostri sublimi artisti dalla cui sublimità ci guardi il cielo!
Rossini fu il primo maestro che ingiungesse a’ cantanti di eseguire gli ornamenti tali e quali ei fi scriveva nelle sue partizioni. Rossini sapeva ben egli quel che si faceva, e poco curandosi di andar incontro alle censure di coloro che lo criticavano di cacciar troppi ghirigori nella sua musica, voleva se non altro che questi fossero di buon genere e non gettati là a casaccio dall’ispirazione istantanea dei virtuosi guastamestieri, ai quali di solito poco o nulla importa del buon effetto del pezzo musicale purché si applaudisca all’agilità grottesca delle loro gole. E fatalmente v’ha delle platee troppo facili a fomentare questa pessima tendenza!
(Sarà continuato).
GIOVANNI RICORDI
EDITORE-PROPRIETARIO.
- ↑ Il primo pezzo è inedito, gli altri due sono pubblicati dal Ricordi.