Pagina:Gazzetta Musicale di Milano, 1842.djvu/129


- 119 -

novità delle sue produzioni. Da quell’epoca, questo valente artefice ha fatto ancora altre innovazioni, ma la più importante è senza dubbio quella della quale stiamo occupandoci. Il pianoforte di cui si parla è di otto ottave compiute, il suono è d una sorprendente bellezza e d una forza non comune; i sette semi-tuoni aggiunti ai bassi sono cosi pieni, così puri come nelle ottave che seguono. Quanto alle note acute sono tutte sonore fino all’ultima; però questa parte dello stromento non tocca la perfezione dei bassi. Ciò che in esso più ci colpisce si è che coll’enorme quantità di suoni che possiede, pare più corto, e in tutto meno voluminoso che non sieno i cembali a coda di forma ordinaria. Affrettiamoci ad aggiungere che questa riduzione di formato è tino dei perfezionamenti di cui il sig. Pape si è specialmente occupato in questi ultimi anni. Sciolto una volta questo problema, l’applicazione ne diventa facile. Il chiavicemlialo ad otto ottave ne offre una prova irrefragabile; perchè col sistema ordinario, per ottenere dei suoni simili a quelli di questo istrumento sarebbe abbisognato una cassa di grandezza smisurata. Ora, lo scopo del sig. Pape, fabbricando questo cembalo, è stato sopra tutto di mostrare i vantaggi che si possono ottenere col suo sistema ili costruzione. Noi crediamo che questo fabbricatore sia il primo a desiderare che i pianisti vogliano pur contentarsi dell’estensione ordinaria della tastiera. Checché ne sia, il sig. Pape pare stia facendo in questo momento un nuovo esperimento che consisterebbe a impiegare per questa ottava, aggiunta alle ordinarie, delle lamine metalliche simili i a quelle dei cembali senza corde i quali producono dei suoni più robusti di quelli delle corde. Insomma questo fabbricatore, a non dubitarne, caverà un gran partito da questa nuova estensione, e a tale riguardo il passato è garante dell" avvenire. Da trent1 anni il sig. Pape non ha cessato di portare i suoi continuati perfezionamenti sopra tutte le parti dell arte sua, e noi conosciamo più di cinquanta invenzioni } patentate dovute al suo ingegno. Invitati a esaminare il nuovo cembalo di otto ottave, abbiamo potuto convincerci che, sebbene a tutta prima paja esagerata quell’immensa estensione della tastiera, presenta ciò nulla meno un interesse reale per le innumerevoli risorse che offrono le note supplenti, sopra tutto quelle del basso, che contribuiscono potentemente alla ricchezza e alla pienezza del suono; cosicché siamo d avviso che bisognerebbe piuttosto sopprimere un ottava alta che levare una sola nota dei basso, e se il chiavicembalo è destinato’ a limitarsi a sette ottave, la tastiera si estenderebbe dopo questo risultato, non dal do al do, ma dal sol al sol. Punto non dubitiamo che tutti i compositori che si occuperanno di osservare questo istromenlo saranno del nostro parere. F.e M.e Essenziale perfezionamento del eia» rinetto fatto dal sig;. Fingerliut, fabbricatore di stromenti, a Cassel. Per quanto il clarinetto, fino dalla sua invenzione (nel 1690 da Gio. Cristiano Denj.ner a Norimberga) ai tempi attuali sia stato migliorato ’da parecchi fabbricatóri di stromenti, nominatamente dal rinomato sonatore di clarinetto ‘Iwan Mùller, lasciava pur sempre desiderare varie cose riguardo alla sua costruzione e al suo meccanismo. Tra le altre cose non si poteva tuttora eseguire un perfetto trillo dal mi alJ’a diesis (quarto spazio, quinta riga), e sul si (sotto le righe), giacché coll’aprire la sesta chiave, la nota ausiliare do si fa troppo acuta. Tanto più devesi èssere riconoscente al fabbricatore d" istromenti sig. Fingerhut a Assia-IIassel, al quale dopo lunga meditazione è riuscito di dare un altro meccanismo alla sesta chiave, a guisa del flauto di Bulini, per cui non solo si eseguiscono i suddetti trilli perfettamente e colla maggior facilità, ma ancora l’accordo di mi minore occorrente su e giù sul mi nella seconda ottava sotto il rigo. Questo meccanismo è di eguale vantaggioso effetto sul mi sopracuto e sul sol acuto, e garantisce la loro giustezza. Gli stromenti del sig. Fingerhut si distinguono in oltre per la loro bellezza, e lavoro pieno di gusto. Questo suo perfezionamento fu confermato in iscritto, in data di Cassel 1 maggio 18-12, dal celebre maestro di cappella Spohr. BIBLIOGRAFIA MISICALE. A.) Opere ili Thalberg e IAml recentemente in Milano pubblicate. Nella gerarchia musicale trovatisi alcuni uomini il cui soiu nume e un talismano contro I indifferenza del punDuco ed un mlaliiDne garanzia di successo. Aiiorcue essi ìiinangoiisi inoperosi, ua ogni parie sorgono lamenti, e coniimiuaiente vengono sollecitati a produrre alcun che di nuovo: quando poi annunziano qualche inedito lavoro tutti aspettano ansiosamente il giorno della pubblicazione per acquistarlo e cosi deliziarsi col novello parto della ceìeontà prediletta dalla moda. iuaioerg e Liszt, gli imperanti pianisti della giornata, a preferenza degli altri vanno annoverati fra codesti esseri privilegiali: ogni apparir di una loro nuova opera, sia essa di breve sviluppo e perciò non di rado con immagini proprie, oppure di lunga portata, cd allora con molivi ed andamenti tolti a maestri in voga, e un avvenimento che mette in moto tutti 1 dilettanti e professori ui pianoforte, che sono o si credono innoltrati d assai neu arte esecutiva meccanica, ormai spinta ad un eccesso veramente strabocchevole. Prima di inoltrarci a far bree cenno delie composizioni di Liszt e Tnalberg or ora fra noi comparse, ci si permetta esternar nuovamente una nostra opinione in rapporto al genere da queste sommità più specialmente nei comporre adottato, genere cne, tranne ben poche differenze parziali, presso a poco c quasi sempre io stesso e si può uir che non varj se non per le maggiori o minori complicazioni e per le cantilene piuttosto di Rossini o di Donizetti, che ui Meyerbeer e odimi. l’halberg e Listz, forniti come sono di un raro e forte ingegno, ed ii cui esempio esercita grande influenza sulia massa Uegii artisti, a nostro credere, almeno ui quando in quando, dovrebbero immaginare alcune composizioni cne’ pei loro merito intrinsico, per la forma e per»a condotta avessero a riuscire ammirate dalla posterità. Le fantasia opolpourrisowo altrui motivi non ponilo sopravvivere di moito all epoca in cui furono accozzate. Le soie opere basate sopra i felici risultati di una ierace immaginativa, di caldo sentire o di scientifica sicurezza ponno aspirare ad una fama duratura. Infatti chi fra ì giovani sanatori d’oggidì si e mai esercitato colle Fantasie miliari, navali, funebri e colle Opere l’ò e si di Steiheit (!), eolie minute Variazioni ai Gelinoli e di VVanhal, oppure colle arie del Sansone e dell Orfeo variale da Lramer, ecc. ecc.: pezzi che nella loro novità vennero ad entusiasmo ricercati ed applauditi nelle società musicali? i ra ie creazioni di Clementi, Mozart, Beethoven, Weber e Kummel, quali vengono tuttavia apprezzate ed eseguite dagli intelligenti? le poche sopra pensieri altrui o le nioite magnifiche Sonale a solo o concertate? Le prime forse troveransi per caso presso qualche bihlomane musicale, nel mentre le seconde, dichiarate splendidi monumenti delFartc, dal vero esecutore vengono sempre con molto vantaggio consultate. L poi se ne vuole una prova anche fra gu autori viventi? Le Fantasie o variazioni sopra melodie teatrali tempo là pubblicate da Czerny e da lierz ora non vengono forse apertamente ripudiate da coloro che pochi anni sono le vantavano come il non plus ultra della musica brillante? Da tutto questo vorremmo che Thalberg e Liszt de’ ducessero esser di assoluta necessità ricondurre la mu. sica di pianoforte ad un genere in cui l’invenzione possa..signoreggiare, lo stile e la fattura possa» valere, cd in cui il meccanismo più non sia la scapo dell’arte, ma bensì il mezzo.-Chopin, che non tardò a comprendere -una cosi savia massima, meritossi il titolo di pianista-com(1) Il chiarissimo Félis asserisce che Steiheit ò stato l’inventore delie fantasie sopra temi favoriti, il che fu cagione di non poco danno alla musica di pianoforte. positore eccezionale. Moschelcs, Iialkbrenncr, Mcndelsohn, Berlini, Pixis, e poehi altri ci hanno dato anche de’ pezzi severi, ma questi egregi autori sono da tenersi.quali emanazioni della vecchia classica scuola. 1 lettori lei perdonino se alla sfuggita abbiamo toccato un imporItantissimo argomento a svolgere il quale non basterebbero più fogli: le verità che ponno riuscire d’incremento all arte ed agli artisti non sono mai abbastanza proj pagate, e il farsi bandilricc di esse è la principale de» stillazione di questa nostra Gazzetta. Al capolavoro di Donizetti, all’insinuante musica della Lucia, che tanto spesso ed in tante guise ha servito a virtuosi compositori ed a’ riduttori di ogni genere, ricorse anche lhalberg; al pari del despota pianista ungherese sul magnifico andante del finale secondo, il pianista-tipo ha portato le sicure sue mani, ammantandolo di tutti i seducenti capricci del nuovo suo sistema, sviluppandolo fra un vaghissimo intreccio di accordi, di trilli, di terze, di ottave, di arpeggi, di tremoli ed in line di velocissime scale, senza che In melodia cessi un sol momento di sentirsi distinta ed etlicace in ogni sua parte. Il lavoro di Liszt sullo stesso tema, da varj anni edito dal Ricordi, per forza e robustezza è da porsi al di sopra di quello dell’autore della fantasia sul Motèl le pagine di questi vincono quelle del trascrittore di Schubert per delicatezza, grazia ed elegante espressione. In quanto ad effetto noi incliniamo pel primo. L Andante della Lucia variato da Thalberg fu pubblicato dal Lucca presso il quale vide pure la luce anche il Tema e studio in la minore che [ter la incantevole sua bellezza, tanto di concepimento, quanto di chiaro artifizio, assai notevole in ispccie, allorché le note ribattute si uniscono al soggetto melodico, non che pel meraviglioso modo con cui nelle varie capitali di Europa venne dallo stesso Thalberg eseguita, già si acquistò un’illimitata fama e venne perfino scelto da Adams pel prossimo concorso al Conservatorio di l’angi. — ÌNelle Licder o canzonette di Schubert, il compositore, di musica intima, troppo presto rapito all’arte, trovatisi inspirazioni per tutte le fasi dell’esistenza privata, sorrisi per tutte le gioje, lagrime per qualunque dolore, preghiere per ogni supplicante: l’anima lasciasi signoreggiare dalla patetica espressione de’ suoi canti pieni di melanconia e li accoglie con un’emozione inesprimibile. Ecco il magico potere delle Licder di Schubert con tanto fervore amate in Germania ed in Francia, e che forse a noi sarebbero del tutto sconosciute se Liszt non avesse rese famigliar! colle impareggiabili trascrizioni presso i nostri coltivatori del pianoforte l’eòlia Serenata, il toccante Desiderio, la Barcarola colle sue ondulazioni voluttuose, il misterioso Boi des Aulnes, la fidante Religiosa che prega fra l’imperversar della procella, 1 originale Posta, la commoventissima Ave Maria e molte altre composizioncelle tolte a Schubert, che figurano sul Catalogo del Ricordi, il quale fece pure tradurre le migliori in lingua italiana. Listz ora scelse quattro fra le melodie sacre del creatore di una nuova poetica musica di canto per camera, e da uomo intelligente e coscienzioso seppe rispettale r individualità caratteristica del grande modello e conservarne le primitive grazie, trasportando dalle voci al pianoforte quei mistici e dignitosi concetti in taluno quasi senza cambiare od aggiungere nota, ciò che per vero dire non sempre fece in altre trascrizioni. Affinchè poi le Melodie Sacre di Schubert potessero avere un degno riscontro, a Beethoven ebbe ricorso l’imaginoso pianista, e dalle creazioni sfuggite all’incomparabile genio in un momento di penetrazione religiosa, trasse sei pezzetti di una difficoltà piuttosto moderata, i quali riesciranno assai interessanti anche senza il soccorso della parola, e per essi si potrà giudicare quanto il grande alemanno sinfonista fosse semplice e vero allorché egli voleva esserlo. Beethoven anche in queste sue Melodie sacre lascia travedere l’autore del Cristo al monte Oliveto e della famosa Messa Solenne’, Listz. nel trascriverle, si meritò gli elogj a cui è accostumato; in esse non operò meno bene cne nelle Serale Musicali di Rossini, Donizetti e Merendante, nelle Romanze di Mendelsohn, nelle Sinfonie di Bcrlioz, di Beethoven, e del Guglielmo Teli, a più di tutto negli Studj trascendentali di Paganini e nelle Licder di Schubert. — Il riduttore mettendo alla portata degli istroincntisti le composizioni vocali, adopera nella stessa guisa di un incisore con un dipinto; perciò il riduttore per pianoforte, da uno scrittore di cui ora non mi sovviene il nome, viene qualificato pel più determinato propagatore dell9 arte musicale, come l’incisore o il litografo lo sono di quella della pittura. Ma (piai enorme differenza passa dal ridurre come fanno Listz e Thalberg, a coloro che un tanto al foglio colla maggior traseuranza alterano e dilaniano in cento guise le Opere teatrali per smania o bisogno di far presto! Alla pubblicazione degli or accennati lavori di Liszt, l’editore Ricordi fece succedere la Grande Fantasia sulla Sonnambula dell’istesso autore, importante opera di una condotta analoga alle già precedentemente applaudite sopra motivi della Fiabe, de’ Puritani, della’ Lucrezia Iiorgia e dei Roberto il Diavolo. La nuova fantasia principia con una introduzione a movimenta moderato ed a passi arditi, nella quale di quando in quando si odono alcuni brani di un coro nel finale primo che in progresso vie» tre o quattro volte replicato variandone il tuono, ciò che serve a dare al componimento una certa qual tinta di unità. La bella melodia dell’andante dell’aria del tenore è quindi posta con malto discernimento e le espressive intenzioni di Bellini sono riprodotte, colorite e modulate con buon gusto e maestria in ispecie agli arpeggi segnati a tic righi. Una cadenza ad libitum precede ii tema - Ah non giunge uman pensiero, col quale Liszt volle imitare i corni staccandosi però alquanto dal carattere prescritto dall’illustre autore; poscia dopo dodici battute interviene nel rigo del violino fa cabaletta del! aria del tenore si meravigliosamente unendosi al tema finale dell Opera, che i due motivi appaiono sempre distinti col loro accompagnamento, a cui in seguito per sovrappiù aggiungasi un pedale u