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zioni; e con rapida narrativa e ordinato disegno l’autore li viene seguendo dai primi esperimenti di essa presso gli antichissimi popoli fino alla splendida epoca del più grande fra i compositori. Arrivato al periodo moderno il sig. Fétis, nel suo grande quadro storico, abbandona saviamente la narrazione sviluppata, per attenersi a più rapidi cenni sommarii e per le più ampie notizie si riporta alle estese biografie che dei singoli artisti ei viene offrendo nel corpo della vasta sua opera.

La lettura di questo Riassunto Storico riuscirà di grandissimo profitto agli amatori della erudizione musicale, e noi saremmo molto più meravigliati ch’esso non sia stato per anco volgarizzato, se non sapessimo come i libri di véra importanza ottengono tra noi pochissima fortuna.

Anche le Curiosità storiche sulla musica del medesimo signor Fétis sono un’operetta che di buon grado vedremmo fra le mani di quei nostri signori artisti cui dovrebbe almeno piacere procacciarsi le più superficiali notizie intorno alle più piccanti vicende della musica e gli aneddoti più curiosi relativi al grado vario di importanza in che essa è avuta presso le diverse nazioni.

La storia compendiata della Musica, del sig. Stafford, che dall’inglese tradusse in francese la signora Adele Fétis, con note, correzioni ed aggiunte del sig. Fétis, è essa pure un’opera di molto pregio; l’originale inglese fu pubblicato ad Edimburgo nel 1830 ed i giornali vi riconobbero i pregi che si convengono ad un’opera destinata alle persone desiderose di procacciarsi delle nozioni intorno alla storia musicale attenendosi ai soli fatti generali. Ad imitazione della più parte degli scrittori inglesi sulla storia della Musica che succedettero a Burney ed a Hawkins, il signor Stafford attinse dagli importanti scritti di questi due eruditi, materiali pel suo Compendio Storico. Però questo sarebbe riuscito imperfetto e non al tutto acconcio ai bisogni dei lettori francesi se la traduttrice, coll’assistenza del dotto suo consorte, non adoperava a migliorarlo con notevoli rettificazioni ed aggiunte. Aggiustato a questo modo il Compendio Storico del sig. Stafford è libro ottimo la cui lettura riuscirà utilissima ed anche gradevole alle persone cui simile studio debbe essere, non che di giovamento, necessario.

I tedeschi hanno con molto amore coltivato lo studio della storia della musica. Fra le molte opere in questo genere scritte in lingua tedesca sono molto pregevoli i due volumi del dottor Forkel intitolati Allgemeine Geschichte der Musik, e stampati a Lipsia nel 1788. Senza potersi dire superiore alla critica, questa storia contiene nondimeno molte notizie utili: se la morte non avesse colpito il suo autore al momento di pubblicare il 3.° volume, è cosa probabile ch'egli avrebbe dissipata in parte l’oscurità in che ora è avvolta la storia della musica alemanna.

Ma egli è certo che i nostri artisti saranno sempre meglio consigliati ad aver ricorso ad opere italiane anziché straniere, e fra le prime sarà principalmente da menzionare la tanto nota Storia della Musica del padre Martini. Noi non lascieremo però di osservare, col dovuto rispetto alla memoria dell'insigne antiquario, che il grande quadro ch’ei delinea delle vicende della musica presso gli antichi Greci è privo di bell’ordine, e da molto povera filosofia animato. Una sovverchia pretesa all’erudizione storica, o dirò anzi archeologica, ne rende piuttosto noiosa la lettura, e simili libri, checché si pensasse negli andati tempi, vogliono essere stesi con gusto, con vivezza di stile, con novità e garbo di vedute, acciocché gli studiosi sieno invogliati a meditarli ed eccitati da un tal qual diletto a procacciarsi l’istruzione cui sono destinati.

Un’opera scritta con molto maggior spirito e con vedute estetiche d’alquanto più elevate è dovuta alla penna vivace dello spagnuolo Arteaga. E qui è facile comprendere che intendiamo parlare delle Rivoluzioni del teatro musicale Italiano, di questo libro che ameremmo vedere nelle mani di tutti i nostri signori compositori, virtuosi e maestri di canto, professori in genere di musica. Le Rivoluzioni del teatro italiano dell’Arteaga furono scritte in italiano, e narrano con bell’ordine e con sottili riflessioni le vicende per le quali questa grandiosa forma dell’ingegno umano, l'Opera in musica, che tanto onore arrecò allo spirito artistico dell’Italia, sorse pressoché dal nulla, e ingrandita dalla potenza d’imaginazione e dai nobili studii di alcuni insigni, si sparse in breve tempo per tutto il mondo e diventò il più desiderato, il più acclamato, il più maraviglioso tra gli spettacoli destinati a ricreare le società civili e con savio indirizzo a ingentilire i costumi. Eppure chi il crederebbe? -In Italia, ove si pretende che tanto sia avuto in onore il teatro musicale, in Italia ove il melodramma è oggetto delle speranze, dei timori, delle avide brame e dei sospiri di tanta e tanta gente che si aggrappa alle diverse professioni per le quali esso vive, come il naufrago alla sola tavola di salvezza a lui lasciata dalla procella, in Italia, questa pregevolissima opera che ne svolge tutta la storia e ne ritrae i mirabili progressi, e ne addimostra la somma artistica importanza; in Italia non solo non è letta che da pochissimi eruditi, ma neppure si sospetta dalla moltitudine de’ musicanti ch’ella esista! «L’opera dell’Arteaga, dice il sig. Fétis, è la più importante sulle rivoluzioni del teatro musicale; è la sola nella quale si trovi l’erudizione, senza pedantismo delle fine vedute senza pretensione, gusto, eleganza di stile e non spirito di parte».

Noi ci lusinghiamo che il giudizio di questo dotto critico oltremontano varrà ad indurre i nostri signori artisti a procacciarsi un sì riputato libro, onde colla lettura di esso far acquisto di quelle generali nozioni intorno alla musica che con loro non poca vergogna la maggior parte di essi al presente non posseggono.

B.


ESTETICA MUSICALE.

ARTICOLO V1

ANALISI.

Di alcuni artifizi del Contrappunto.

Abbiamo osservato l’armonia determinare il carattere dei suoni melodici, e rendere l’orchestra non solo il sostegno delle voci, ma il compimento dell’espressione musicale che squarcia a così dire il velo onde l'animo è ricoperto, e ne palesa tutta l'interna commozione. Rimane ancora ad osservarla nei quadri in cui più personaggi, o un intero popolo sono rappresentati, vogliam dire, nelle combinazioni di più melodie contemporanee, nei grandi unisoni, nei canti per terza o sesta, nelle imitazioni, e nella fuga, onde scoprire qual parte possano prendere nell'espressione musicale questi massimi artifizi del nostro contrappunto.

XXIII. Ai vantaggi che l’armonia reca alla musica già prima contemplati è da aggiungersi quello di potere in un medesimo punto rappresentare gli affetti, ancorché opposti di più individui colla riunione di più melodie contemporanee. Ora da questo accoppiamento di melodie debbono risultarne necessariamente i tre moti comparativi, cioè il moto retto, l’obbliquo ed il contrario, non potendo a meno di progredire l’una rispetto all’altra o nella medesima direzione e con ritmo eguale, o con direzione diversa e con ritmo eguale o vario. Vediamo la cosa in grande.

XXIV. Il moto retto non può praticarsi che all’ottava o unisono, alla terza o sesta. Fra stromenti di forza presso che pari, ma di diverso carattere, l’unisono produce un carattere misto e nulla più.

XXV. Fra voci indica un sentimento che spinge e modifica con assoluto impero le volontà, o le dirige ad un sol punto.

Siccome però tali tratti non presentano una varietà proporzionata ai mezzi, raro e che riescano interessanti, se non trattisi di un pieno coro che dia loro una forza materiale di suoni sufficiente e a dimostrare la grandezza di quel sentimento e a trascinare irrevocabilmente in quello anche, l’uditore.

A intendere come un sentimento ingigantisca allorché si scorge dominare la volontà di più individui in proporzione del loro nùmero, si ricordi l’introduzione della Norma alla musica «Dell’aura, tua profetica, spiegantesi in una melodia semplicissima all’unisono, e l’effetto che ne risultava al Teatro alla Scala eseguita da un coro di trenta individui rappresentante quasi un intiero popolo perchè riempiva il vano della scena.

Un sentimento che ha dominato tante volontà non diventa egli grande, inponente? In questo caso più che in ogni altro si addice una melodia semplice e chiara, sia perchè più facile ad eseguirsi da molti, sia perché semplice e chiara è sempre la natura di tali sentimenti.

L'unisono di poche voci non potendo assumere siffatta grandezza fa sentire la mancanza di varietà e diviene una parola troppo debole, una tinta troppo sbiadata; epperciò il ricorrere ai canti per terza e doppii sarà miglior partito, ove il sentimento che muove gli attori non urti col senso di tali canti che ora spiegheremo.

XXVI. Delle due parti che eseguiscono una melodia per terza o sesta l’una ha sempre l’apparenza di primeggiare sull'altra, onde anche il volgo dice, fare il secondo ogni volta che nella canzone intuonata da alcuno, un altro aggiunge la terza o sesta. Nè tale priminenza è già esclusiva della parte più acuta, ma sì di quella che trascorre sui suoni più caratteristici del tono, e che più dell’altra potrebbe reggersi da sola. In queste melodie vi è dunque l’immagine di una potenza che agisce di proprio impulso, e di un’altra che da quella prende norma. E siccome, se il tratto è di qualche attenzione, accade spesso che or l'una, or l’altra alternamente primeggi, quell'immagine si fa più viva, e rappresenta quell’union di voleri che amore si appella. Dal che sembra potersi

  1. (1) Vedi i fogli di questa Gazzetta N.° 19, 22, 23 24).

(Segue il Supplemento.)