zetta).
narla via all’eccellentissimo Raffaello. Raffaello
non sarebbe stato RalFaello senza l’opera
matura de’ suoi maestri, senza la fatica
incessante sleali anni, die aggiungendo
‘ingegno ai frutti dell ingegno, 1 esperienza
al tesoro dell’esperienza, furono in certa
guisa i preparatori dello sgabello glorioso,
su cui venne meritamente a posarsi. 1 secoli,
padri de’ grandi intelletti. non camminano
con passi ineguali, né si mostrano
nel generare troppo fecondi. Solo le istituzioni
degli uomini cangiano l’equabilità
dei prodotti dei secoli.
lina gradazione ancorpiù insensibilmente
progressiva ei scorge poi nella storia pittorica
della Grecia elle dee riguardarsi come
la vera madre di quest’arte, in quel modo
che l’Italia lo è della musica. Al signor Meliini.
che dotto è di pittura, è supertluo il
rammentare, che il gran dipintore della Venere
e della calunnia fiori dopo il suo maestro
Parafilo: Parafilo dopo il suo maestro
Eupompo; Eupompo dopo Apollodoro d Atene;
Apollodoro d Atene dopo Poliglotti da
Jaso: Politolo dopo Bularco; Bularco dopo
Rodio, e questi dopo Cimone eCleofante A).
Confidando nell opera degli anni, appunto
per la deduzione che si può fare dal paragone
della pittura, non senza molta ragione
deesi inclinare a credere che la musica possa
in progresso migliorarsi, ritenuto, coni egli
asserisce, che solo al tempo nostro la musica
incomincio ad essere un dramma,,. ed
un dramma, fu musica. Come mai sarem
noi già pervenuti alla fine, se or ora appena
siam giunti all incominciainento?... E
non disse egli, l’egregio sig. Melimi, che solo
all’apparir di Bellini apparve insti le scene
il vero, il miglior melodramma / Sarem noi
ragionevoli volendo pensare eh egli solo,
l’autor della Nonna e della Sonnambula;
sia l’alfa e l’omega di tutta la pantografia
musicale?...
Nè le prove ch’egli accampa che Rossini
e Bellini siari ìe due fatali colonne
d’Èrcole, oltre le quali non sia più possibile
progredire, son tali che possano sembrare
inoppugnabili a chi fosse d un avviso
contrario. Assoggettando 1 uno e 1 altro ad
un esame analitico, scevro di passione e
pregiudizio, esame che senza dubbio e
senza spirito di parte verrà lentamente operandosi
dall attrito delle opinioni e dal
volgere del tempo, agevolmente si può determinare
quanto amendue si discostassero
dalla possibile perfezione.
Rossini fu certamente un genio gigante
per inspirazione melodica. Fu l’Ariosto,
fu l’Omero della musica. Egli riempì del
suo nome e delle sue opere il mondo
tutto, come s’esprime il sig. Meliini: fu
l’Alessandro dell’arte, come disse il sig. I’erotti.
Ma ciò che mancò a Rossini io non
lo conterò a chi molto animosamente stampava,
che dal punto che un pirata, da
fiera fortuna lanciato in sul lido. pietosamente
narrò le amorose sue pene... da.
quel punto, come fu già detto, la musica
incominciò ad essere un dramma, e un
dramma fu musica. Rossini, genio per
l’immaginativa e pel magistero musicale
maraviglioso, è colpevole, come tutti sanno,
d’aver troppo sovente tradita la vera
ragione morale dell’arte, quella di significare
e colorire colf indole della cantilena
e coll espressione della nota il sentimento
espresso dalla parola. Egli non vide nei
(0 Non occorre neppure ricontargli che anteriori ad
’ììNN’ò Apelie furono Protogene, Zeusi, Parnasio, limante con
quegli altri tutti clic sarebbe troppo lungo il nominare,
ed anche intempestivo.
- 99 suoni
che un mezzo per vellicare, sedurre,
iuehhriare’ il senso dell’orecchio t*). Per
secondare il filo aureo della sua melodia,
egli lui troppo disprezzato il verso, il carattere,
l’azione del dramma, (^uasi ignorando
che la musica, oltre la facoltà d impadronirsi
dei sensi, ha un intimo linguaggio
per l’anima, egli non aspirò quanto
avrebbe dovuto ad entrare nell animo altrui.
La vera, la profonda, la sublime passione
non trovò che un eco intermittente
nel suo cuore: fu un fiume di bei suoni,
ed un rigagnolo d alletti. Per ciò tra le
opere sue come esempio di bello estetico
si cita con tanta frequenza, ed è tanto
famosa, la sola parte liliale dell’Otello.
Pare a qualcuno eli’ egli non sia stato esteticamente
grande che nel Barbiere ili Siviglia..
parlando del tutto degli spartiti 5
perchè il suo spirito più da Democrito
die da Eraclito, più da Walter-Scott clic
da Rvron, più da Goldoni clic da Alfieri,
riesce meglio nel sorriso che nel patetico,
meglio nel sensuale die nel sensibile, meglio
nel comico che nel tragico. Si direbbe
che fu per 1111 accesso di sentimento simile
ad un’effimera ch’egli compose lo stupendo
liliale di Desdeinona. Da una febbre uguale
egli non fu assalilo mai più; e fu gran peccato.
perchè egli 11011 avrebbe fatto soltanto
de prodigiosi lavori di musica, ma avrebbe
composto dei sublimi melodrammi, e più
d un Guglielmo Teli.
Bellini,che il sig. Melimi stima come il perfezionatore
dell’arte melodrammatica, e dal
quale egli con pace di tutti ordisce il miglior
tempo di quest’arte preclara, fu sicuramente,
se 11011 il primo, di certo il più soave,
il più vero, il più appassionalo, il più giudizioso
ili lutti gli scrittori di musica scenica;
fu il Tasso, il Virgilio della melodia
sentimentale. Animò, inspirò le note d una
favella non prima conosciuta: la sua idea
musicale fu 1 idea del poeta. Parve ei solo
il compositore cosi del canto come della
poesia. Colle llessioni dei suoni, coll accento
delle note, colle transizioni dei modi
informò, immedesimò cosi la declamazione
melodica colla pura declamazione della parola, die niuno per certo l’ha superato
nell esprimere filosoficamente, protendali)
A conforto di qucsl’assci’zionc, clic ad alcun troppo
accensibile ammiratore può parere irriverente, si possono
recare le parole medesime di Rossini, se, come
YOgliam credere, esse furono fedelmente riportale dall’anonimo
bolognese, eue non e molto eolia spada ni
Rodomonte scese a combatterò per! invulnerabilità del
genio pesaresò. A proposito del suo titubai parlando
a eli e/l’eito che Ucce produrre la musica, disse egli positivamente
di’elle deve cercare il’interessare V audizione
depli ascoltatori e di procurar loro tjradeuoli
sensazioni, in vero, se non erriamo, a noi sembra che
Kossini abbia qui espresso con molto candore ii suo
modo di sentire. Non pensando die al iisico egli non
vuoi produrre cne sensazioni gradevoli: ma sarà ella poi
inelullaudò cotesta sculeu/u all occliio della blasona?
E gii alletti, le commozioni; le passioni deil animo non
entrali clic per nulla nella musical Sarà egd un sogno
d’infermo quella divisione con tanta cura stabilita dai
pensatori dei tisico e del morale, dei bollo òSleriorò e
nell’interiore, de’godimenti materiali e dello spirito, di
tutto citò in somma distingue ie azioni e le percezioni
degli enti morali e tisicir L’amore 11011 sarà egli altra
cosa die la voiultà de sensi, e l’anima non potrà ella
godere e soffrire senza ii soffrire e godere dei corpo?
Aon deve cila la musica parlare non pure all’orecchio,
ma giungere nei segreti del cuore per ivi accendere e
destare quegli alleili medesimi die l’hanno inspirata?
L’anima 11011 cerca l’anima, come la materia? E non
è questa la legge del simile che ricerca il suo simile?
No, la tilosotiu non avrebbe indicato lo scopo della
musica colle parole di lìossini retiate dall’anonimo bolognese.
Le arti imitative ottengono l’effetto loro non
solamente procacciando gradevoli percezioni coll’organo
dei sCnsi, ina cercando di destare, d’avvivare, di suscitare
nell’animo altrui queile medesime passioni, quei
medesimi sentimenti che assumono di esprimere e significare.
Perciò il poeta che insegnava al poeta non gli
diceva solo: diletta per dilettare sensualmente, che questa
sarebbe arte meretneia, ma dicevagli: piangi per
far piangere; e questa è la vera opera dell’ingegno, da
cui ridonda il supremo, il nobilissimo diletto, quello
dello spirito.
niente, sensibilmente le passioni. Fu mirabile
nell’appropriare lo stile musicale al
carattere del dramma, modificandolo a parte
a parte secondo la natura individuale delle
scene, interpretando il senso intimo delle
cantilene, in guisa che esse avrebbero tuttavia
la stessa significazione quasi anche
senza la parola. Fu l’autore del Sanile
nella Norma, e fu il Torquato delXAminta
nella Sonnambula. Ma Bellini mancava del
gènio irrompente di Rossini; mancava di
magnificenza, di ricchezza nell’uso delle
armonie; era talvolta troppo semplice,
troppo uniforme in certe disposizioni delle
parti; talvolta troppo spezzato, troppo sillabico
nelle melodie; e senza dubbio 11011
valentissimo nella combinazione ilei veri
grandi pezzi di concèrto a più voci, dei
quali per verità 11011 diede alcuna prova
cospicua. L’intrecciamento e l’accordo di
più melodie fu una cosa quasi da lui non
tentata. Nulla ha egli prodotto elio sia da
porsi a fronte col gran quartetto di Rianca
e Fallino, per citarne uno di più connine
conoscenza.
Con siffatte imperfezioni die ogn’intelligente
spassionato riconobbe e confessò
le tante volte prima di noi nei due nonplus-ultra
musicali del secolo decimonono,
penserebbe assai svantaggiosamente della
potenza dell’umano talento chi bramasse
ostinarsi a ritenere, che non possa nascere
un uomo, che accoppiando il genio immaginoso
dell’uno col genio affettuoso delI
altro, potesse dare al mondo una serie
ili creazioni, che uguagliassero la grandiosità
del concetto di Michelangelo e la vita
e l’evidenza delle tinte di Raffaello. Farebbe
oltraggio all’onnipotenza della natura
chi pensasse ch’ella non possa ancor
dare un Rossini colf ingegno filosòfico di
Bellini, ed un Bellini coll’estro omerico
di Rossini. Donizctti, per addurne alcun
esempio, se non di questa misura tli capacità
e d’inspirazione, sarebbe stalo tli
questa tempera, ove avesse posto maggior
cura nel perfezionare i lavori suoi, elio
troppo sovente sentono l’estemporaneità
d’un poeta che improvvisa. E per verità
II olii considera la bella struttura della sua
mente, e la privilegiata natura del suo spi!
rito, egli è quasi un cordoglio ove si guardi
j il cammino’ da lui’corso, e quello che
avria potuto correre. Se, come imitò Bellini
nella soavità del canto e nella filosofia del1
espressione, lo avesse emulato nella posatezza,
nella sludiosilà, nella finitezza del—
1 operare, egli avrebbe potuto agevolmente
I vincere il suo modello. Bello coni’ era di
tutti i colori del camaleonte, sé poche
volte fu superiore a sè stesso, avria potuto
j esserlo sempre, e le sue opere sarebbero
men vulnerate dall’incuria e dalla ricordanza
dell’altrui.. (Sarà: continuato).
BIBLIOGRAFIA.
Nuova Opera criticii-stos’ini
sulla musica religiosa.
Il dotto e severo critico francese che da
dieci anni a questa parte così conscienziosamente
si adopera a richiamare l’arte musicale
alla sua verace missione,• che combatte
con tanta lodevole insistenza l’opinione
che ad altro non è intesa che a far tli
quest’arte un mero e frivolo oggetto di
moda, il sig. Giuseppe d’Ortigue Ila teste
compiuto il suo Coi’so sopra la musica
religiosa, incominciato nel 4856, e prosem
L
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