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In quanto agli elogi che fa il sig. Borio alf odierno temperamento, ed alla soi guata eguaglianza di tal temperamento e j nelle voci e ne’cembali ed in qualunque stromento, ed ancora più all’impossibilità della sua- futura alterazione, lo preghiamo a dare un’occhiata all’articolo del signor Lichtenthal (Dizionario della musica, alla parola temperamento) dove leggiamo, che se il cembalo ha un temperamento, anche, i differenti stramenti da corda, da fiato con bachi, hanno essi pure il loro differente temperamento; il corno, la tromba, ed in certo modo anche il clarinetto, hanno il medesimo temperamento, o piuttosto nessuno. al pai i della voce umana. E facciamo attenzione a queste ultime parole, o /liuttosto nessuno al pari della voce umana, mentre il signor Borio dice nientemeno che Vintonazione dei cantanti che sono educati sul piano forte., si svolge, s’informa e si stabilisce sulla distribuzione equabile del temperamento. Questo temperamento della voce umana è affatto impossibile. A sola prova dell’impossibilità del temperamento nella voce umana vorrei che il sig. Borio, facesse il solo esperimento di trascinare la sua voce, a modo d’esempio, da un re bemolle a un c/o, e poi dal do diesis portarsi sul re bequadro, e ponesse attenzione a quella differenza sensibilissima che anche involontariamente si fa passare tra il re bemolle e il do diesis, che è pure, anche acusticamente parlando, d una intera comma o di una nona parte di un tuono. Considerando ancora di nuovo che tutto il ragionamento del sig. Borio si appoggia principalmente ed anzi interamente sulle due basi del da lui supposto sistema cromatico attuale e attuai temperamento; sulla poca esattezza delle quali opinioni ci pare d’aver discusso abbastanza; ne sembra di non essere obbligati a confutare tutte le altre ragioni che l’autore deduce da cotali falsi principii. In quanto alle obbiezioni che egli riporta intorno al merito della Riforma, e alle quali risponde, persuaso di avere raccolte in esse tutte quelle che si son fatte e si potranno fare in seguito, ci è forza dichiarargli che ben pòche e forse le meno valide egli ha citate, ed assicurare in pari tempo che altre non meno lievi se ne potranno promovere e si promoveranno all’occasione opportuna. Per ora osserveremo soltanto che il sistema Gambale non solo, come già ahhiam detto a principio, si fonda affatto sul genere cromatico, e tiene il diatonico per secondario, ma abbandona interamente l’idea e chiude il campo a qualunque futura innovazione dell’arte, la quale, checché ne asserisca il sig. Borio, non è poi tanto impossibile. Su questo ultimo punto faceva pure delle lettissime osservazioni anche il sig. Grassi ultimamente nel N. 59 della Fama., alle opinioni del quale sottoscriviamo pienamente. Scintillo Celesti (edizione Ricordi) c qualche altro rarissimo brano. Infatti ogni qualsiasi melodia, la quale sia costituita in modo che sia impossibile,col togliergli accidènti, di ridurla diatonica, c che perciò induca con sé il bisogno del temperamento vale a dire della perfetta divisione del tuono in due scmituoni eguali, sarà la sola clic possa dirsi reale melodia cromatica, c alla quale la Riforma Gambale sia giustamente applicabile. Confessiamo per ultimo al sig. Borio che tanto nel quartetto dello Stabat come in tutte le opere di Mcycrboer e di Merendante, ch’egli accenna a prova delle sue opinioni, nulla ci venne fatto di vedere clic abbisogni menomamente di tale temperamento, essendo in tali musiche sostanzialmente diatoniche sì ie melodie, che le armonie, c facendo esse parte soltanto di quel sistema cromatico che noi abbiamo appellato apparente. Del resto non s’intendano queste nostre osservazioni come una guerra che noi vogliamo movere al presente al sig. Gambale. Noi non ahhiam voluto che rispondere in parte al ragionamento del sig. Borio, e se per incidenza ci cadde dalla penna qualche opinione avversa alla Riforma, è d’uopo incolparne l’opuscolo suaccennato, del qualela nostra Gazzetta lui creduto di far cenno, come di lavoro, lo ripetiamo, ingegnoso e dotto: e che con tale sua apparenza avrebbe potuto forse trascinar qualcuno fuori della retta strada. Non chiuderemo il nostro articolo senza far osservare al sig. Borio che la fonte da dove ritrasse la sua storia di Guido è un po’ diversa dalla nostra. Asserisce egli che Guido, tenendo calcolo degli spazj e delle linee, le ridusse a cinque, cambiò i punti in note quadrate; e di queste moltiplicò le forme a segnare le suddivisioni del tempo. Quindi ebbe origine la musica figurata., ec. - Noi, veramente, abbiamo imparato questa storia altrimenti, E vero che Guido tenne calcolo per il primo non solo degli spazj ma anche delle linee, ed introdusse anche delle note quadrate o per meglio dire in forma di rombo, ma le differenti figure di note con i differenti valori non furono introdotte che alcun tempo dopo da Franco di Colonia. E neppure il nostro rigo di cinque righe fu, per quanto è a noi noto, tracciato da Guido, che anzi non fu che nel secolo decimoquinto che questo ebbe origine, vale a dire circa quattrocento anni più tardi. E siccome trattasi di cose di fatto, notiamo pure, anche la seguente. Il sig. Borio fa questa considerazione: «La scala diatonica del tuono minore «tiene nella segnatura di Guido o due «diesis ascendendo o un bemolle ascendi dendo e tre discendendo. Dunque an«cora in una delle scale naturali è lieti cessarla la mistione del diatonico e del «cromatico». Ecco che il sig. Borio fa diventar cromatica la scala (che però 1111 momento prima chiama diatonica) del tono minore. Continua il sig. Borio «E quindi «una alterazione fatta in progresso di tem«po al sistema di Guido, la quale non «poteva certamente esser da lui preveduta, «non dovendo egli far altro che racchiu«dere nella sua segnatura tutto il sistema «di musica ecclesiastica, ove ognuno sa «che i tuoni differiscono soltanto pel suono «da cui si comincia, e in cui si finisce la «solita serie diatonica». Dal che ne pare voler egli inferire che i tuoni della musica ecclesiastica ai tempi di Guido erano tutti maggiori. Eppure riteniamo d’essere ben certi del fatto nostro in asserendo che gli otto toni ecclesiastici introdotti sul tema de Modi greci, parte da Sant’Ambrogio nel secolo quarto, e parte da S. Gregorio nel secolo sesto e che sussistevano al tempo di Guido e sussistono tuttavia, sono quattro minori e quattro maggiori. Dichiariamo però una volta per sempre, che anche intorno a que’ periodi del signor Borio sui quali per brevità ahhiam serbato ora il silenzio, non intendiamo che tale silenzio ne si debba imputare a un tacito assentimento alle opinioni dell’autore; che anzi di tutte cotali opinioni. o pressoché tutte, ripetiamo di protestarci assolutamente contrarii. e pronti a sostenere qualunque polemica in proposito, laddove ne fossimo richiesti. Ma di ciò basti. Come abbiam già altrove accennato, noi non parleremo dettagliatamente del lavoro del sig. Gambalese non allorché egli avrà dato alla luce il suo Sistema Armonico. Egli è allora soltanto che si potrà entrare in coscienziose discussioni sudi un argoménto, che fino ad ora non si presenta che sotto un aspetto informe ed incompleto e senza palese tendenza a lodevole scopo. Alberto Mazzucato. SCHIZZI STORICO MUSICALI. I)a Gii no *l’Arezzo fino a Palestrita. ( Continuazione: vedi il A7. 18). Giovanni Tintorje esercitò un’influenza feconda e salutare sul progresso della scienza musicale. Nacque al principiar del decimoquai’to secolo a JSivelle nel Brahante. Dapprima lattosi ecclesiastico, e rivestito della dignità canonicale in patria, si decise ad abbandonarla per venire in Italia. Dopo aver vagalo or in. questa or in quella città, si fermò finalmente in Napoli ove divenne cappellano del re Ferdinando. La sua opera in forma di dizionario intitolata: Terminorum musicae, è il primo trattato musicale che abbia avuto l’onore della stampa. Tutti i termini ad oprati nella musica deimedio evo v erano spiegati, il che a quel trattato diede una voga tale da farne una delle opere più importanti dell’epoca. In un’altra edizione vi aggiunse il Definitorium che fu stampato a Napoli nel 1494 con molte abbrevazioni giusta il modo di scrivere" di que’ tempi. Queste due opere furono seguite da molte altre di cui qui noi trascriviamo i titoli. L° E.rpositio manus secundum magistrum Johannem Tinctorem in legibus licent iatum, et Regis Siciliae capellantim. Questo trattato dà la spiegazione di tutti i vocaboli musicali, dell’impiego delle chiavi. del loro posto rispettivo, delle voci, delle proprietà e tinte delle deduzioni e congiunzioni. 2°. Libei• de natura et proprietate. L’autore vi tratta in cinquantun capitoli della definizione dei toni, della loro formazione, di ciò che hanno di comune fra di loro, della loro mistione, delle loro regolarità ed irregolarità, delia perfezione ed imperfezione delle loro finali. 5 ° Tractatus de regulari valore ilotarum musicalium. 4°. Tractatus alteratiónum. 0.° Tractatus de arte contrapuncli. 6°. Proportionales musices. 7.° Definitionem musices. S.° Complexus effectuum musices. Quest’ultima opera è divisa in venlun capitoli e discorre de’ varii effetti musicali: tredici dei ventuno si sono perduti. Ciascuno vede da queste sole nomenclature quanti diritti abbia il Tintore alla riconoscenza dei cultori della musica. Egli ridestò il gusto innato degli Italiani per la musica, gusto che la presenza dei barbari ed i ravvolgimenti civili avevano assopito. Ebbe un gran numero di scolari, che seguirono le sue brillanti traccie, e rigenerarono la musica. Antonio Bove, Francesco della. Castella. Guarderò, Bononia, e soprattutti Franchino Gafforio 0 maestro di cappella della cattedrale di Mi- tv lano, che rese notevoli servigi allo studio dell’armonia. Un’opera di Gafforio puh,- gfepV blicata a Parigi fa epoca nella storia del- uff)’!