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Ora se alcuno mi opponesse che questi che io attribuisco a Guidotto sono bensì fiori, ma non altri detti di savi, potrei rispondere che anche i detti di savi vi sono, e formerebbero la terza operetta che io ascrìvo allo stesso Guidotto. Ed invero nel cod. L1 dopo i Proemi (da pag. 87 sino a pag. 106) si legge: Il Libro del fiore de’ philosophi e di molti savi.

L’autore di questa raccolta traduce molti passi di scrìttori greci e latini da Talete a Boezio, con singolare proprietà, e bellezza di lingua.

La scarsità del tempo mi ha impedito di poter studiare bene addentro questo libretto, e ricercare le fonti, sì da poterne parlare più distesamenta; epperò mi limito a ricordare per adesso che anche quelle poche pagine sono un vero tesoretto di grazia e di eleganza, e che è da rimpiangere che essendo inedite, con siano alla portata di tutti.

Converrebbe ricercare in qual tempo questi due opuscoli furono compilati, e mi pare di non andar errato, stimando essere stati scritti i Proemi dopo la Rettorica, negli ultimi anni di Guidotto; il libro poi del fiore de’ filosofi, deve essere stato composto in vari tempi, e credo che sia troppo malagevole trovare un principio che serva di guida per precisare alcuna data.

Concludo facendo voti dì poter presto pubblicare questa operetta, che essendo inedita «ora è come tesoro sotterra riposto, e più che terra non vale».


  1. Si rinvengono anche nel frammento Riccard.