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Il terzo, segnato ora col N. 1639, e secondo il Lami S. IV in fol. I, è simigliantissimo, dai tarli e dalle note infuori, al precedente. La rettorica vi occupa le prime 77 pagine; seguono i «Proemi sopra diverse maniere;» di più un trattatello delle virtù cardinali. Ci varremo a richiamarlo della lettera D.
Il quarto, sfuggito esso pure al Lami, è cartaceo, ed è segnato col N. 1275; in esso precede «l’Etica di Aristotile» e a pag. 35 abbiamo il titolo comune, da poche variazioni ortografiche in fuori, anche agli altri codici, tranne del cod. A. «Qui comincia la rettoricha nuova di tulio traslatata di grammatica in volgare per frate guidotto da bologna e ’l proemio dellibro. — Anch’esso è seguito del: «Proemi sopra varie maniere di dire,» non ha del resto caratteri particolari, e lo richiameremo colla lettera E.
Il quinto codice è di molta importanza, non tanto per proprio valore, come perchè si è quello che ha dato tanto da fare al Manni e più ancora al Fontani, al Favaretti, al Nannucci, al Bartoli. È cartaceo della fine del secolo XV, non ricordato dal Lami, segnato col N. 2338. Si rileva a carte 32 che fu copiato da Filippo di Geri, di Ghino, di Geri da Rabatta che viveva nel 1390. Il primo possessore ne fu Giovanni di Bernardo di Giovanni Speziale, (pag. 25) poi venne in possesso di Carlo di Tommaso Strozzi, il che si rileva dalla prima pagina. Vi sono quei prohemj che abbiamo citati nei tre codici precedenti, ed ecco quello che ne dicono il Fontana e il Bartoli:
«Un codice cartaceo in folio che fu di Tommaso Strozzi, come è notato nella prima carta, trovasi nella libreria Riccardi segnato col N. 2338, che è lo stesso che il Manni dice essere stato del Bor-