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dotti figlio di Martino, e marito di Bonvicina d’Andrea Pollicini, secondo il Dolfi, il quale nel 1307 fu bandito dalla patria per causa di stato, ed ebbe tre figliuoli, de’ quali il minore, frate Francesco, fu eziandio gaudente nel 1338. Difende la sua sentenza contro la opposizione che dice poterglisi muovere intorno alla avanzata età di Guidotto nel 1307, se è quello stesso che pubblicò nel 1257 circa il volgarizzamento della rettorica di Tullio, dimostrando che nella supposizione che quando pubblicò la sua operetta avesse 19 o 20 anni, l’età, non sarebbe troppo avanzata, e che forse alla sua tarda età, ebbero riguardo i concittadini richiamandolo dall’esiglio l’anno seguente alla sua cacciata. Combatte e rigetta poi del tutto l’opinione del Sarti, e spiega il nome di Maestro col quale molti lo conoscevano per la religione militare ch’egli professò, o per la fama che gli procacciò il suo libretto della rettorica nova.
Il Ginguené nella storia della letteratura italiana (lib. I, cap. VI) così scrive: Un autre professeur de grammaire et de helles lettres dans la même université (Bologna) nommé Galeotto ou Guidotto fût le premier traducteur d’un ouvrage de Ciceron en italien. Distingue i nomi e si appoggia probabilmente al Sarti per farlo professore della nostra università; e forse anche alla grande autorità del Tiraboschi che (come accennammo) è il primo che ragioni sulla materia con qualche principio critico, e ci mostri il procedimento del suo pensiero.
Il Perticari loda la squisita eleganza dell’opera del frate e ne riporta un brano nell’opera: Apologia dell’amor patrio di Dante, ma di lui non dice che i due nomi tenendoli per altro distinti Galeotto o Guidotto.