Pagina:Gavuzzi - L'Adramiteno e le Favole di Esofago, Torino, Fontana, 1828.pdf/85

sina 6. L’Ebreo si doleva, che tutte le nazioni lo abborriscono, e che, ovunque egli vada, si ritrova sempre all’osteria: e per altro, soggiungeva, io sono uomo d’ingegno, che fo travedere; sono utile, poichè il denaro lo fo fruttare uno sproposito 7; e poi sono incapace di dir la verità, massime in giudicio. Intanto l’ora si faceva tarda, e il Lupo voleva licenziarsi; ma l’Ebreo trattenendolo, gli disse se voleva attendere ad un’impletta d’abiti logori, ed all’imbarco di dodici figliuoli di famiglia. Il Lupo rispose: questo è un parlare troppo oscuro: io di musica non me n’intendo, meno ho studiato la materia de’ contratti innominati. E parlando più chiaro, disse all’Ebreo, se voleva negoziare la pelle. Nel farsi questi discorsi sopraggiunse il Leone tutto armato di coffani di Agrippina, e disse: saluto il Lupo, e la compagnia bella. Vi fo sapere, che nella Numidia vi è guerra orribile tra i Vespertilioni, e le Civettole. Io sono il Duce de’ primi. Ho osservato, che la diserzione è grande; onde voi due sareste un buon piatto di rinforzo. L’Ebreo ed il Lupo si guardarono con occhio torbido, e poi senza replica se n’andarono all’armata, e colà giunti, furono incorporati nel reggimento Fogagna 8. Indi a tre ore seguì un contrasto di dottori, ed un conflitto di varie opinioni; onde il Lupo restò ferito mortalmente, e vedendo, che perdeva il sangue per l’anticresi 9, disse ai retrostanti, che di lungi lo precedevano: io men moro per pura ignoranza, e per essere stato in cattiva compagnia.

Moralità.

Inter duos litigantes tertius gaudet.