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greggia, quelli interrogò, chi di loro fosse venuto a pettinarsi in quel prato; ma nessuno rispose. Rivoltasi alla sinistra, e veggendo parecchi cavalieri, che colle dame stavano sovra un’altra ripa trescando, fece a quelli la stessa interrogazione, ed uno di essi rispose: son io, son io, che mi sono colà pettinato (indicando il luogo, ove trovossi il Corno); ma di quel Corno non ne sono informato. Allora la Fortuna sorridendo disse: tanto basta; il resto è mia invenzione per mantener, bisognando, il lustro dell’agnazione. Ciò detto si mise le ali ai piedi, e volò nell’Etruria per farne il servizio ad un Professor della Crusca.

Moralità.

Mater certa etc.


FAVOLA VI.




IL VENTO, ED UNA DONNA.


Il Vento è un animale peloso, che rinchiuso nei Cameroni di Eolo si pasce di pietra d’Agata, e si ciba di feste mobili, e quando esce alla luce fa gonfiar la Trebellianica ai Protestanti. Questo trovandosi con una Donna Anglicana fece una scommessa di cento monete rugginose a chi avrebbe fatto maggiori stravaganze in un giorno. Il Vento fece fiorire, seccare, e rinverdire un prato, fece gelare, e disgelare un fiume, soffiò sette volte caldo, freddo, secco ed umido,