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sole la pupillare età, che poc’anzi aveva compito, gli porse benignamente la mano, e l’introdusse in una gabbia, che alla cintola recava. Di lì a tre giorni la Tartana maggiore di Toledo portò sicura nuova, che il terremoto era all’ultimo de’ suoi giorni: onde il Grillo, scacciato il timore, e rimossa ogni qualunque appellazione, chiamò d’essere riposto in libertà. Al che rispose il Fanciullo: tu, quanto più studii, meno capisci. La quint’opera di Caloandro è la misura del tuo calendario. Non sai, che il prigionier di stato, le budelle di Lucca, ed il Grillo incamerato hanno egual guiderdone, e pari fato? A questo dire anacreontico perdette il povero Grillo tutti i sentimenti del corpo: e poi ripreso alquanto di voce, soggiunse: scrivi ancor questo per la posterità de’ secoli trasandati, che corrono adesso: meglio fora la libertà in pericolo, che la servitude in salvo.


Moralità.

Melius est bonum nomen, quam divitiae multae.


FAVOLA IV.




LA VITE, ED UN SALICE.


La Vite è un elemento opaco con fusto di sì numerosa diramazione, che se crescesse a sazietà, al dire dei più celebri Neofiti, porterebbe il frutto sino alla proposcide di Corinto. Or questa Vite essendo giunta dopo lungo viaggio alla metà di marzo, cadde