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     E se tu sprezzi il suo desire altero,
     Anzi una Ninfa teco vegga unita,
     Recisi io temo i giorni di tua vita.
     Allora l’amor mio rea mi condanna
     E divento (ahi che orror!) la tua tiranna.
     Dunque ritorna, o Prence, ai Roman fasti:
     Vanne trionfator, e lieto vivi
     A Roma, all’Asia doma, all’orbe intero;
     Pensa a novello amor, scorda il primiero:
     Lasciami pur, e il mio buon cor ti basti.
Adr. Anima grande in pastorella umile!
     Più mi consigli, più m’accendi il core.
     A detestar comincio il serto, il Trono,
     Che del tuo merto in paragon è vile.
     Olà, gite in disparte... alle guardie, che poi fanno come vogliono.
     Senti, cara Ciborra, io non ho pace,
     Se di te privo io traggo i giorni miei.
     Accettami nel tuo selvaggio albergo;
     Sarò un pastor sotto nome d’Ajace.
     Ecco del regal manto io spoglio il tergo.       in atto di deporre le calze imperiali.
Cib. Sconsigliato, che fai? Ti par gran sorte,
     Finchè giovane io son, tenermi accanto.
     Volan gli anni di gioja,
     E poi ti verrò a noja;
     Più, che a goder, ti resta da penare.
Adr. A tanto non mi lascia amor pensare.
Cib. Meglio è dunque, che a tempo... orsù, coraggio,
     Lasciami di buon cor.
Adr. Cedo alla tua virtù, ma ti sovvenga