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     E stupide le gravi, al dir dei Vati.
     Dagli amorosi flati
     Conoscermi tu puoi;
     Asinio, ascolta, se alcun me ne fugge

fa un flato per secesso.

Asin. La mente mia si strugge,
     Eppur non so capir.
     Fors’è quel tuo digesto
     Che esulta più che mai?
Som. Tu non udisti assai, senti ancor questo,

fa un altro flato.

     Sappi, che Adramiteno
     Pria che Ciborra gli rubasse il core,
     Per me veniva meno.
     Or che di lei dal grande impegno è sciolto,
     Vedrai, che torna a vagheggiarmi il volto.
Asin. Non lusingarti, Somarinda mia.
     Anche tu sei straniera,
     E sarai de’ Romani
     Il secondo rifiuto.
Som. Fu Cappadoce, è vero,
     Ezio mio genitore;
     Ma in Roma io nacqui sotto Cassio, e Bruto
     Nel bollor della fuga dei Trojani.
     Onde la legge, che Papia si noma,
     All’Impero di Roma
     Mi permette aspirare.
Asin. Pensa a nozze più eguali,
     Pesati prima ben, e fa pesare
     Di quel, che vuoi sposare,
     I meriti fittizj, e i naturali.