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animali per vittime, ma sacrificãdosi a tali Dei i frutti della terra, e foglie radici, et herbe odorifere solamẽte. Narra nondimeno Macrobio, che fuor delle città dedicarono gl'Egittij i tẽpi sontuosi a Serapide, ne quali soli imolavano sangue di bestiami, essendo avezzi d'offerire a gli altri nelle città le sopradette cose. Ma poi col tempo successo altri modi di sacrificare, i quali possṏ vedersi presso a Eusebio nel secṏdo de preparatione Evãgelica, et presso al Biondo da Forlì nel principio della sua Roma Trionfante, essendo cosa superflua sì ampia narratione de' siti loro. Dietro a gli Egittij seguono i Fenizi, i quali alzãdo in alto gli occhi riconobbero per Dei gli venti dell'aria, a quali fecero mille fumigationi da idolatri, et superstitiosi, come erano. Et gli Atlantij popoli per nõ parer men saggi, d'essi adorarono il cielo qual scioccamente fecero padre di quarantacinque figliuoli, attribuendo simile divinità a Ope sua moglie, che fu detta Terra, et l'istessa a Basilia, et Pandora sue figliuole. I Frigij diedero il culto loro al celebrato Atlante, parendo loro, che per la peritia dell'Astrologia, non so che di divino splendesse et rilucesse in lui et (come recita Evemero Historico) [Evemero.] cỡ magnificentissimi sacrificij, et presenti d'oro, et argento mirabilmente preparati cercarono di conciliarsi una moltitudine grande d'altri Dei. Della religione de' Romani verso i lor Dei ne fa ampia testimoniãza Marco Tullio in una sua oratione ai Pontefici, dove dice l'infrascritte parole. Cũ multa divinitus Pontefices a maioribus nostris inventa, atquae instituta sint, tũ nihil preclarius quam quod vos, et religionibus, Deorũ immortaliũ, et summae Reip. praesse voluerunt, ut amplissimi, et clarissimi Cives, Rempub. bene gerendo, Pontifices, Religiones sapiẽter interpretando, Republicam conservarent. Virgilio, in molti luoghi attribuisce a Enea (per parlar de' particolari) la pietà principalmente verso i Dei Penati, havendo più cura d'essi, che della propria salute, nell'uscir che fece della patria fuori Lucio Albino è da Livio celebrato per huomo di religione singolare, perché permesse, che la moglie, e i figliuoli smỡtassero nella strada, a piede, per portar nella sua carrozza con commodità le Vergini Vestali, con le cose sacre, d'Alessandro Macedone raccỡta Plutarco, che ogni mattina a buon'hora faceva sacrificio ai Dei prima che si pigliasse cura d'altro. L'istesso narra di Silla Dittatore che nel resto fu empio, che portava dal cỡtinuo in segno una imagine picciola d'Apollo, la quale devotamẽte basciava, quãdo si ritrovava né perigli come avviene, et di Pericle Atheniese, famosissimo Oratore, si trova scritto che avanti, che salisse in cathedra per orare, faceva voti a i Dei per ottenere da loro di nỡ dir cosa alcuna mẽ che prudente, et considerata. Che la religione e il culto verso i Dei fu grandemẽte da gli antichi tenuto in pregio, et riputatione, conciosia che verissima sia la sẽtenza di Cicerone, nel secondo de Natura Deorũ, ove dice. [Cicerone.]Cultus Dei est sanctissimus, optimus, atque plenissimus pietatis, ut eum sempre pura, incorrupta, et integramente, et voce veneretur. Così Epitetto,