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ville, i solazzi de' giardini, i trastulli delle donne infami, e quanto detta loro, l'otio, la gola, la lasciava, la cecità della mente, nella quale sono sommersi e profondati. All'ultimo si ricercano i buoni, e santi costumi né Governatori delle Republiche, per il qual sono amati dai popoli, e riveriti communemente da ognuno. Tali abondaroo né petti virtuosi de' Romani, [Essempio di Demetrio], onde ne 'l primo de' Macabei si trova scritto, che per la soavità de' costumi loro, essi Machabei si confederorno volentieri con essi. Lodano i scrittori antichi la faccia di Demetrio figliuol del Rè Antigono, che haveva un certo temperamento, che pareva, che fosse proprio nato alla modestia, et acquistar con la dolcezza de' suoi costumi la gratia delle persone. [Essempio del Rè Filippo.] E commendatala benignità de' costumi di Filippo Rè de Macedonia ancora, perché essendogli menato prigione Diogene insieme con molti altri, dimandato chi egli fusse, et rispondendo, ch'era una spia del suo sinatiabil desiderio non solo non l'hebbe a sdegno, ma dolcissimamemnte se la rise, et benignissimamente impose, che fusse liberato. Conobbesi la soavità de' costumi in Tiberio Imperatore[Tiberio modestissimo.], quando essortato da molti a pover gravezze alle provincie, modestissimamente rispose, che l'ufficio del buon pastore era tosare le pecore, e non le scorticare. Si conobbe anco in Diogene Siracusano, che ottenuto il Regno, non mangiò altrimenti, ne altrimenti vestì, ne procedette altrimenti, che si facesse, quando egli era privato nell'academia con Platone. Per la qual cosa non poca lode sarà quella de' governatorim quando saranno ornati di questa dote, c'hà un vero decoro, et ornamento de gli animi grandi, e signorili. Et all'incontro non poco biasimo, e dishonore meritano quegli, i quali son così aspri né governi, che a' pena l'huomo può parlargli, non che conversar con loro, et hanno una natura tanto fastidiosa, e stomachevole, che solo a vedergli rendono nausea. Huomini veramente ferigni, e meritevoli, più presto d'havere albergo con Timone Atheniese, Misantropo detto per proverbio, cioè odiatore de gli huomini, che conversar nelle città, et nelle Republiche con persone humane, et d'honorati costumi ornate. Hora del magistrato de predetti Governatori quando fusser tali, quali in bontà descritti gli habbiamo, sarebbe qualche dubbio se ottima cosa fusse la perpetuità da molti commendata, la quale in prima faccia ha dell'apparenti assai, ma essendo tristi e rei come sovente si dimostrano non ha' dubbio alcuno, che non solo siano indegni d'essere perpetui, ma di restare anco un giorno nel grado, e nell'ufficio tanto iniquamente amministrato da loro. Ma, per mostrar qualche ragione intorno a' miei detti, ritorno, a dire che il magistrato de Governatori quantunque buoni (io non dirà già che non sia degno in se stesso di perpetuità, non è molto al proposito al giudicio mio d'essere nella Republica perpetuo) ne vale questa consequenza, che può farmi la parte opposita; o egli è buono in se stesso, adunque deve, esser ordinato perpetuo perché molte cose son buone in lor, che non per tutti