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che s'abbassava à ritrovar gli amici infermi in letto, come persona privata, senza tenere in tal necessità la solita riputatione, et maestà cõsueta. E cosa adunque regia l'esser caritativi, e i Governatori humani riportano infinita lode da gli atti loro; come per l'opposto i strani riceveno biasimo, vitupero, dishonore, ingiurie, e oltraggi. Perché si ribellano loro i sudditi se non per le stranezze? perché eccitano strepiti, e tumultij se nõ per quelle? perché pongono mano all'armi se non per esse? perché fanno gli ammutinamẽti contra di loro se non per lo strano, et iniquo governo c'hãno? Onde nascono le murmurationi, le discordie, le contese, le minaccie, i processi, le ferite, le morti, se nő dal cattivo reggimẽtoda maladetti? qual è la causa di tante querele de' sudditi, di tanti gridi, di tanti rumori, di tãte novità, di tanti machinamẽti, se nỡ il lor governo senza carità, senza pietà, senz'amore? dov'è l'amore? dov'è la carità? a' loro stessi, a' parenti, a' confederati seco, a' compagni delle lor stranezze, a' pessimi adulatori, a' referandarij, a' carnefici de' sudditi sostẽtati da lor favori cỡ tutti i modi, e maniere, de quali non si può dir meglio di quel che disse [Solone.] Solone, che huomini tali son più presso malandrini da boschi, che Governatori di Republiche, ò città. E' necessaria lor parimente la Religione interiore, et esterioe, sì per bene dell'anime loro, come per l'essempio buono, di che son debitori tutti gli atti publici, dove accada scoprirla. Quindi dicea [Quintiliano.] Quintiliano, che chi ha nel core la vera religione opera ogni cosa bene. Alessandro veramẽte Magno mostrò quãto ella fosse necessaria a' Rettori, e Governatori, quando ingiuriato da un suo servo, il quale fuggì nell'Asilo, [Alessandro Magno religioso.] ch'era un luogo, dove per religione ogniuno era salvo, scrisse à Megabiro, che se egli lo poteva haver fuori dell'Asilo glielo mandasse legato; ma se non poteva, lo lasciasse stare, senza fargli violenza. La medesima religione s'osservava nel tempio di Diana Efesina, dove non era lecito pigliar nessuno, et havesse fatto che mal si volesse. Numa Pompilio è lodato da Livio [Tito Livio.], perché non solo fu osservatore del culto de' suoi Dei; ma insegnò le cerimonie e riti a' Romani, co' quali venerassero le solenni feste di quelli. E per l'apposito è biasimato Annibale da Appiano, et da Plutarco[Plutarco.], perché oltra gli altri vitij hebbe questo in sommo grado, che fu bestemmiator de gli Dei, e sprezzatore della religione fuori di misura, la qual cosa diede materia a' Hannone d'avisare i Cartaginesi, che non si devea permettere tanta insolenza in un giovene, e tanta temerità quanta alla giornata si discopriva in lui. Deve adunque un'ottimo Governatore essere amico di Dio, e religioso, e devoto, per essere egli un specchio avanti a' gli occhi del popolo, et l'essemplare delle attioni di tanti huomini, che risguardano in lui; et non far come molti, i quali fuggono le prediche, abboriscono le messe, odiano le processioni, si ritirano da' santi ufficij più che il Demonio dalla croce, e seguono più presso le caccie, le feste, i torneamenti, le giostre, i spettacoli del mondo, i piaceri venerei, le dissolutioni lascive, i spassi delle