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dallo intendere le cose della Città a monti, et a fattioni, et dalle vostre forme di governo son nate tutte queste ruine, habbiamo ridotta la città, e 'l dominio in una povertà, et debiltà incredibile; habbiamo empito de nostri cittadini tutte le città d'Italia; habbiamo imbrattato di sãgue tutte le strade della città. S'è perduta fuore quasi tutta la reputatione publica. Perché è ruinata Pistoia, se non per le fattioni di Guelfi, e Ghibellini? Perché è conquassata l'Armigera Emilia, se non da queste parti e divisioni? Perché è ita la florida Hesperia nelle barbare mani tante fiate, se non per gli odij intestini, e per l'universali discordie de suoi signori? Perché hãno le fiere genti maometane usurpato i Christiani regni d'Oriente, e posto il piede hormai dovunque signoreggia la Croce, se nõ per le vostri infelicissime dissẽtioni, strage, et ruina di tutto il Christianesimo? Ne segue adữque che la concordia sia cagione d'ogni bene, e d'ogni cõtẽto. Perciò [Menenio Agrippa.] Menenio Agrippa huomo sagace, et prudẽte vedẽdo la plebe Romana in dispregio de' senatori, ritirata dell'Avẽtino, con l'argutissima favola della cõgiura de i mẽbri fatta cõtra il corpo dimostrò lei chiaramẽte, nella cõcordia sola la fontana, il riposo, et la salute della Città esser collocata. I Lacedemonij accortosi, che l'oro era la semenza, di cui nascevano le dissensioni et le garre, per virtù d'una legge dalla città lo sbandirono. [Plutarco] Plutarco nel suo Solone raccõta, che Aristide Atheniese più volte s'affaticò per achetar le risse, e le contese, che a guisa di peste fra cittadini d'Athene di giorno in giorno rinascendo pigliavano vigore e accrescimento. Quindi avẽne, che Gaio Cassio Cẽsore prudentissimo, amando la Republica sopra ogni cosa, et il suo bene, e la felicità di lei desiderando drizzò la statua della Concordia nel palazzo, et il palazzo istesso consacrò alla Concordia, a fine che quelli, colà entravano si ricordassero, gli odij, e le dissensioni quivi non havevano luogo, ma che si dovevano tutte dinanzi alla sacrata porta per rispetto et amor della patria, deporre. Però Alberto Lollio huomo per le sue virtù dignissimo di perpetua vita disse in una sua oratione, che la pace, la quiete, la tranquillità, et l'unione sono i fomenti, et i sostegni della Republica. E per il contrario [Platone] Platone afferma, che non è veleno più aspro, ne peste più crudele che la discordia, la qual subito mette sotto sopra gli ordini buoni, conculca le leggi, disprezza i magistrati, sforza i giudicj, et riempie ogni cosa di furore, di rabbia, et di crudeltà, tal che le città, et le Republiche divengono come oscure selve d'huomini scelerati, anzi d'abbominevoli, et horrendi mostri, la sfrenata arroganza de' quali non ritiene ne vergogna, ne timore, ne fede ne petto, ne religione, ne costume buono. Distrutta che fu' Numantia lungamente in vano assediata da Romani, Scipione Minore dimandò a Tiresio Principe de' Celti che cosa l'havesse fino a quel tempo renduta inespugnabile, il qual rispose incontanente, che la concordia dalle forze de' nemici l'havea