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ma Seneca Lucio, ove dice: Scio neminem posse bene vivere sine sapientia studio. Che cosa dirò io? Le scienze sono quelle, che rendono l'huomo d'un spirito generoso, e fuor di modo nobile, et elevato, per questo i Stoici dicevano tutti i sapienti, e dotti esser d'animo libero e risoluto, l'opinione de' quali tenendo M. Tullio, nelle Paradosse disse. Nullus vir ductus servus, aut ignobilis esse potest, nisi forte volutabro vitiorum fuerit infectus. E il Filosofo nel primo della Politica, aggrandì molto più la cosa, dicendo che gli huomini dotti, e le persone sapute, hanno dominio e signoria sopra de gli altri. Però non è maraviglia, se ciascuno appetisce naturalmente l'eccellenza nel sapere, secondo il detto di Cicerone nel primo de' suoi offici, Omnes trahimur, et ducimur cognitionis scientiae cupiditate, in quae excellere pulchrum putamus. Questo fu quel che mosse a sdegno il generoso Alessandro Magno (come riferisce Aulo Gellio verso il suo precettore Aristotile, havendo egli publicato senza saputa sua gli otto libri della Filosofia naturale, adducendo per ragione delle sue querele quelle nobilissime parole, Ego non tam cupio, et delector opibus, et potentia alios excedere, quantum litteris, ed doctrina praestare. Ne cotesta sentenza è lontana dal detto di Martiale in que' versi.
Divitias, et opes frequens donavit amicus.
Qui velis ingenio cedere, raras erit.
Ne meno è differente dalle parole di Salomone nella sapienza al settimo, ove parlando della scienza, dice. Praeposui era regnis, et sedibus, et divitias nihil esse dixi in comparatione illius, nec comparavi illi lapidem pretiosum, quoniam omne aurorum in comparatione illius arena est exigua et tamquam lutum aestimabatur agentum in conspectu illius. Hor mi soviene d'haver letto a proposito di ciò nell'historie antiche che una cena di Filippo Rè di Macedonia fra molti Filosofi e lui fu mossa una disputa. Qual fosse la maggior cosa c'havesse il mondo, ove il gran Filosofo Hetna rispose l'acqua, per la copia de' mari, e fiumi, e fonti, e laghi, e stagni, e pozzi, e rivi, che pieni si vedono di quella. Un'altro disse che era il gran monte Olimpo, la cui cima superava l'aria, e la cui altezza discopriva tutti i paesi della terra, un altro disse il famoso gigante Atlante, sopra la cui sepoltura era fondato un monte di grandezza, et immensità meravigliosa. Un altro disse il gran Poeta Homero il quale in vita fu cotanto celebre, et nella morte con tanto ramarico fu pianto, che (come illude M. Tullio nell'oratione per Archia) e i Colotonij, e i Chij, e i Salamini, e i Smirnesi et altri popoli contesero insieme, per haver le sue ossa da conservare. L'ultimo finalmente più dotto senza dubbio, e molto più intelligente de gli altri disse. Sappi filippo, che niuna delle cose humane è maggiore, ne più degna, o più nobile dell'huomo saggio, e dotto, il che si conforma col detto di Tholomeo nell'Almagesto. Sapiens dominabitur asiris. S'io vò scoprir gli honori delle scienze, et dell'