Questa pagina è ancora da trascrivere o è incompleta. |
questi, sopremi Numi, che gli honori debiti ai letterati son manomessi dai buffoni, et che la misera Filosofia giace nel fango sepolta mentre l'ignoranza gode le delitie d'Heliogabalo, et fruisce gli horti d'oro dell'Hesperidi, senza dargli tanto animo, c'habbian da calpestargli nella maniera che fanno? Veda quel giudicioso Choro, se la ragion comporta, che i buffoni, facciano questi insulti ai virtuosi, et se questo non è il dovere, io vi prego, et supplico, eterni Numi che quando un tempo, havran regnato sopra le persone honorate questi goffi, vi ricordiate di remeritare la patienza de' virtuosi, quali han sempre e giustissima querela contra loro, se ben, per essercitare la patienza di quelli, voi molte volte gli soggiogate, all'Imperio d'essi insolente, e bestiale in tutte l'attioni loro. Ma sopra tutto comandateci di gratia, che quando di parla di bagatelle, di vanità, di frascherie, di ciancie, di novelle, et di cose da un bagatino, allhora i manuali si pavoneggino bene attorno, et con l'auditorio pieno de' suoi pari, facciano le squaquarate ridicolose a modo loro, et stieno sul conegnoso nelle dispute di tal materie, quanto gli piace. Ma che quando si parla di lettere, et di virtù, citiscano, alla presenza di tutti impongano silentio alla lingua, et giochino alla mutola almeno per creanza, conoscendo, che i grilli non han da cantar coi fanelli, et che i porcelli non han dà insegnare a Minerva, come per proverbio si dice. Fratanto il mondo aspettarà la vostra risolutione, et si spera di vederla tale, che i buffoni restaran magri, i Pedanti goffi, et i maledici pitocchi et furfanti, secondo il demerito di ciascun di loro. Con questo faccio fine, et prego l'altissima Deità vostra, che ne scampi di maledico sfacciato, da pedante presontuoso, et da buffone sciagurato. Valete.