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non è altro, che un star legato alla cathena dalla mattina fino alla sera, ne haver tanto luogo da passeggiare quanto può capire una corsia? Et poi sarà da voi pregiata questa infelice caterva, ch'ha manco pane, che ciancie, et che per cibo si nodrisce d'ignoranza, la quale è l'antipasto, e il pranzo di tutte l'operationi loro? Non parmi, immortali numi celesti, che s'habbia da pigliare troppa cura del fatto loro, perché il murmurare di simil gente è come un ragghio d'asino da' saggi finalmente riputato et poca ingiuria par che facci un di costoro finalmente col suo parlare, perché all'ultimo si risolve, che l'ha detto un pedante come se si dicesse, che l'ha detto un merlotto, o un barba gianni. Ne mai potrà un pedante dir troppo bene, perché le discordanze gli son fisse talmente in capo, che bisogna, che discordi quasi per forza ad ogni tratto. Non sarebbe manco da far gran stima del ragionare de buffoni, et ignoranti, i quali si mettono in dozena cosi volentieri, perché tutto il mondo è capace della lor melonaggine; ma, per levare l'animo a molti d'ammotinarsi a questa foggia, è necessario stringargli ben bene, accioche stiano da banda, et non ardiscano mettersi in circolo, quando più debbono star ritiratii et lontani dagli altri. Non è questa una espressa temerità buffonesca, che simil gentaglia da men d'un soldo di valuta, voglia fare il Protho, et il Quanquam fra la brigata et giudicare in cosa, che se campasse gli anni di Mathusalem, non è mai per haverne una minima scintilla d'intelligenza. Deh fate, eterni Numi, che i buffoni stian da buffoni, et che non s'impaccino in altro, che in cose mecaniche, et vili non comportando il dovere, che le ocche facciano concorrenza nel parlare coi papagalli, et che i Corbacci nel cantare siano da tanto quanto i Rosignuoli. Questa è troppo estrema presontione, quando i goffi, et ignoranti saltano in campo, et vogliono dar giudicio in materia di lettere, et proferir la lor sentenza sgarbata in mezzo della gente, quasi che la corona sia fatta per gli asini, et che l'audienza sia preparata per le bestie prive d'ingegno, et d'intelletto. A me pare il dovere che i buffoni debbano parlar di boccali, di pentole, di scutelle, d'orinali, di zangole, di pignatte, di cratitule, di padelle, di cose da bucolica, et qualche volta, entrando nella Georgica ragionare di compartimenti di campi, di cavamenti di fossa, d'edificij, di capanne, di restauratione di tezze, di conciamenti di pagliari, et passando alla Enseida, contar le prodezze c'han fatto in racconciare un destro, in fare un pisciatorio, in fabricare una colombara da topi, in dissegnare una cisterna da ranocchi, in cavare un fosso da biscie, in piantare una siepe di cannella attorno a un'horto, e non gracchiare in circolo di lettere, et virtù, come sovente fanno, con nausea di tutto il mondo. Non è d'avanzo, se voi comportate talhora, che un palo armato se da nella cathedra de' dotti? Che un Cucco faccia l'ova nel nido de' virtuosi? che una bertuccia si metta la pelliccia da dottore? che un babbuino porti la pilanda da studente? che un merlotto dia le risposte nel tempio di Delfo, et paia una Sibilla saggia, mentr'è un Castrone così grosso? Non basta