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come più vesati in tal subietto, produre in luce la sentenza contra l'ineptie di costui, per stomacho soverchio della sua indocilità, repulso dalla lingua di tutti i dotti et eruditi. Hor promulgate voi quel tanto, che ingenuamente sentite di questo Auttore, et imponiamo silentio in questo mezzo à tante voci querule, che clamano assiduamente contra quello.
ENCHE a me principalmente non tocchi in questa cosa sententiare, per non sapere cosi ben di gramussa, come bisognarebbe, anzi più presto s'appartenga à tutto il collegio vostro, che sa di lettera per esser voi i veri pali della latinità, la quale stà attaccata a voi come fa il caviaro su le carte de i libri da dozena; et benche noi altri non habbiamo studiato Cum ego Cato animadversissem, né manco quell'altro passo Tytire tu piatule, perché andando à scuola non habbiamo mai passato il cuium pecus, e sempre siamo stati di quelli che leggono la tavoletta, e il centurolo, et se pur semo arrivati più innanzi non habbiamo fatto altro salto, che dal Lanua sum rudibus, alle discordanze, rompendosi la testa cosi per un mese ne i rubricoli, ancora dove non potessimo mai arrivare al numero del trenta in bene, perch'eravamo troppo grossi di legname; con tutto questo per una buffonaria, come questa, sapremo dare il giudicio nostro et sententiare in una cosa cosi fatta, perché ab assuetis non fit compassio, verbi gratia faremo assai buon giudicio intorno a questa Piazza del Garzoni perché si sa, che se voleva fare una Piazza bella, la doveva fare com'è quella di S. Marco in Venetia, overamente come quella di Siena ch'è fatta à Chiocciola, e non farla come quella de gli Asinelli à Bologna come ha fatto. E poi se questa è una piazza, dove ha posto le ceste da i fighoni? i panieri da i pomi, le gabbie da i capponi? i carnieri da i colombi? et dove ha posto i meloni, le perfighe, le ciriese, le cucole, i navoni, i verzotti, et i Gabusi da mangiare? Vedete di gratia che similitudine di Piazza è questa, c'ha il titolo di Universale, e pur non c'è anco dentro Cabalao dalle menole, né tanti altri, che van gridando capparocchiole, cappe sante, cappe longhe, cappa da deo, e grancevole dalla mattina fino alla sera. Se questa è una Piazza, come si vanagloria costui, dov'è Gambarin dalle correggie, Baraso dalle risade, la Matthia che fa tante pazzie, Santin che cuoce le ballose, il Moretto dalle bruggiate, donna Menega dalle frittelle, Franceschin dal Leccabuovo? è possibile, che la piazza possa stare senza costoro? se questa (come lui dice) è una Piazza, in qual dì si fa mercato? e se il mercato si fa, d'onde vien la robba? e se la robba vien, dove si paga la gabella? e se la gabella si paga, dov'è la Doana? e se la Doana v'è, perché non l'ha chiamata Doana più presto che Piazza, essendo prima la Doana, che la Piazza; Io per me non so dir altro, se non questo,