Pagina:Garzoni - La Piazza Universale - 1593.djvu/53

che si mosse allhora dal cielo, per replicar contra di quelli in favore dell'offeso? quando che Palemone si voltò all'aperta contra l'opere di Varrone, dando nome di bestia meritamente a un simile sogetto, chi tolse allhora la protettione di quello contra una lingua si acuta e forbita? Tacquero pur allhora questi furfanti Idoli tutti, et hor per si debile Auttore, e per causa si furcile, e vana, sedono per tribunale, ascoltando la sciocca Minerva, si ridono di Momo, scherniscon noi altri, dispreggiano i detti nostri, e sententiano perfidamente contra il vero. Deh Theone che cosa fai, che non t'armi hor hora d'amarulentia affatto contra questo Choro inimico del nostro nome à spada tratta? Hipponace che fai che non sfoderi fuor quei Iambi da fare arrabbiar costoro, che vilipendono tanto il valore, et la virtù delle lingue nostre? Osco fratel che fai, che non dai mazzate da orbo a questa schiuma etherea, che ci reputa da niente nel concistoro loro non meno ingiusto veramente che profano? perché non sorgi Tantalo dall'inferno, ove da questi scelerati condannato fosti per haver rivelato le lor poltronarie, e non t'accordi nosco a castigar con la tua lingua i torti che fanno all'honorata, et nobile nostra compagnia? perché non hai tu Lara honor della caterva de liberi, quella lingua che ti tolse Giove, che ben saresti hora d'accordo con noi, a rimproverare a questo gregge di becchi, et di montoni, tante lascivie, e tante mere sporchezze, nelle quali à guisa di animalacci immondi sono stati involti ben mille, e mille volte? Havess'io pur insieme con la mia la lingua d'Archiloco, la mordacità d'Anasacro, quei folgori di parole c'hebbe Aristofane, e Cratino, l'impetuoso dire di Theocrito et di Nevio, che hora fulminarei più dardi, che mai non ha fatto Vulcano contra un Choro sì maledetto, et cosi iniquo come è questo? Chi è quel ninfato d'Apollo che porta le lattughe crespe al collo, se non un adultero, vergognoso, come voi altri havete letto tante volte meglio di me? Chi è Mercurio, se non un Ruffiano eloquentissimo in tutte le materie d'amore inhonesto, così dè Dei, come delle Dee? Chi è tutto quel Choro di gente irrationale uniti insieme, se non il bestiame d'Argo, che putisce da sterco, et da stalla per ogni banda? Hor questo è l'humor c'ho in testa, di lacerar tutti costoro in prima, e poi sfogarmi bene, e scapricciarmi meglio con l'Auttore di questa Piazza, il quale è stato potentissima occasione di tanto scandalo successo fra loro, e noi. Rallegrisi di gratia questo sacrato Collegio d'ignoranti a haverci dato contra la sentenza et attendiamo un poco al frutto che farà la Dea fortuna presso al Duca, poi che si vivacemente è stato a quella raccommandato. Che si pensa costui? d'esser pigliato in cocchio forse come un Dion Prusico dal gran Traiano? ò che sua Altezza vada con la carrozza incontra da quattro cavalli bianchi, come fece Dionisio al divin Platone? Non bisogna far torri in aria e fabricar castelli nell'arena a questa foggia, perché a quel Prencipe non mancano soggetti di sommo valore appresso al riscontro