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CONGIURA DI ZOILO, E DEL
Convento de' Maledici, insieme con la Caterva de' Pedanti, et con
l'essercito de' Buffoni, et ignoranti, contra la Piazza del GAR-
ZONI, ove s'introduce Batto rivelatore de furti di Mer-
curio significarla all'Auttore, et esso vindicarsi con-
tra tutti loro con una lettera bellissima scritta
in fine al Choro de gli Dei.


Zoilo ragiona a nome di tutto il Convento de' Maledicenti.
P

OI che tanta ingiustitia si trova fra Dei del cielo, che con aperta ingiuria di Momo, è stata favorita dal lor Choro l'opra moderna del GARZONI, sprezando i fortissimi ostacoli, et i saldissimi fondamenti della parte nostra, delusi, e beffegiati estremamente dalle lingue loro, per vendicare cotanto oltraggio almeno in parte, esplicarò dinanzi a voi l'humor c'hò in capo confidandomi, che voi non siate dal mio pensiero differenti per haver notitia, et pratica, per non dir famigliarità antichissima con tutti voi, quali amo, riverisco, et honoro più che quante bestie si trovano la su, le quali han manco ingegno, che gli asini, et sono di giudicio grossi più che i cavalli, e gli elefanti. Che vi pare compagni fidelissimi di quella sentenza goffa c'hanno dato a compiacimento di Minerva cotesti buffali celesti? Dovevasi a questa foggia scornare il Dio di tutti noi altri, et farci apparere insieme con lui temerarij, et insolenti, per haver detto con ragione, che questa Piazza non è mai degna di quelli honorevoli fregi, che all'opre illustri, et alle rare imprese son convenevoli, et dovuti? Chi è si rozzo d'ingegno e si incapace d'intendimento, che senza prova alcuna non lo veda? non poteva bastare a questi pilastri d'ignoranza che sostentan l'Olimpo, l'haverlo detto Momo? e tutti noi altri esser d'accordo seco nell'istesso parere? che cosa c'andava a tenere dalla nostra, et far parere al mondo, che quest'opera sia tale, quale noi tutti unitamente prononciamo? Quand'io primo de gli altri tassai l'opera di Homero, qual fu quel Dio si arditto, che all'hora interrompesse i miei dissegni? quando il nostro Bavio, et Mevio caro sfodraron contra Virgilio la lor lingua liberissima