Pagina:Garzoni - La Piazza Universale - 1593.djvu/47

le sue invide parole? porgerete le purgatissime orecchie a così laide, et così ingiuste accuse, come al presente secondo la natura sua maligna, sfodra contra un Scrittore indegno d'altrettanta lode? Non pare al giudicio vostro limpidissimo, che tutti i vituperi de' mortali verso di voi sian derivati dal poco rispetto et minor riverenza, c'hà portato Momo a questa c orte celeste, publicando come insensato et maligno trombetta, tante dishonestà, tanti vitii, tante scorrettioni, e scandali, de' quali fa noi altri, con espressa bugia principali inventori? Se Demonace non vuol sacrificare alla Dea Eleusina, questo procede; perché Momo hà detto, che i suoi sacrificij sono sospetti, perché si fan di notte: se Athalanta, et Hippomene con venereo concubito macchiano il tempio della Dea cibele, questo avviene, perché Momo l'hà resa degna di scherno facendola madre di molti Dei notturni, vagabondi, e dissoluti. Se il Re Serse osa di minacciare le tenebre a Febo, et a Nettuno i ceppi a' piedi, questo è cagionato da Momo, c'hà pubblicato le mollitie di Febo, con Dafne baldanzosa, e gli agnati di Nettuno con Doride, e Amphitrite, che (se fosser vere) togliono loro il credito, et quanta riputatione si persuadono d'havere. Et hor sarà creduto à Momo, che lacera, che infama, che maligna si stranamente con tutta la Deità celeste? Voi voi celesti divi giudicarete Momo Dio da bene, amico d'equità, tutore dell'honesto, che con tanta dishonestà diffama le vostre infamie, publica i vostri sacrilegij, e quasi tromba errante divulga per l'universo mille, et migliaia di pazzie fatte da noi? Non sapere, se questo è il zoilo di tutti? se questo è cerebere trifauce di Plutone? se questo è della razza di quei cani, che stracciaron miseramente il misero et infelice Atheone? Deh dimmi sprezzator de gli Dei, voragine ingorda della fama altrui, satyra dell'universo, Apologia di nessuno, chi t'ha fatto quel gusto si insipido? quell'odorato si corrotto? quel genio si depravato, che tu ardisca accusar di maledicenza questo auttore, e confrontarlo con i Timageni, e con gli Anassarchi, essendo che le professioni tutte ( parlo delle meritevoli) sono dà suoi discorsi così ampiamente illustrate, come da i pari tuoi neglette, et avvilite? pensi tu forse che questo sia quel spirito petulante dell'Agrippa, ò quella lingua informe dell'Aretino da te si favorito, che facci professione di dir ben male, et che voglia trasformarsi in Pasquino, et Marforio, per far ridere il mondo delle sferzate, le quali dia mò a questo, mò a quell'altro? Non hà questo pensiero, credi a me, ne questo è l'oggetto dell'animo suo, mentre arguisce altrui, ma discopre i diffetti di questa et quell'altra professione, affine d'escludere il vitio, et giovare a gli huomini con la notitia del male a tutti prudentemente scoperto. Ma rispondimi di gratia Aristarco calonnioso, quando questo scrittore nel principio dell'opra inalza, e sublima tutte le professioni, et l'arti in generale, parti che sia aversario degli Dei inventori